Nel 2020 le vendite di erba legale hanno fatto registrare una crescita esponenziale. Il caso di JustMary, il primo delivery di cannabis light legale in Italia, che ha fatturato più di 2 milioni di euro e ricevuto 50mila ordini. Nel 2019 era arrivata a 300mila euro.
- La vendita di cannabis light sui siti di e-commerce in Italia è aumentata in modo esponenziale.
- Il caso di JustMary, con i suoi 2 milioni di fatturato nel 2020, è l’esempio dell’avvio di una nuova tendenza.
- L’approccio al mercato legale, attraverso shop fisici e digitali, ne ha diminuito il traffico illegale come dimostra uno studio italiano del 2019.
«Ottimo prodotto e super veloci nella consegna», scrive Marco. «Efficienti, rapidi, sicuri», gli fa eco Loris. Sono solo alcuni dei commenti che gli utenti hanno lasciato sulla homepage di JustMary, il primo delivery di cannabis light legale in Italia che nel 2020 ha fatturato più di 2 milioni di euro e ricevuto 50mila ordini. Nel 2019 era arrivata a 300mila euro. Un fatturato che ha permesso di aumentare i dipendenti passati da 10 a 40 tra rider e magazzinieri, in tutta Italia.
L’azienda è stata fondata da Matteo Moretti, ha sede a Milano e effettua servizio di delivery anche a Torino, Firenze, Roma, Monza e Catania. Il servizio permette di ordinare e ricevere a casa marijuana light dalle 17 alle 23, entro 45 minuti dall’ordine e, soprattutto, in maniera anonima con fattorini in borghese. «Tranquillo, è cannabis cbd (cannabidiolo ndr), erba legale» compare scritto sempre sull’homepage.
«Tutti i prodotti che commercializziamo sono al 100 per cento legali, visto che utilizziamo una varietà di canapa con un livello di thc (tetraidrocannabinolo, il più importante principio attivo responsabile degli effetti associati alla cannabis ndr) inferiore al limite imposto per legge (al di sotto dello 0,5 per cento, secondo la legge 242/2016 ndr). Grazie ai nostri prodotti rilassanti ci consideriamo infatti i peggiori nemici dell’illegalità. Illegalità a cui facciamo sostanzialmente concorrenza», dice Moretti.
Il boom di richieste
Secondo l’ordine degli psicologi, la quarantena e il divieto di spostamenti hanno sicuramente aumentato lo stress, l’ansia e il disturbo del sonno. Allo stesso modo la quarantena ha portato un’impennata di acquisti di cannabis sui siti ecommerce, scelti come via principale non solo a causa delle regole di distanziamento fisico, ma anche per una maggiore consapevolezza dei prodotti sicuri, rallentando lo spaccio illegale e avvicinando nuovi e abituali consumatori.
La Relazione annuale 2020 della Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa), che descrive l’andamento del narcotraffico in Italia, ha registrato un calo dei sequestri di marijuana e hashish dove «spiccano in particolare – si legge dal report – gli scostamenti negativi riferibili ai derivati della cannabis, tanto per quanto riguarda l’hashish (-73,25 per cento), che per la marijuana (-39,83 per cento) e la presentazione in piante (-57 per cento)».
Molti hanno provato il mercato legale. E JustMary ne ha beneficiato con una crescita di ricavi superiore al 600 per cento. Tra i prodotti più venduti le infiorescenze American pie e Apollo 13, prodotti per il rilassamento, con una spesa media di circa 50 euro.
Ma è tutto il mercato ad aver beneficiato del lockdown con una crescita che, in alcune regioni, ha superato il 200 per cento. In Italia si stima che i clienti potenziali siano 300-400mila per una spesa di 50 milioni di euro.
«All’aumento vendite va aggiunta l’opportunità offerta dal cashback di stato. Infatti, nonostante JustMary sia un ecommerce, offriamo ai nostri clienti la possibilità di pagare nel momento dell’avvenuta consegna, con l’aiuto di uno dei pos in dotazione ai nostri rider. Così facendo, anche i nostri clienti possono accedere al cashback» dice Moretti.
I dati nazionali
Ad aprile 2019 è stato pubblicato sulla rivista scientifica European Economic Review lo studio “Light cannabis and organized crime: Evidence from (unintended) liberalization in Italy”, condotto da Vicenzo Carrieri, professore associato di Scienza delle finanze dell'Università della Magna Grecia di Catanzaro, e dai ricercatori Leonardo Madio dell'ateneo di Louvain, in Belgio, e Francesco Principe dell'Erasmus School of Economics di Rotterdam.
Uno studio effettuato dal confronto dei dati mensili delle attività di prevenzione, controllo e repressione da parte delle forze dell'ordine nelle aree geografiche in cui erano stati aperti gli shop di cannabis light. I ricercatori, infatti, avevano scoperto che la legalizzazione della cannabis portava a una riduzione del 14 per cento dei sequestri di marijuana illegale per punto vendita e a una riduzione dell'8 per cento della disponibilità di hashish. I calcoli su tutte le province italiane prese in esame suggerivano come i ricavi perduti dalle organizzazioni criminali fossero tra i 90 e 170 milioni di euro all'anno. Allo stesso modo, la vendita aveva anche portato a un calo di circa il 3 per cento degli arresti per reati di spaccio.
Da un’indagine condotta dalla Coldiretti sullo stato di salute del comparto per l’anno 2018 il giro di affari è stato di circa 40 milioni di euro, soprattutto considerando le aziende agricole che hanno investito nella coltivazione e i cui terreni, nel giro di cinque anni, sono aumentati di dieci volte dai 400 ettari del 2013 ai 4.000 nel 2018.
Altri dati sono stati presentati dal Consorzio nazionale per la tutela della canapa industriale, durante una conferenza stampa alla Camera nell’aprile 2019: gli addetti nel settore siano circa 10mila distribuiti nei duemila punti vendita autorizzati, nelle circa 1.500 nuove aziende nel campo della distribuzione e della trasformazione della cannabis light e nelle 800 aziende agricole nella coltivazione e produzione. Il fatturato totale supera i 150 milioni, mentre per il 2021 è previsto un giro di affari su scala europea di 36 miliardi di euro.
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