- Ogni giorno migliaia di dietologi e nutrizionisti consigliano cosa mangiare e cosa no, suggerendo di abbinare “tanta attività fisica”. Troppi sacrifici e troppa fatica. Così si ricorre a stratagemmi per ottenere tutto e subito.
- Per me che ho sofferto l’intolleranza al lattosio - e poi ho scoperto di averne altre ventitré - la dieta del gruppo sanguigno era apparsa come un’autentica epifania, ma solo all’inizio.
- Da giornalista e da cavia, ho approfondito i regimi alimentari più diffusi e li ho provati sulla mia pelle. Diete e bugie, in libreria con Paperfirst, è il frutto di 17 anni di domande e 6 di ricerche per sfatare illusioni e falsi miti.
Ogni giorno migliaia di dietologi e nutrizionisti consigliano cosa mangiare e cosa no, suggerendo di abbinare “tanta attività fisica”. Troppi sacrifici e troppa fatica. Così si ricorre a stratagemmi per ottenere tutto e subito.
Perdere peso e “stare in forma.” Per me che ho sofferto l’intolleranza al lattosio - e poi ho scoperto di averne altre ventitré - la dieta del gruppo sanguigno era apparsa come un’autentica epifania.
La dieta del gruppo sanguigno
Questa dieta ha definitivamente spopolato. Si fonda sulla teoria per la quale ad ogni gruppo sanguigno corrisponde una serie di alimenti benèfici ed altri da evitare.
Per esempio, i soggetti del gruppo A – che nella preistoria sarebbero stati gli “agricoltori” – dovrebbero preferire alimenti vegetali, mentre quelli del gruppo 0 – i “cacciatori” – potrebbero agevolmente mangiare più carne.
Per me che sono del gruppo AB, sarebbero assolutamente da evitare: il the, le bevande gassate, quasi tutta la carne rossa, tutti i fritti e i soffritti, quasi tutti i cereali e i loro derivati (vuol dire niente pizza, pasta e pane, non so se ci siamo capiti), il latte e i derivati, compresi i formaggi stagionati e i crostacei.
Sono “vietate” anche le arance, le banane e la lista non è finita. Io che ero uno da cornetto al mattino, pasta a pranzo e carne o pizza a cena, avevo una doppia esigenza: sia quella di tornare in forma, sia di ritrovare un benessere per l’intero apparato digerente. Ci provo.
Per almeno tre settimane non tocco più alcuna forma di pasta e latticini. Devo ammettere che giorno dopo giorno, ho sia perso peso, sia risolto buona parte dei miei problemi. Questo significa anche non toccare un goccio d’alcol e, per me che avevo quasi trent’anni, ad un certo punto è diventato insostenibile.
Significava ridurre la vita sociale a zero, o quasi, e non potersi più concedere una pizza con gli amici. Ah, la pizza. Quanto l’ho bramata. La sensazione di vivere nel ricatto per cui o “è buono” o “è sano” mi stava frustrando più delle intolleranze. Mi metto alla ricerca degli studi scientifici sulla dieta del gruppo sanguigno: hanno preso quattro gruppi di persone e hanno somministrato a ciascuno di questi solo gli alimenti “adeguati” per diverse settimane.
Poi hanno ripetuto il trattamento alimentando quelli del gruppo A con i cibi consigliati per il gruppo B e osservato le reazioni, così via anche per gruppo 0 e infine per il gruppo AB. Lo studio evidenzia che seguire un regime alimentare controllato e diminuire l’apporto di carboidrati, soprattutto con l’esclusione totale degli alcolici, produce sempre una perdita di peso…ma a prescindere dal gruppo sanguigno di appartenenza.
Così ho ripreso a nutrirmi con gli alimenti previsti per altri gruppi sanguigni e l’effetto non è variato. Quello che è variato è il numero sulla bilancia quando ho cercato di riconquistare un po’ di vita sociale. E fu così che, dopo qualche mese di tripudio per le mie papille gustative, quando non abbottonavo più i jeans, ho cercato rimedio coi bibitoni dimagranti.
I bibitoni dimagranti
Se ti dicessero che non dovrai più vivere di sensi di colpa o divorare affannosamente i pasti durante la pausa pranzo? Basterà ricorrere ai pasti sostitutivi. In comodi shake, frullati o miscele in polvere, da sciogliere nel latte o con l’acqua. Non perdi tempo a prepararli e li porti comodamente dove vuoi.
Elisabetta, l’amica delle elementari, li vende e conosce alla perfezione i tuoi punti deboli. È in grado di ingolosirti quanto gli hamburger di Bastianich al fast food nonostante si tratti di barrette energetiche, compresse vitaminiche, infusi drenante, thè rigeneranti, “bruciagrassi” e barattoloni.
