È il filone principale da cui è nata la costola che ha portato all’arresto dei commercialisti. Almeno dieci gli indagati per reati fiscali e peculato. Proseguono le verifiche anche sulle operazioni finanziarie con ditte fornitrici vicine al partito e le somme «retrocesse»
- Nell’inchiesta della procura di Milano sui commercialisti della Lega c’è un fronte caldo: gli investigatori ipotizzano altri reati fiscali e peculato. Una decina gli indagati
- Bocche cucite in procura, ma al vaglio dei pm anche il sistema della «retrocessione» di somma al partito raccontato da uno dei protagonisti, Michele Scillieri, della vicenda iniziata con l’acquisto dell’immobile da parte della fondazione Lombardia film commission.
- Intanto per la vicenda Film Commission ha patteggiato anche un altro dei protagonisti. Solo i contabili del partito andranno a processo e probabilmente sceglieranno il rito abbreviato per evitare la sfilata di testimoni, tra cui dirigenti della Lega, e le telecamere
Il caso non è chiuso. Nell’inchiesta della procura di Milano sui commercialisti della Lega c’è un fronte ancora aperto che preoccupa i vertici leghisti: i magistrati indagano su una decina di persone, tra cui i due contabili del partito Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, per vari reati fiscali e peculato.
Gli investigatori, dunque, non si sono fermati alla compravendita dell’immobile da parte della fondazione Lombardia film commission, che ha acquistato a 800mila euro un capannone che ne valeva la metà. Per questa vicenda erano finiti ai domiciliari Di Rubba e Manzoni.
Il loro complice principale è Michele Scillieri, anche lui commercialista: c’era lui dietro l’immobiliare che ha venduto il fabbricato alla fondazione.
La fondazione Lombardia film commission, controllata dalla regione Lombardia, ha acquistato, con denaro pubblico, un capannone a Cormano, provincia di Milano, per 800mila euro dalla società immobiliare dietro la quale c’era il commercialista Scillieri, consulente della fondazione, presieduta da Alberto Di Rubba ai tempi della compravendita. La somma pagata da Lombardia film commission è poi finita tramite l’immobiliare a un gruppo di aziende riconducibili ai commercialisti del partito.
Di Rubba è uno dei due contabili, insieme a Andrea Manzoni, della Lega scelti dal tesoriere Giulio Centemero e da Matteo Salvini per amministrare la cassaforte del partito.
Scillieri è il professionista presso il cui studio era stata domiciliata la Lega Salvini premier, il nuovo movimento politico fondato da Salvini con l’obiettivo di trasformare la Lega in forza nazionalista e di far dimenticare gli scandali delle stagioni precedenti.
Fine di una storia
La procura di Milano ha portato avanti il filone Film commission rapidamente, ormai è chiuso. Con Scillieri che ha patteggiato una pena a 3 anni e 4 mesi, mentre per Di Rubba e Manzoni il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il sostituto Stefano Civardi hanno chiesto e ottenuto il giudizio immediato con l’accusa di peculato e turbativa d’asta.
Di Rubba e Manzoni hanno ancora una settimana per decidere se patteggiare, come hanno fatto gli altri che si sono già accordati con la procura, o andare a processo. In quest’ultimo caso potranno scegliere il rito ordinario o abbreviato.
La scelta dell’abbreviato oltre a uno sconto di pena garantirebbe poca pubblicità: il dibattimento a porte chiuse si baserebbe solo sulle prove raccolte fino al processo e escluderebbe la sfilata di testimoni. Un vantaggio non da poco per la Lega, che eviterebbe ai suoi dirigenti, Salvini e il tesoriere Giulio Centemero in primis, di salire sul banco dei teste per rispondere alle domande dei magistrati.
Non è finita
Chiuso il caso Film commission, dunque. Tuttavia, da quanto risulta a Domani, l’inchiesta madre è un’altra: il filone principale più ampio che coinvolge una decina di persone, orbitanti attorno alla coppia di commercialisti della Lega.
