Una nuova misura cautelare notificata a Giovanni Toti, il presidente della Regione Liguria. Questa volta il reato contestato è finanziamento illecito. E riguarda il filone in cui è interessata anche Esselunga e l’emittente televisiva genovese Primo Canale.

Nelle quaranta pagine dell’ultima ordinanza firmata dal giudice del tribunale di Genova sono le ultime quelle che pesano di più, perché spiegano i motivi che rendono necessaria la misura degli arresti domiciliari: «È evidente, anche alla luce dei recenti sviluppi investigativi, la permanenza e attualità del pericolo che l'indagato possa reiterare analoghe condotte - peraltro ritenute pienamente legittime e corrette dal predetto - tenuto conto anche del fatto che nel 2025 sono calendarizzate le elezioni regionali e che la campagna per la raccolta dei fondi è già iniziata». E ancora: «Si ritiene che, tenuto conto della gravità delle condotte, e della conseguente strumentalizzazione della propria funzione pubblica per il perseguimento di interessi personalistici, sia proporzionata alla gravità dei fatti e adeguata in relazione al grado elevato di esigenze cautelari da soddisfare sopra divisate, la misura cautelare richiesta dal PM degli arresti domiciliari, con divieto di comunicare con persone diverse da congiunti o familiari conviventi come unica misura adeguata a svolgere una efficace funzione cautelare - dovendo ritenersi del tutto inadeguata l'applicazione di altre misure cautelari - nonché proporzionata alla notevole gravità dei fatti».

Esselunga

«Senti Renato io sono nelle mani di Giovanni per questi due supermercati qua…». È il 17 marzo del 2022 e Francesco Mondaca, consigliere di amministrazione di Esselunga spa, chiama al telefono l’allora ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta davanti a Matteo Cozzani, capo di gabinetto del presidente della Regione, e allo stesso governatore Giovanni Toti. I tre sono riuniti all’interno dell’ufficio di presidenza e, ignorando di essere intercettati, cercano «di “sbloccare” e “velocizzare” – si legge nelle carte giudiziarie – due pratiche di Esselunga pendenti in Regione relative all’apertura di altri due punti vendita».

D’altronde Mondaca, che già a Brunetta sottolinea come le sorti delle attività commerciali dipendano da Toti, conferma le difficoltà: «C’è questa che sulla difesa del suolo sta facendo un po’ di resistenza».

Ma i problemi profilati in un attimo scompaiono. Già nel corso del pomeriggio del 17 marzo Mondaca rientra nell’ufficio di Cozzani ed «esprime soddisfazione per l’immediata presa in carico di Toti del problema di Esselunga in Regione». Una “presa in carico” che, secondo i magistrati, ha avuto un prezzo. «Toti e Cozzani accettavano la promessa di Mondaca avente ad oggetto l’erogazione di un finanziamento illecito rappresentato dal pagamento occulto di alcuni passaggi pubblicitari sul pannello esposto sulla Terrazza Colombo per la campagna elettorale delle comunali del 2022 e successivamente ne ricevevano l’effettiva erogazione».

Pubblicità

Oltre 55mila euro (di pubblicità) in cambio dello “sblocco” delle pratiche sui supermercati. «Siamo a sistema», dirà Mondaca dopo l’“accordo”. «Siamo allineati su tutto», risponderà Toti. Così allineati che entrambi, insieme a Cozzani, sono oggi indagati dalla Procura di Genova con l’accusa di corruzione.

Nonostante ciò, il governatore della Regione Liguria, ai domiciliari nella sua casa di Ameglia, non ha ancora rassegnato le dimissioni. È “sospeso” in attesa di capire quale sarà il da farsi. Nell’ordinanza di misura cautelare, intanto, il gip Paola Faggioni ricostruisce la “nascita” del finanziamento illecito ricevuto.

Toti, già all’epoca presidente della Regione, sostiene il candidato sindaco Bucci e per questo ottiene «5.560 passaggi pubblicitari offerti da Esselunga in modo occulto e cioè senza alcuna delibera da parte dell’organo sociale competente, senza una regolare iscrizione al bilancio e senza procedere ad alcuna dichiarazione congiunta». In pratica pubblicità (elettorale) a gogò, ma con un prezzo, come si diceva, da pagare.

Questo giornale aveva raccontato nel novembre 2021 di come il comitato Giovanni Toti fosse riuscito a spendere quasi mezzo milione per pagare soprattutto aziende, che hanno offerto servizi vari, specie di comunicazione e marketing per spingere le campagne elettorali di Toti “uomo del fare”.

Tra le spese più elevate – scriveva Domani - c’era proprio il pagamento a un gruppo editoriale locale: P.t.v. Programmazioni televisive Spa, la società della tv regionale Primocanale, la più diffusa a Genova, che negli anni ha ottenuto soldi pubblici con affidamenti diretti. E proprio l’editore di Primocanale, Maurizio Rossi, ex senatore eletto con Scelta Civica di Mario Monti, è coinvolto nell’indagine della procura di Genova. «In particolare Moncada, in accordo con Rossi, Cozzani e Toti prometteva di concludere e concludeva un contratto di pubblicità con Maurizio Rossi che formalmente avrebbe dovuto pubblicizzare solo Esselunga ma che in realtà avrebbe coperto i costi anche dei passaggi pubblicitari per la campagna elettorale della lista Liguria al centro Toti per Bucci».

«llecito consumato»

E il prezzo da pagare? «Cozzani – si legge nell’ordinanza – subito comunica a Mondaca di essersi accordato col geometra per risolvere la pratica della costruzione di uno dei due supermercati». E Mondaca, al contempo, suggerisce di muoversi con cautela. «Stiamo accorti no? Perché sennò scusami siamo dei coglioni».

Le indagini confermano che «il finanziamento illecito fu consumato». L’8 aprile, del resto, Cozzani invia un messaggio su Whatsapp a Toti con scritto: «Parere positivo PUO Esselunga». «Molto bene», la risposta del governatore.

È così, dunque, che «i nuovi atti di indagine hanno consentito – si legge ancora - di consolidare ulteriormente il grave quadro indiziario a carico del presidente Giovanni Toti in relazione al reato corruttivo in favore di Esselunga». Motivo per cui l’ex giornalista di Mediaset resta ai domiciliari.

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