Polemica sul corso di Progetto Pioneer al liceo Montale della capitale, con un’impostazione confessionale che si avvale di esperti legati al mondo ultracattolico, anti-abortista, anti-lgbt
«Una trappola», così i professori del liceo Montale di Roma raccontano l’ingresso del Progetto Pioneer che nelle loro classi terrà lezioni agli studenti. «Si presentano come un generico corso di educazione affettiva per poi parlare di corpo e identità in un’ottica anti-lgbt, da negazionisti del femminicidio e anti-aborto».
I professori spiegano a Domani di aver scoperto soltanto durante un collegio docenti dell’iniziativa “Io sono, quindi amo”, fortemente voluta dal dirigente, Francesco Rossi, noto alle cronache per aver chiamato i carabinieri nel 2023 al fine di bloccare l’occupazione degli studenti. «Il progetto è stato presentato a nostra insaputa. In Consiglio non è mai stata discussa questa proposta. Eppure ha vinto il bando del Comune di Roma “A Scuola di Parità”».
Il corso, per il dirigente, punterebbe a “Rinforzare le competenze emotive” degli alunni. «Ma gli obiettivi sono altri e lontanissimi», lamentano i docenti. Pioneer è stata fondata nel 2015, con Marco Scicchitano alla presidenza che, in piena discussione sulle unioni civili, insieme a Mario Adinolfi, partecipava a uno spettacolo “Contro i falsi miti del progresso”. Spesso sponsorizzata dalla lobby anti-diritti Pro-Vita (Rachele Ruiu, portavoce della lobby finanziata da Forza Nuova, risulta una ex «ricercatrice» del progetto).
Il modulo che entrerà nel liceo “Io sono, quindi amo” prende come riferimento le teorie di Paolo Gambini, psicologo e professore presso l'Università Pontificia di Roma, autore di “(Esprimere) il sesso oltre la genitalità. Una sfida per i celibi volontari e non solo”. In una parola: castità.
Tra gli esperti chiamati a interfacciarsi con gli studenti troviamo Emiliano Lambiase, psicoterapeuta, vicepresidente di Pioneer.
In un suo scritto rinomina la violenza di genere, cioè quel fenomeno che il comune di Roma punta a contrastare attraverso bandi pubblici. E lo fa mettendo l'accento sulla «violenza nei confronti degli uomini, quando a metterla in atto sono le donne». Lambiase propone così una definizione di violenza di genere più «inclusiva» che «non focalizza l’attenzione sullo scontro tra sessi, gli uomini contro le donne, ma mette tutti dalla stessa parte, a prescindere dal sesso e dall’età». La negazione del femminicidio.
Sulle pagine Pro-Vita ha più volte espresso la sua contrarietà alla carriera Alias per le persone transgender e alla «sessualità totalmente slegata dall’affettività». Tra gli altri anche lo psicologo Gabriele Di Marco, voce di riferimento del mondo anti-diritti, la psicologa Federica Cacciopola, coautrice del terzo capitolo del libro a cura di Tonino Cantelmi “Nati per essere liberi. Famiglia e scuola: educazione sessuale no gender theory”.
Negazione del femminicidio, castità e lotta al gender entrano così a gamba tesa dentro le mura scolastiche.
«Nell'educazione sessuo-affettiva ci si può collocare tra due sponde», spiega Monica Pasquino, presidente di Educare alle Differenze che dal 2017 raccoglie una moltitudine di associazioni che lavorano nelle scuole contro gli stereotipi di genere. «Da un lato si fa leva su una presunta naturalità dei ruoli di genere, si alimentano tabù e paure, si reiterano stereotipi e in quest'ambito si colloca Progetto Pioneer. Nell'altro – quello in cui noi ci riconosciamo – si promuove un approccio positivo alla sessualità, fondato su conoscenza e educazione al consenso. Solo così si possono prevenire discriminazioni, violenze, gravidanze indesiderate e favorire la salute sessuale. Fortunatamente è così che anche l'OMS la promuove e tutti i principali documenti di indirizzo internazionali». Contattato da Domani il preside del liceo risulta “irraggiungibile”.
Secondo il bando del Comune, è la scuola a fare la proposta progettuale con l’associazione scelta. Accolta dal gruppo tecnico che ha stabilito un budget di 6.600 euro. Da qui l’appello di Pasquino: «Chiediamo all'Assessorato alle pari opportunità del comune di Roma, guidato dall'assessora Lucarelli, la revoca dell’aggiudicazione del bando o la sostituzione del partner da parte della scuola. Per far in modo che in futuro non si ripetano situazioni simili si potrebbe pensare all'istituzione di una figura di garanzia, competente sul tema, che interviene a seguito dell'aggiudicazione».
Il Comune promette verifiche
«Abbiamo appreso della situazione relativa al progetto “Io sono quindi amo” del Liceo Montale, selezionato nell'ambito del bando “A Scuola di Parità”, promosso da Roma Capitale per diffondere la cultura della parità, contrastare la violenza di genere e superare stereotipi e discriminazioni. È importante chiarire che si tratta di un bando pubblico, a cui partecipano direttamente gli Istituti scolastici con proposte progettuali autonome, presentate con o senza la collaborazione di associazioni esterne, con progetti che devono essere approvati dai Consigli di istituto. I contenuti e le modalità di attuazione sono nella piena responsabilità delle scuole, come previsto dal bando. Roma Capitale non seleziona né approva i partner coinvolti dalle singole scuole, che devono tuttavia rispettare le condizioni previste nel Bando. La valutazione delle proposte progettuali avviene a cura di una commissione tecnica, secondo criteri oggettivi e in coerenza con le finalità esplicitate nell'avviso pubblico», così in una nota Monica Lucarelli, assessora alle Attività produttive e Pari opportunità di Roma Capitale. «Come assessorato, vigileremo attentamente affinché tutti i progetti realizzati rispettino pienamente gli obiettivi del bando, nel rispetto dei principi di inclusione, autodeterminazione e promozione delle pari opportunità che guidano la nostra azione», conclude Monica Lucarelli.
© Riproduzione riservata