La trasformazione del panettone in un prodotto industriale e la sua affermazione un po’ in tutto il paese come tipico dolce natalizio indussero il pasticcere Giuseppe Ciocca a proporre un nuovo dolce per le feste, che fosse in grado di valorizzare il lavoro artigianale e al tempo stesso di creare un nuovo gusto nazionale
Uno dei personaggi più importanti nella storia della pasticceria italiana fu senz’altro Giuseppe Ciocca, che è stato un artigiano estremamente creativo e ha avuto un’influenza fondamentale nello sviluppo di questa difficile e raffinata arte.
Nato nel 1867, a Treviglio, in provincia di Bergamo, emigrò molto giovane in Francia dove apprese le tecniche di pasticceria, lavorando soprattutto a Parigi. Tornò in Italia intorno al 1905 e iniziò subito un’intensa attività editoriale e divulgativa.
Successo duraturo
Collaborò a lungo con il Giornale dei pasticcieri e in seguito scrisse su diverse testate di settore, ma anche su periodici di informazione e politici.
La sua opera più importante rimane Il pasticciere e confettiere moderno del 1907, un manuale pratico che ebbe un immediato e inaspettato successo, tanto da diventare il testo base per i corsi di pasticceria in tutti gli istituti alberghieri italiani, fino agli anni Sessanta.
Oltre che giornalista e scrittore, Ciocca fu soprattutto un imprenditore di successo, avendo aperto numerose pasticcerie e gelaterie a Milano e non solo.
Da questo punto di vista, va ricordata la sua forte propensione all’innovazione. Durante la sua lunga carriera, ha sperimentato nuove tecniche di produzione, sviluppando nuovi sapori e combinazioni di ingredienti. La sua ricerca costante della perfezione e la sua creatività gli hanno permesso di creare dolci unici e di forte impatto sul pubblico. I suoi panettoni decorati erano delle vere e proprie opere d’arte, che le famiglie borghesi d milanese acquistava a peso d’oro. Proprio la preparazione del classico dolce natalizio fu al centro di molte riflessioni tecniche e teoriche da parte dello stesso Ciocca.
Durante il regime
Nel corso degli anni Venti e Trenta, il pasticcere bergamasco espresse più volte il suo rimpianto nei confronti dell’antico panettone milanese, che era completamente diverso da quello che si era ormai imposto dopo la radicale trasformazione operata da Angelo Motta nel 1919.
Il panettone era ormai un prodotto industriale e i pasticceri tradizionali avevano da tempo: «Abbandonato le vecchie abitudini (…) da alcuni anni, questo dolce si è modificato, per dar luogo a un prodotto più semplice e pratico. Il panettone può essere decorato molto artisticamente, ma verrebbe a costare troppo, ciò che è in contraddizione colle esigenze moderne».
La trasformazione del panettone in un prodotto industriale e la sua affermazione un po’ in tutto il paese come tipico dolce natalizio indussero Ciocca a proporre un nuovo dolce per le feste, che fosse in grado di valorizzare il lavoro artigianale e al tempo stesso di creare un nuovo gusto nazionale, adatto ai cambiamenti politici e sociali che l’Italia stava conoscendo negli anni Venti e Trenta.
Non può stupire quindi se il progetto di Ciocca venne immediatamente adottato dal regime fascista, che appoggiò economicamente e pubblicitariamente questo strampalato progetto gastro-politico.
Ottimi rapporti
Del resto, i buoni rapporti di Ciocca con i vertici del fascismo milanese e anche con gli ambienti della Corona, gli permisero di raccogliere molti consensi nei confronti della sua idea. Il nuovo dolce natalizio dell’Italia fascista, che doveva scalzare l’anonimo e industriale panettone di Motta, era la Torta del Sole; un dolce ricchissimo, pieno di burro, uova a zucchero che avrebbe fatto la gioia di dentisti e dietologi…
Giuseppe Ciocca riuscì a convincere i più alti gerarchi del Regime a sostenere la sua idea, facendone un vero e proprio manifesto della nuova alimentazione fascista; se gli italiani dovevano essere sempre frugali e parsimoniosi a tavola, almeno a Natale potevano permettersi qualcosa di più gustoso e succulento. La ricetta della Torta del Sole, inventata da Ciocca all’inizio degli anni Trenta, venne propagandata in tutte le pasticcerie e panetterie del Regno; non solo, ma agli artigiani che ne facevano richiesta, il governo forniva gli ingredienti già pesati a prezzi agevolati.
Nonostante questo rilevante sforzo di propaganda e anche l’indiscutibile impegno finanziario, al Torta del Sole non decollò mai. Il tentativo del Fascismo di modificare i gusti degli italiani era destinato al fallimento, in fondo non era la prima volta che il Regime cercava di cambiare le abitudini a tavola dei suoi cittadini; ci aveva provato con l’ostilità nei confronti della pasta e per contro con la forte spinta al consumo di riso, ma anche in questi casi i risultati furono decisamente trascurabili.
Gli italiani rimanevano fedeli al moderno panettone e bisognerà attendere gli anni Settanta per vedere scalzato questo primato, ma questa sarà tutta un’altra storia.
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