Secondo l’Iss ci aspetta un «rapido aumento dei casi» se non saranno prese nuove misure e intanto Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto tornano in zona arancione da lunedì
- Venerdì sono stati registrati 17.533, ma i tamponi continuano a essere pochi, appena 140mila.
- L’Istituto superiore di sanità parla di situazione in «peggioramento» nel suo monitoraggio settimanale.
- Con le nuove regole più severe, ben cinque regioni tornano in zona arancione da lunedì e altre potrebbero presto seguirle.
Venerdì sono stati registrati 17.533 nuovi casi di Covid-19, un numero in leggera diminuzione rispetto ai 18mila di venerdì. Il numero di tamponi analizzati, però, rimane basso, circa 140mila, e il tasso di positività, cioè il totale dei tamponi positivi sul totale dei tamponi effettuati, resta elevato, al 12,5 per cento.
I decessi causati dal Covid-19 registrati venerdì sono stati 620, mentre sono stabili i posti occupati in terapia intensiva, così come i ricoveri, cresciuti di 22 unità. Sono numeri che complessivamente confermano una situazione di stabilità o di lieve crescita dell’epidemia dopo settimane di calo più o meno rapido.
«Peggioramento generale»
Ma secondo l’Istituto superiore di sanità, la realtà è più grave di come appare. «Questa settimana si osserva un peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese», è scritto nel monitoraggio settimanale pubblicato ieri dalla cabina di regia di cui fa parte l’Iss. «L’indice di trasmissione nazionale è in aumento per la quarta settimana consecutiva e, per la prima volta dopo sei settimane, è sopra uno – è scritto nel rapporto – L’epidemia si trova in una fase delicata che sembra preludere ad un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti».
Durante la conferenza stampa, il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro ha detto che ci aspetta «un periodo di qualche mese dove la circolazione del virus può continuare, e per contenerla servono misure restrittive». Mentre Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, ha precisato che comunque la situazione non è ancora grave come al picco di novembre quando «Rt era arrivato ad 1,7. La curva oggi non è fuori controllo, ed è anzi assai migliore di quella che si osserva in altri Paesi europei. Rimango convinto dell'efficacia del sistema di fasce adottato».
Tornano le zone colorate
Ma nonostante la fiducia espressa dai vertici dell’Iss nel sistema a zone colorate, le regole per classificare le regioni in varie fasce di rischio sono state modificate e rese più severe. Come risultato, da lunedì Calabria, Emilia-Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto saranno collocate in zona arancione, mentre il resto d’Italia entrerà in zona gialla (dove saranno consentiti tutti gli spostamenti fino alle 22, quando entrerà in vigore il coprifuoco, mentre bar e ristoranti potranno tenere aperto fino alle 18).
Fino a domenica, invece, l’intero paese resterà in zona arancione, con bar e ristoranti chiusi tutto il giorno (possono fare solo asporto o consegne a domicilio) e divieto di uscita dal proprio comune di residenza.
Tra le regioni a rischio di passare in zona arancione venerdì prossimo, quando sarà pubblicato il nuovo monitoraggio sull’andamento dell’epidemia, ci sono Lazio, Liguria, Molise, Piemonte e Umbria.
Le nuove regole
Questi cambi di colore sono avvenuti sulla base delle nuove regole approvate dal governo. Oggi è più facile per una regione finire in zona rossa o arancione, poiché sono stati abbassati i requisiti necessari al passaggio. Si tratta di una decisione presa dopo che il precedente sistema si era rivelato troppo generoso.
Le nuove regole riguardano in particolare l’indice Rt, quello che misura la velocità di diffusione dell’epidemia, il più importante tra gli indicatori usati per classificare le regioni. Per rischiare la zona arancione basterà che una regione abbia un indice Rt superiore a 1 (il che significa che l’epidemia cresce, poiché, semplificando, ogni contagiato infetta più di un altra persona in un dato periodo di tempo), mentre con Rt superiore a 1,25 si rischierà la zona rossa (in precedenza i valori soglia erano 1,25 per la zona arancione e 1,5 per la zona rossa).
Un altro indicatore la cui importanza è stata accresciuta è quello dell’incidenza dei casi. Se una regione ha registrato nella settimana precedente al monitoraggio più di 50 nuovi casi ogni 100mila abitanti, sarà sufficiente un Rt superiore a 1,25 per finire in zona rossa.
Il Regno Unito
In questi giorni, desta particolare preoccupazione la situazione del Regno Unito, che ieri ha registrato il maggior numero di nuovi casi giornalieri dall’inizio dell’epidemia: oltre 68mila. Ha segnato un record anche il numero di decessi, 1.325 registrati in un solo giorno.
«Il virus è fuori controllo», ha detto il sindaco di Londra Sadiq Khan in un messaggio diretto ai suoi concittadini. Un abitante della città su 30 al momento ha il Covid-19, ha detto Khan, e il servizio sanitario e talmente sotto pressione che i vigili del fuoco sono stati chiamati a guidare alcune ambulanze della città.
La situazione nel paese è resa particolarmente difficile dalla nuova variante del coronavirus, la cosidetta B117, che secondo i primi studi è fino al 50 per cento più contagiosa. Attualmente la B117 è prevalente nel Regno Unito, cioè sta rimpiazzando la variante del virus che abbiamo conosciuto a marzo. Il timore di molti è che il resto d'Europa possa trovarsi nella situazione del Regno Unito non appena la variante dovesse diffondersi anche sul continente.
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