Il figlio del sottosegretario ha ottenuto tre contratti dai commercialisti. L’ordine è stato incluso nella cabina di regia sulle professioni. Tutte le altre protestano: «Un’anomalia l’esclusione»
Anche i commercialisti hanno bisogno della consulenza giuridica degli avvocati. E tra questi ultimi ce n’è uno di cui il relativo Consiglio nazionale sembra proprio non poter fare a meno. Si tratta di Roberto Eustachio Sisto, figlio e nipote d’arte, col padre Francesco Paolo, appunto, viceministro della Giustizia e col nonno, Eustachio, celebre penalista barese scomparso nel 2013.
Sisto jr nel 2023 ha potuto contare su un “contratto di consulenza da ricercatore” da 25mila euro con la Fondazione nazionale dei commercialisti e di un altro di circa 8mila euro col Consiglio in questione. Quest’anno, invece, è risultato destinatario di un incarico professionale che ha fruttato quasi 10mila euro. I committenti? Sempre i dottori commercialisti e gli esperti contabili.
La cabina di regia
Nulla di strano - Roberto Eustachio Sisto ha un curriculum di tutto rispetto -, se non fosse per un “fattore” che ha fatto saltare sulla sedia i più maliziosi.Il sottosegretario Francesco Paolo Sisto, una vita in Forza Italia e padre dell’avvocato delle “consulenze d’oro”, è delegato proprio alle Professioni. E alle Professioni, insieme al ministro Carlo Nordio, ha dedicato un annuncio, a maggio scorso nel corso degli Stati generali dei commercialisti, relativo all’istituzione di un vero e proprio tavolo di confronto, con lo scopo di «costruire un canale di ascolto permanente con le professioni del comparto economico-giuridico in una logica ispirata alla leale collaborazione istituzionale» e ancora perché una «stabile interlocuzione» con questi professionisti «può assicurare la tempestività dei loro contributi in vista dell’elaborazione di iniziative legislative efficaci e adeguate alle esigenze del rispettivi settori di appartenenza».
Due mesi più tardi arriva il decreto ministeriale sulla cabina di regia per le professioni economico-giuridiche, costituita da avvocati, notai e commercialisti. «Il tavolo - si legge in una nota - ha come componenti il presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, quello del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio e quello del Consiglio nazionale del Notariato, Giulio Bino. La cabina di regia è presieduta dal ministro o dal capo di gabinetto.
Viceministro e sottosegretari di Stato partecipano di diritto ai lavori, previsti con cadenza mensile. La cabina di regia si avvarrà di una segreteria tecnico-organizzativa composta da Assunta Tillo, magistrato di Gabinetto, e Alfredo Federici, della segreteria particolare del capo di gabinetto».
Se per alcuni - vedasi i presidenti delle professioni coinvolte - il decreto ministeriale ha destato entusiasmo, tanto da parlare di «un riconoscimento estremamente significativo delle competenze e della funzione nazionale delle professioni economico-giuridiche», per altri non è stato così.
L’istituzione permanente di un tavolo da parte di Nordio e Sisto e il fatto che a quel tavolo sieda uno dei presidenti degli ordini di cui è consulente Sisto jr – a oggi difensore del presidente di Aci, Angelo Sticchi Damiani, a processo per falso e in passato dello stesso Silvio Berlusconi nel processo Escort a Bari - hanno infatti sollevato in alcuni dubbi di opportunità. O almeno di trasparenza.
Contattato da questo giornale, l’avvocato Roberto Eustachio Sisto commenta: «Dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ho avuto solo due incarichi di costituzione come parte civile in due diversi procedimenti penali. Non ricordo la consulenza da 25mila euro, probabilmente quest’ultima riguarda enti collegati al Consiglio, a ogni modo non c’è nulla di strano. Mi risulta che il Consiglio in questione abbia dato decine di incarichi a decine di professionisti come me. E anzi, per quanto mi riguarda, posso dire che non c’è alcuna sovrapposizione tra il lavoro di mio padre e il mio: mio padre fa il sottosegretario, io l’avvocato. Eviterei facili suggestioni».
Ma non c’è solo chi ha storto il naso per la “coincidenza”. C’è chi pure, come il presidente delle Professioni Italiane, Armando Zambrano, ha sottolineato il carattere “escludente” della stessa cabina di regia. Professioni Italiane, l’organismo di rappresentanza di ben 23 ordini, ha scritto, il 10 luglio, al ministero di via Arenula. Lo aveva già fatto a maggio, senza ricevere alcuna risposta. Oggi, ancora una volta, il messaggio è chiaro. «Abbiamo appreso - scrive Zambrano - la formalizzazione per decreto della cabina di regia con alcune professioni del comparto giuridico economico. È un’anomalia - denuncia il presidente di Professioni Italiane - che siano coinvolti solo alcuni ordini e non altri (dai consulenti del lavoro fino a quello dei giornalisti) di cui pure bisognerebbe affrontare le problematiche».
Il riscontro a queste lettere richiesto tuttavia non è ancora giunto dal ministero, che resta in silenzio.
© Riproduzione riservata