«Sugnu di famigghia malandrina, tutti mi salutanu a matina». A cantare è Salvatore Benincasa. E questo è l’incipit della sua ballata neomelodica che si intitola Figghiolu i ’ndrangheta. Ma non è l’unica canzone che fa riferimento alla criminalità e a contesti legati alla malavita. Nel repertorio del cantante “folk” di Rocca di Neto, nel crotonese, ci sono pure Latitanti e, per citarne solo un’altra, Pe i carcerati. Inequivocabili i testi, inequivocabili le parole che inneggiano a un mondo dove a prevalere è la logica del “più forte”.

Per combattere e contrastare questa stessa logica perversa ha dato la vita Giovanni Losardo, politico del Pci e segretario capo della Procura di Paola, ucciso il 22 giugno del 1980 a Cetraro, sul Tirreno cosentino, per mano della ‘ndrangheta. Losardo aveva denunciato il malaffare sul territorio calabrese, la presenza delle ‘ndrine, la commistione politica-mafiosa: è per questo che è stato ucciso in quella notte di estate di oltre quarant’anni fa. Aveva 54 anni.

Per il delitto risulta accusato e rinviato a giudizio in qualità di mandante il boss locale Franco Muto, ma tutto si è concluso con una sentenza definitiva di piena assoluzione.

Ieri sera a Cetraro, il piccolo borgo che si affaccia sul mare calabrese, Giovanni Losardo è stato ricordato, alla presenza di istituzioni e familiari, grazie alla proiezione del docufilm Chi ha ucciso Giovanni Losardo? della giornalista Giulia Zanfino. In parallelo alla proiezione dell’opera, cofinanziata tra gli altri dalla Calabria film commission nonché patrocinata dalla Commissione nazionale antimafia, è previsto il concerto di Salvatore Benincasa.

Due eventi paralleli

Due eventi, ma dalle logiche differenti. Il primo ha fatto memoria, il secondo l’ha tradita. Il concerto di Benincasa, pure coinvolto nel processo contro la cosca Comito-Corigliano di Rocca di Neto che ha addirittura attirato l’attenzione dell’Fbi, mentre scriviamo non è stato ancora annullato.

«Per quanto accaduto c’è da rimanere esterrefatti – dice a Domani Giulia Zanfino -. E per giunta l’avvocato di Benincasa minaccia querele perché sarebbe stato infangato il nome del cantante». Analoghe le parole di Raffaele Losardo, figlio di Giovanni. «Squallida iniziativa, squallido evento - dice - Oggi l’impegno deve significare anche saper scegliere chi seguire come modello. C’è chi segue Giovanni Losardo, chi Salvatore Benincasa».

Il concerto, gratuito per il pubblico, è stato organizzato dall’Aps Santa Lucia di Cetraro, attiva da tre anni. Il suo presidente, Flaminio Vattimo, è stato irremovibile, nonostante i vari appelli relativi alla possibilità di annullare la manifestazione canora. «Siamo un’associazione che fa da sempre volontariato – dichiara a questo giornale - che si spende e si autofinanzia per cambiare e rivitalizzare il territorio cetrarese, ma soprattutto che è lontana dalla mafia. La scelta di far esibire Benincasa è stata casuale, il suo compenso, tramite i fondi dell’associazione, di circa duemila euro. Stanno gettando su di noi molto fango - conclude Vattimo -, in realtà qualcuno dovrebbe sottolineare che l’evento da noi organizzato era comunque entrato a far parte del calendario estivo del comune e che per sceglierne la data ci siamo interfacciati con la pro loco: perché non ci hanno avvertiti dell’evento istituzionale su Giovanni Losardo?».

Prese di distanza

Dal comune invece totale presa di distanza. La vicesindaca Barbara Falbo ha inviato a nome di tutta l’amministrazione una lettera al questore di Cosenza, al comandante dei carabinieri di Cetraro, all’Aps Santa Lucia e alla pro loco. «Prendiamo le distanze dalla selezione dell’artista sopra citato», si legge nel documento.

E fino all’ultimo, ha chiesto «all’associazione di riconsiderare la propria scelta».

Ma dall’associazione calabrese, come si diceva, neanche la minima intenzione di fare un passo indietro. Nonostante la posizione assunta dal parroco don Francesco Lauria. C’è infatti da dire che l’evento si è tenuto sui terreni della parrocchia, dati in comodato d’uso all’Aps. «Don Lauria ci ha scritto una lettera prima dell’evento: tenere il concerto significherà interrompere il comodato d’uso. Di certo io mi dimetterò da presidente. Tutto quello che sta accadendo - continua Vattimo - è un’ingiustizia; ripeto: abbiamo fatto tanto per il territorio».

Dopo il comune, anche la parrocchia prende d’altronde le distanze. «Riteniamo doveroso dichiarare di non essere promotori dell’iniziativa e di prendere le distanze dalla selezione di un cantante noto per l’interpretazione dei brani che inneggiano a comportamenti contrari ai valori sociali che riteniamo fondamentali per lo sviluppo umano ed etico della nostra comunità. La cronaca giudiziaria relativa al suddetto cantante riporta infatti di un personaggio non in linea con i canoni di legalità e sana crescita che sono tutelati nelle attività parrocchiali», si legge in una nota ufficiale della parrocchia di Cetraro.

Tutti insomma si tengono alla larga del concerto che, inspiegabilmente, è andato in scena. Prima dell’evento dal cantante folk Benincasa - è così che l’artista si definisce sui social - era arrivato inoltre un messaggio rivolto ai ragazzi: «Ci vediamo il 20 agosto a Cetraro». Poi lo stesso Benincasa al giornale locale Calabria Inchieste aveva detto: «Quale mafia? Io inneggio all’amore». Forse un amore diverso da quello che ha animato lungo tutto l’arco della sua vita Giovanni Losardo, sempre proteso verso la cultura del rispetto del territorio, degli altri e di se stesso.

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