Simone Mattarelli si è suicidato a causa dell’assunzione di cocaina. Più precisamente, il giovane si è tolto la vita mentre era nell’ultima fase provocata dalla sostanza, quella che gli esperti chiamano «depressiva» e che la gente comune conosce come “down”.

Questo ha stabilito la pm Susanna Molteni, della procura di Busto Arsizio, la cui tesi è stata accolta dal giudice per le indagini preliminari, Tiziana Landoni, il 20 gennaio del 2022. I familiari di Simone, assistiti dall’avvocata Roberta Minotti e dalla criminologa Roberta Bruzzone, sono però convinti che si sia trattato di omicidio. Per questo da tempo chiedono la riapertura del caso.

L’inizio

I fatti si svolgono nella periferia nord-ovest di Milano, tra il 2 e il 3 gennaio del 2021. In quel momento l’Italia è in lockdown per via della pandemia. La sera del 2 gennaio, Mattarelli sta girando in auto tra le province di Varese, Como e Monza. Alle 23.30, mentre è in vigore il coprifuoco, una pattuglia dei carabinieri gli intima l’alt, ma lui non si ferma. Inizia un lungo inseguimento, a cui parteciperanno in tutto 14 carabinieri.

Alle 2.30 circa Simone prende una strada di campagna, a Origgio, 20 chilometri a nord di Milano. La sua macchina s’impantana, lui scende e si mette a correre. Due carabinieri lo seguono a piedi, sparano 8 colpi intimandogli di fermarsi. Sono le 2.35.

La bodycam accesa da uno dei due militari registra quegli attimi. Le immagini mostrano un campo, poi un piccolo bosco e, subito dietro, un grande stabilimento industriale. Fa parte della Eurovetro, un’azienda che ricicla vetro. Mattarelli scappa in direzione della fabbrica. I carabinieri lo cercano per poco più di 10 minuti. Alle 2.45 la bodycam viene spenta e le gazzelle rientrano nelle rispettive caserme.

Il corpo

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, il corpo del ragazzo viene ritrovato quasi 12 ore dopo: intorno alle 15.40 del 3 gennaio, dentro uno degli edifici della Eurovetro. Impiccato con la sua cintura a un macchinario industriale. Nel sangue di Simone vengono trovate tracce di cocaina.

Secondo Luca Morini, l’esperto chimico scelto come consulente dalla procura, la vittima era nell’ultima fase provocata dalla sostanza, quella «depressiva». La dinamica degli eventi «è suggestiva di un quadro depressivo/maniacale sofferto dal Mattarelli», scrive Morini nella sua relazione tecnica, che porterà la giudice Landoni ad archiviare il caso come suicidio.

I nuovi elementi

Da allora i familiari di Mattarelli hanno già tentato una volta di far riaprire l’inchiesta, ma non ci sono riusciti. Nell’ottobre del 2022, la serie di presunte anomalie segnalate alla procura dall’avvocata Minotti (tra cui la mancanza di tracce ematiche sulla cintura di Simone, il modo in cui si sarebbe impiccato, la decisione dei carabinieri di non sequestrare tutte le telecamere di sorveglianza della Eurovetro) non è bastata a convincere i magistrati di Busto Arsizio ad avviare nuove indagini. Di recente, però, la famiglia Mattarelli ha ottenuto due nuovi pareri tecnici che, come svelato da Domani, contraddicono la tesi della procura.

Il primo parere, a cura del consulente chimico Oscar Ghizzoni, stabilisce che Simone non era in down da cocaina quando ha perso la vita, ma si trovava ancora «in una fase intermedia tra quella di eccitazione e quella di agitazione psicomotoria e confusionale».

Il secondo parere riguarda invece il dna. Su due unghie di Mattarelli, il biologo Pasquale Linarello ha trovato materiale genetico appartenente a un’altra persona. «È distinguibile una componente minoritaria diversa dal Mattarelli, che può essere quindi utilizzata per comparazione, al fine di identificare il possibile contributore», scrive Linarello.

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