L’ex ministro delle Infrastrutture rivendica il lavoro fatto durante il governo Draghi per aumentare la sicurezza sul lavoro: «Meloni ha continuato su quella linea, ma i tagli al Pnrr hanno toccato anche l’Ertms»
Cinque morti sul lavoro, cinque vittime che una volta di più mandano in frantumi le solenni promesse delle istituzioni di garantire la sicurezza nei cantieri, nelle fabbriche, sulle strade. Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture nel governo di Mario Draghi, tra il 2021 e il 2022, rivendica il lavoro svolto dal suo ministero, senza negare la necessità di investire molto di più per garantire la sicurezza dei lavoratori.
Appena insediato, nel maggio e poi nel settembre 2021, l’ex ministro ha rinnovato l’organizzazione dell’Ansfisa (l’agenzia pubblica che vigila sull’intero sistema dei trasporti, strade, autostrade e ferrovie), aumentato il personale, cambiato il vertice, nominando al vertice un dirigente territoriale dei Vigili del Fuoco, Domenico De Bartolomeo, abituato a «operare sul campo e non solo in base a controlli documentali».
Il problema di questa agenzia, come di molte altre incaricate di attuare i controlli, è però che hanno un personale insufficiente a svolgere il loro mandato. «Il numero di incidenti sul lavoro nei diversi settori economici è assolutamente inaccettabile – premette l’ex ministro - ma le relazioni sulle attività svolte da Ansfisa sulle attività 2021 e 2022 parlano da sole, l’attività ispettiva è molto aumentata».
Il nuovo in continuità
Nel frattempo, però, il direttore nominato ai tempi del governo Draghi è stato sostituito dal ministro Matteo Salvini e nel marzo scorso si è insediato al vertice dell’Agenzia un alto dirigente del dicastero delle Infrastrutture. Per Giovannini però il cambio della guardia non può essere considerato un segnale di discontinuità.
«Anzi – dice – vedo che la nostra impostazione è condivisa anche dall’attuale governo». Anche il sistema degli appalti, grazie alle nuove norme imposte dal Pnrr poi trasferite nel nuovo Codice, è stato rinnovato. In sostanza, le imprese che operano in subappalto devono rispettare tutte le norme in materia di sicurezza e di contratti collettivi di lavoro che sono previste per le aziende appaltatrici principali. «Una novità importante che ha suscitato le critiche di chi pensa che alle imprese debba essere lasciata maggiore libertà di manovra nell'organizzazione del lavoro».
La tragedia di Brandizzo
Resta il fatto che l’incidente di Brandizzo riapre la questione della sicurezza, anche dal punto di vista tecnologico, visto che da quanto è emerso gli scambi tra la squadra di operai e il personale delle Ferrovie dello Stato sarebbe avvenuto con uno scambio di telefonate registrate e trascritte su moduli.
Su questo punto però l’ex ministro, pur ammettendo che c’è ancora molto da fare, sottolinea che il Contratto di programma predisposto nell’agosto del 2022 e firmato dal nuovo Governo tra ministero delle Infrastrutture e Rete ferroviaria italiana (Rfi) destina una quantità di fondi senza precedenti proprio all’ammodernamento tecnologico «con indicazioni molto precise al riguardo, anche in termini di risorse dedicate ad aumentare la sicurezza delle infrastrutture e dei sistemi di gestione, tenendo anche conto del cambiamento climatico».
Dopo i tagli al Pnrr, quali fondi?
Tutto questo però non ha impedito che tra i tagli ai finanziamenti del Pnrr, il governo Meloni includesse anche una parte di quelli destinati all’Ermts, il sistema digitale che consente la guida strumentale dei treni e incrementa di molto la sicurezza della circolazione. «Questo è vero, ma Rfi ha segnalato difficoltà di approvvigionamento delle apparecchiature, compresi i microchip, dovute ai problemi di fornitura sul mercato mondiale.
Quindi, se i fondi Pnrr (3 miliardi) non potevano essere tutti spesi entro il 2026 ora il Governo deve trovare fondi diversi per completare il programma, assolutamente necessario per la sicurezza del sistema ferroviario».
© Riproduzione riservata