- Sulla pagina Facebook del sindaco di Cogoleto (Ge), Paolo Bruzzone, tra i commenti al post sul progetto del nuovo porto spiccano quelli un uomo originario di Portici e residente nella cittadina ligure.
- L’imprenditore, Ciro Smiraglia, è nipote di un boss di camorra e a processo per associazione a delinquere. Non si ferma ai commenti, le aziende di famiglia hanno proposto il progetto.
- Luca Gotro, consigliere comunale del M5s, e Ferruccio Sansa, consigliere regionale della lista rossoverde, si dicono preoccupati. «Ciro Smiraglia fa parte della famiglia, ha interessi, ma è fuori dalle società dal 2010. Green life è presente da un ventennio sul territorio, i cittadini non devono avere nessuna preoccupazione», assicura Simone Tiraoro, avvocato delle società.
Sulla pagina Facebook del sindaco di Cogoleto (Ge) Paolo Bruzzone, tra i commenti al post sul progetto del nuovo porto, spiccano quelli di Ciro Smiraglia, originario di Portici e residente nella cittadina ligure.
Smiraglia è nipote dello scomparso boss mafioso di camorra, Michele Zaza, e attualmente è sotto processo a Roma per associazione a delinquere finalizzata ai reati fiscali. La sua attività non si limita ai commenti social, infatti sono state le aziende di famiglia a proporre il progetto.
Il porto turistico elettrico
Martedì scorso, il consiglio comunale della cittadina in provincia di Genova ha approvato le osservazioni al piano territoriale regionale, punto di partenza per avviare l’iter di realizzazione del porto turistico davanti all’ex stabilimento chimico Luigi Stoppani, sito inquinato e in attesa di bonifica.
Il progetto divide perché promette di riqualificare l’area, di rilanciare il turismo, di mettere in sicurezza una zona contaminata, ma l’opera da 100 milioni di euro vede coinvolta l’azienda della famiglia Smiraglia. La società che ha presentato al consiglio comunale il progetto è la Blue Life Project, amministrata da Luisa Smiraglia e di proprietà di Raffaello Smiraglia, Claudio Gioiosa e, al 60 per cento, di Green Life Project srl.
Quest’ultima è di proprietà di Luisa Smiraglia, Giuseppina Zaza (sorella del boss Michele), Anna Maria Smiraglia, Rosalia Smiraglia ed è amministrata sempre da Luisa Smiraglia. In questa società familiare, prima dei guai giudiziari che lo hanno colpito, il ruolo di amministratore era svolto da Ciro Smiraglia. Nel 2014 è stato coinvolto in un’inchiesta condotta dall’antimafia partenopea, ma l’accusa di camorra è caduta.
Nel 2016, la procura di Roma, per una vicenda legata a presunti frodi nella vendita di auto, ha chiesto il rinvio a giudizio di Smiraglia, considerato il capo di un’associazione a delinquere. Il processo è in corso e gli inquirenti hanno eseguito anche un sequestro per equivalente.
Smiraglia si è sempre detto estraneo a quelle frodi, di diverso avviso la procura, i giudici stabiliranno le sue eventuali responsabilità. La sorella Luisa, amministratrice delle aziende, è stata inizialmente coinvolta nell’indagine, è finita ai domiciliari, ma in seguito è stata totalmente prosciolta.
Ciro Smiraglia è uno degli sponsor del porto che promuove anche sulla pagina Facebook del sindaco. Il 12 luglio il primo cittadino Paolo Bruzzone ha informato la comunità che «è stata presentata alla seconda commissione consiliare “Un’idea di porto a #Cogoleto”», precisando che non si tratta di un progetto, ma di un percorso allo stato embrionale che prevede l’ipotesi della forma di cooperazione del partenariato pubblico/privato.
Smiraglia in campo
Tra i commenti sono spuntati quelli di Ciro Smiraglia che, rispondendo alle obiezioni di un cittadino, ha scritto: «Quindi lei non gradisce uno sviluppo turistico a Cogoleto. A me piacerebbe moltissimo un accostamento di Cogoleto a Portofino. proprio perché la amo. Mi piacerebbe che finalmente si trovasse una nuova soluzione al problema Stoppani. Mi piacerebbe che all'ingresso del paese vi fosse un porticciolo ecosostenibile unico al mondo e non una spiaggia non balneabile con 2 fosse asettiche praticamente sulla passeggiata. Mi piacerebbe che ai giovani di Cogoleto venissero offerte nuove opportunità di lavoro e di svago che non siano i soliti bar e ristoranti. A lei no? il mondo è bello perché vario».
Il progetto prevede, come si legge nella sintesi, la bonifica attraverso il metodo del cemento cristallizzato, ipotesi che dovrà essere vagliata dagli esperti regionali. Ma Luca Gotro, consigliere comunale del M5s, e Ferruccio Sansa, consigliere regionale, si dicono preoccupati perché il progetto «parla di 520 posti barca, 6.000 metri cubi di edifici commerciali e magazzini, più le immancabili abitazioni. Cemento, cemento e ancora cemento».
Ma visto quanto emerso sul conto di Smiraglia, il processo in corso, è il caso di perseguire in questo progetto? Il consiglio comunale ha approvato la delibera con le osservazioni al piano regionale, ma il primo cittadino ha chiarito che si procederà comunque a un bando pubblico per la scelta del partner privato.
La difesa di Smiraglia
L’avvocato Simone Tiraoro che segue la società proponente, sostenitore del sindaco con il quale in passato ha condiviso l’attività politica nello stesso gruppo consigliare, parla «di un progetto che serve alla città, compatibile ambientalmente e e che rilancia quel territorio». Sul processo e la parentela di Smiraglia?
«Non è un ostacolo, Ciro Smiraglia fa parte della famiglia, ha interessi, ma è fuori dalle società dal 2010, prima delle indagini che lo hanno riguardato. Green life è presente da un ventennio sul territorio, i cittadini non devono avere nessuna preoccupazione. Bisogna concentrarsi sul progetto, sul resto c’è un codice degli appalti e la prefettura che garantiranno sull’iter», conclude.
Ciro Smiraglia non si sottrae e spiega la sua posizione. «Sono a processo dal 2014, sono passati 8 anni, una macchina del fango, sono innocente. Mio zio? Era un delinquente, si è arrangiato come altri, ma io non niente da spartire con quella storia. Le procure hanno indagato, ma su camorra e altro non hanno trovato niente e ne siamo usciti puliti, io, i miei familiari e le mie aziende», dice.
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