Gli investigatori stanno studiando conti correnti, fatture e analizzando gli indizi raccolti grazie allo scambio di informazioni con la procura di Genova, che, invece, da tempo indaga sul riciclaggio di parte dei 49 milioni di euro incassati dalla Lega Nord, ai tempi di Umberto Bossi, con la truffa sui rimborsi elettorali.
La guardia di finanza sta verificando i flussi finanziari consegnati dai detective dell’autorità antiriciclaggio di Banca d’Italia, ossia l’Unita informazione finanziaria (Uif).
Non è chiaro se le nuove ipotesi di reato, ancora coperte da segreto investigativo, si fondino sulle dichiarazioni di Scillieri, sull’anomala massa di pagamento o su entrambi.
Certamente i detective hanno da tempo sul tavolo operazioni bancarie per un totale di svariati milioni di euro. Pagamenti che la Lega, e società controllate, hanno effettuato nei confronti di imprese e studi professionali riconducibili ai commercialisti Di Rubba e Manzoni oltreché a fornitori del partito, anche questi ultimi amici dei professionisti.
Di certo c’è che l’inchiesta sui commercialisti della Lega non è chiusa e procede seguendo le piste suggerite da moltissime segnalazioni dell’autorità antiriciclaggio di Banca d’Italia.
La versione di Scillieri
Il metodo Lega spiegato da Scillieri ai magistrati consiste nel “viaggio” che il denaro compie da chi ottiene incarichi in società pubbliche verso le casse del partito di Salvini a titolo di contributo. Per descrivere questo sistema Scillieri ha raccontato agli inquirenti anche di aver presentato egli stesso una persona interessata a entrare in questo meccanismo, ma di aver ricevuto un rifiuto da parte del commercialista Andrea Manzoni perché bisognava prima guadagnarsi la fiducia. Per entrare nel “giro” bisognava essere rodati.
Il metodo della «retrocessione» si basa su una procedura usata per giustificare gli storni di parte dei guadagni ottenuti da una nomina pubblica a Di Rubba e Manzoni e quindi al partito: i due commercialisti presentavano le fatture allo studio di Scillieri per consulenze svolte nel corso dell’anno così da giustificare la «retrocessione» di parte dei soldi.
Fatture e fornitori
In questa storia le fatture sono cruciali e uniscono le inchieste di Milano e di Genova. Entrambe arricchite da numerose relazioni dell’antiriciclaggio.
La prima risale a fine 2018. Nel titolo del report si legge: «L’operatività dei conti monitorata è riferibile a società direttamente o indirettamente collegate ai professionisti (Di Rubba, Manzoni e il tesoriere Giulio Centemero ndr), titolari di incarichi ufficiali nel partito della Lega nord, e di altre società terze, finalizzata a veicolare, sotto forma di pagamento di prestazioni professionali fondi provenienti dal predetto partito o da altri soggetti collegati allo stesso».
L’antiriciclaggio, in pratica, ha individuato più di un’anomalia nel pagamento di consulenze e forniture da parte della Lega a società fornitrici e professionisti della galassia leghista.
Tra questi c’è l’imprenditore Fracesco Barachetti, che negli ultimi anni ha fatturato alla Lega più di due milioni di euro. Soldi del partito che hanno arricchito l’imprenditore e impoverito il partito. Nello stesso periodo l’antiriciclaggio segnala come dalla società di Barachetti siano partiti bonifici per i commercialisti. Un sospetto che riporta al sistema illustrato da Scillieri.
Ci sono poi anche altre aziende e studi coinvolti in questo giro. Aziende e studi che secondo i documenti consultati da Domani si «pongono come mero tramite, rendendo, conseguentemente, dubbia l’effettività, oggettiva e soggettiva, delle prestazioni rese da o nei confronti delle stesse e delle giustificazioni causali sottese ai relativi pagamenti».
Nel report gli investigatori finanziari scrivono: «Per quanto riguarda i beneficiari finali dei sopra descritti flussi emergono, in particolare, i nominativi dei commercialisti Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Giulio Centemero». Tutti uomini di partito, con Centemero deputato e tesoriere fedelissimo di Salvini. Intanto l’inchiesta “madre” sulla Lega prosegue.
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