Per gli “spioni” di via Pattari Eni è un “cliente strategico”: sfiora i quattrocentomila euro il fatturato di Equalize con il colosso partecipato dallo stato, con pagamenti che vanno da marzo 2022 a ottobre 2023. Lo dimostrano le undici fatture di cui gli inquirenti danno conto in una delle informative redatte dai carabinieri di Varese.

A questo, però, si aggiunge il mistero di servizi svolti in anni precedenti evocati da alcuni degli indagati e membri della “centrale di dossieraggio”, che intercettati riferiscono di operazioni delicate svolte per Eni. È proprio del processo Eni-Nigeria, la vicenda che alla fine ha travolto i magistrati storici della procura meneghina, che gli indagati parlano continuamente.

Di certo, come è stato raccontato da questo giornale, la multinazionale avrebbe usufruito dei servizi offerti dall’ispettore in pensione Carmine Gallo, oggi ai domiciliari, e dal presidente della Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, indagato.

Tra i vari dossier confezionati, anche questo è riscontrato da chi indaga, quello sui grandi accusatori nelle vicende giudiziarie che hanno segnato la storia di Eni: Amara e il suo partner Mazzagatti. Il primo è l’ex legale esterno del colosso che ha riempito verbali di accuse contro l’azienda. Per scrivere i report, gli “spioni” avrebbero consultato anche banche dati in uso alla polizia.

«Perché Eni ci chiama? ...perché c’è Enrico Pazzali», dice, intercettato, Calamucci, un altro tra gli indagati. Calamucci, in un’altra registrazione, spiega anche i rischi che il gruppo si assumerebbe per lavorare per Eni.

D’altronde, si legge nelle carte, le «attività per Eni avrebbero portato dei “guai” giudiziari per Gallo». Guai che, sempre in base al racconto di Calamucci, sarebbe stata la stessa multinazionale a sobbarcarsi, con la corresponsione delle spese legali.

«Ti dico quanto è stata la parcella di difesa di Carmine? Quarantatremila euro. Sapevamo che qualcuno si assumeva il rischio, ma Carmine si prende il rischio, quello è stato un rischio alto per un ritorno alto e lavoro futuro con Eni… ma abbiamo fatto venire fuori, a galla la merda, la verità, tanto è vero che son stati i giudici a essere indagati, perché erano loro che avevano fatto e misfatto!», dice Calamucci riferendosi alla difesa di Gallo “coperta” dall’azienda. Il riferimento ai «guai» di Gallo è a un’indagine per calunnia a Terni, poi archiviata, scaturita da un report depositato nel processo conosciuto come Eni “complotto”, con accuse pesanti sul partner di Amara, Mazzagatti.

Sospetti però che sono rimasti tali, visto che il poliziotto assoldato da Eni non aveva prodotto sufficienti riscontri a quanto segnalato nel dossier. Forse, alla luce di quanto scoperto ora dalla procura di Milano, Gallo non poteva svelare troppo le carte visto le informazioni riservate di cui era in possesso. Un mistero che l’indagine proverà a risolvere.

Per Calamucci occuparsi degli “affari” di Eni avrebbe avuto un significato “etico” e anche, come dichiara in una successiva intercettazione, «a fin di bene».

Nelle carte viene evocato un fatto del 2020: il ritrovamento da parte del capo degli affari legali di Eni, Stefano Speroni, pure lui indagato nell’inchiesta sugli hacker, di materiale compromettente sui “nemici” del gruppo petrolifero. I magistrati all’epoca classificano la storia sui documenti anonimi, trovati sotto lo zerbino di casa, come “inverosimile”.

Tuttavia, in quest’ultima inchiesta sembra trovarsi una chiave del mistero, con l’intercettazione di uno degli indagati: «Montiamo tutta la pantomima, non lo sapeva nessuno, solo… Descalzi e Speroni… Speroni li trova sotto lo zerbino… Io posso vincere quasi il premio Oscar quando mi metto a fare ste cose… ti ho fatto un’indagine pilotata».

Insomma anche questo “caso”, in cui sembrerebbero aver avuto un ruolo gli “spioni” di via Pattari, risale a prima del 2022, l’anno di partenza delle fatture di Eni per Equalize. Perché dunque non c’è traccia di pagamento prima di due anni fa? Un punto, quest’ultimo, su cui gli inquirenti stanno cercando di fare luce. Nel frattempo Eni dichiara di «non essere al corrente delle attività illecite» della società di Gallo e Pazzali.

London Calling

Proprio Pazzali svela grandi novità. «Siam partiti con Equalize Limited», dice il manager intercettato a moglie e figlio. La conversazione rivela dettagli di non poco conto: presto nascerà una “gemella” in riva al Tamigi. La conversazione intercettata va avanti.

È la signora Pazzali a intervenire e a suggerire che il rampollo di casa, il figlio, possa avere un ruolo nella nuova società. «Devi andar tu a Londra eh, che se mandiamo lì Carminuzzo (Gallo, ndr)… con l’inglese!», ride la moglie del manager. A casa Pazzali sono tutti d’accordo. Torniamo all’organigramma della futura Equalize inglese. Presidente della società avrebbe dovuto essere proprio l’ex ispettore di polizia. È lo stesso Gallo a rivelarlo mentre parla col commercialista Francesco Petralia, incaricato di sbrigare le scartoffie amministrative per la creazione della “gemella”.

Gallo dice anche che il socio consigliere sarà l’altro arrestato dell’inchiesta, Samuele Calamucci. Amministratore delegato, invece, Antonio Rossi, un manager con base a Bruxelles di Kpmg, il colosso delle consulenze. Nelle conversazioni Pazzali parla anche dei profitti della futura società.

«I margini che vengono discussi», dice, «sono pazzeschi, simili a quelli ottenibili dal mercato degli stupefacenti». In base a quanto risulta a Domani, Gallo era pronto a partire per Londra. Il gran giorno però non arriva: i carabinieri hanno bussato alla porta di Equalize ventiquattr’ore prima del volo verso l’Inghilterra.

Amazon

Nella nuova informativa dei carabinieri c’è un racconto inedito, scandito dalle telefonate tra il manager e Mariangela Marseglia, responsabile Amazon per l’Italia e la Spagna. Quando questa estate il colosso dell’e-commerce “subisce” un sequestro preventivo da 121 milioni di euro con l’accusa di frode fiscale nell’ambito di un’inchiesta milanese dei pm Paolo Storari e Valentina Mondovì, Amazon “chiama” Equalize.

Nelle intercettazioni emerge la preoccupazione di Marseglia per la situazione, e quindi la manager pensa bene di chiedere consigli, anche per quanto riguarda la gestione mediatica dell’evento, a Pazzali, il quale gira la “pratica” a Gallo.

Alla fine il rapporto sembra non concretizzarsi. Con Pazzali che informa Gallo: «No, non mi ha più chiamato, secondo me è incasinata, il profilo è molto più grave di quello che sembra». E il poliziotto ribatte: «Certo, se ha bisogno ti chiama».

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