Il dpcm impone la chiusura alle 18 sul territorio nazionale, ma in Trentino e in Alto Adige hanno adottato regole diverse. Chi sta al di là del confine protesta. Ma c’è il paradosso del locale veneto che può tenere aperto, perché ha (solo) la cucina in Trentino
- La Taverna Clara si trova al confine fra due regioni. Grazie al fatto che la cucina sta in Trentino, può tenere aperto fino alle 22, a differenza degli altri locali in provincia di Vicenza.
- La storia della Taverna Clara può far sorridere, ma è l’emblema di una questione che sta facendo molto discutere nel nord est Italia. Perché la pandemia non ha confini, ma le decisioni su come combatterla sì.
- I ristoratori veneti protestano. Le istituzioni in Alto Adige scelgono una via autonoma di contrasto al coronavirus. Anche se i casi sonoo in aumento e l’indice di trasmissibilità è fra i più alti in Italia.
Ufficialmente la Taverna Clara si trova al confine fra due regioni. Immersa nei boschi e in un luogo di passaggio, perfetto per un ristorante tipico. Ma ora questa sua caratteristica assume un significato molto particolare, come racconta il Corriere del Veneto. L’insegna della taverna è in Veneto, in provincia di Vicenza, mentre la cucina si trova in Trentino. Per i ristoranti le regole sono diverse nelle due regioni: nel primo caso valgono i limiti del dpcm nazionale, con la chiusura imposta alle 18. Nel secondo caso, c’è l’autonomia: la chiusura è posticipata alle 22. Alla Taverna basta avere una sola stanza al di là del confine: così può tenere aperto qualche ora di più.
La storia della Taverna Clara può far sorridere, ma è l’emblema di una questione che sta facendo molto discutere nel nord est Italia. Perché la pandemia non ha confini, ma le decisioni su come combatterla sì. Lo sanno bene i ristoratori del Veneto. Dario Bond, bellunese e deputato di Forza Italia, scrive su Facebook: «Cosa possono fare gli inermi baristi e ristoratori di tutti quei territori bellunesi confinanti con l’Alto Adige? Niente. Di qua dal confine saranno costretti a chiudere alle 18 e rispettare il coprifuoco previsto dall’ultimo Dpcm. Dall’altra parte invece faranno come vogliono, lavorando fino alle 22».
La via autonoma
In Alto Adige i contagi sono in costante crescita: oggi ne sono stati comunicati 190, con quattro morti (i numeri sono alti, per una realtà così piccola). Soprattutto, nell’ultimo bollettino dell’Istituto superiore di sanità – con dati ormai di settimane fa – la provincia autonoma di Bolzano era terza in classifica per valore Rt, il famigerato indice di trasmissibilità della malattia. Il Veneto sesto.
Eppure a Bolzano e provincia le istituzioni sono sensibili alle lamentele dei ristoratori. A maggio furono i primi a uscire dal lockdown, a riaprire i ristoranti e a riaffacciarsi con fiducia nella fase due. Anche in Trentino si cerca di far valere l’autonomia, talvolta con esiti non troppo felici. A inizio marzo, le piste da sci rimaste aperte sono state prese d’assalto dai turisti provenienti dal Veneto e dalla Lombardia. Probabilmente contribuendo in modo decisivo alla diffusione del virus.
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