Li sostituisci alla colazione e al pranzo e il gioco è fatto. C’è un solo “pasto sgarro” a settimana e devi “investire” circa 100 euro al mese. Se la vedi come una spesa sostitutiva, è un male necessario. L’inizio è sempre entusiasmante e i risultati si vedono quasi subito, almeno in termini di circonferenza.
Passando ad un’alimentazione principalmente liquida, il gonfiore addominale lascia spazio ai pantaloni che non mi entravano più. In tre settimane ho perso già 4 chili. Comincio però a soffrire la mancanza del cibo solido e le barrette non bastano a soddisfare l’esigenza di masticare qualcosa.
Davanti allo specchio però mi rendo conto che non ho solo perso peso, ma ho preso proprio tono muscolare. “L’erosione calorica” aveva intaccato più i muscoli più del girovita e, pochi giorni dopo, avevo la bilancia segnava sempre lo stesso peso. Il mio fisico si era abituato a ricevere “meno calorie” e quindi anche consumarne meno.
Ma appena ricomincio a mangiare come prima, riprendo tutti i chili che avevo perso in pochissimo tempo. Altri soldi e tempo buttati. Mancava poco alle vacanze al mare, serviva un metodo drastico.
La dieta chetogenica (estrema)
Uno spaghetto conficcato in gola, crudo. Quando ripenso alla sensazione di quel sondino nella faringe, che entra dal naso e arriva dritto allo stomaco, ho ancora i brividi.
Sì, parlo di quel tubicino di gomma che solitamente viene utilizzato per nutrire i grandi obesi o gli anoressici nelle situazioni irreparabili, nel quale viene pompata una soluzione a base di latte in polvere per un numero di settimane da definire col medico.
Le giornate si accompagnano solo con tè, caffè e camomilla. Niente zucchero, niente cibo, niente di niente. «Le darò 300 calorie al giorno, che serviranno a non soffrire la fame», il medico mi tranquillizza.
Il principio è molto semplice: bisogna smettere di mangiare cibi masticabili e “alimentarsi” con una soluzione molto simile al latte in polvere, per un totale di 300 calorie al giorno.
L’equivalente di un cappuccino e qualche biscotto. In questo modo si scatenano sia uno shock metabolico che uno shock energetico. Una combinazione micidiale…sotto tutti i punti di vista. In genere dopo tre o quattro giorni di regime si entra in chetosi, fase in cui il corpo comincia a scomporre proteine e grassi producendo i detti “corpi chetonici.”
Questo cambiamento metabolico induce una conversione nella produzione di energia nell’organismo e una conseguente perdita di peso. Il medico prende mi offre un bicchiere d’acqua e mi invita a soffiarci dentro tramite la cannuccia.
Tanto basta per distrarmi mentre maneggia il tubicino che mi infila dentro al naso e accompagna lentamente fino alla bocca del mio stomaco. Il primo vero effetto del sondino era di assoluto stordimento, sembrava mi avessero tirato un gancio sullo zigomo destro.
Di giorno ti porti il sondino e la relativa pompetta appresso, di notte la metti in carica e diventi tutt’uno con la presa elettrica. Vita sociale zero. Il tuo collega ordina «cotoletta e patatine fritte» e tu «una camomilla»…senza zucchero.
Da un lato lo strazio, dall’altra le allucinazioni, o quasi. Ora dopo ora, perdevo lucidità. Quel meccanismo di inversione energetica promesso, per il quale avrei fatto una vita normale, in me non è mai scattato. Però perdo peso. Quasi un chilo al giorno. Al quarto giorno mi sottopongo ad una visita specialistica.
L’equipe medica non ha buone notizie: ho finito le scorte energetiche, ho ridotto l’ossigenazione e sto compromettendo le capacità neurologiche. La rimozione del sondino è la fine di un tunnel e l’apertura dell’autostrada a quattro corsie, per lo meno per il mio stomaco.
Da quel momento in poi, per circa dieci giorni, mangio senza sosta tutte le volte in cui il mio apparato digerente me lo consente. Finché non sono completamente sazio al punto da non riuscire più a ingurgitare nient’altro, vado alla disperata ricerca di cibi saporiti e grassi.
Per circa un mese ho dei comportamenti compulsivi verso il cibo, come se dovessi farmi le scorte per tutte le volte in cui ho avvertito la sensazione di fame e carestia. Fatto sta che dai 75 chili iniziali, ai 72 raggiunti col sondino, alla fine ne pesavo 81.
La soluzione
Da giornalista e da cavia, ho approfondito i regimi alimentari più diffusi e li ho provati sulla mia pelle. Diete e bugie è il frutto di 17 anni di domande e sei di ricerche per sfatare illusioni e falsi miti. È un vademecum irriverente che mette al riparo dalle truffe, da sfogliare prima di salire sulla bilancia o di andare a fare la spesa. Al termine di tutte queste prove, ho anche trovato uno stile di vita equilibrato e salutare, che condivido. Approfittate dei miei errori.
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