l Gip ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo di sei agenzie scommesse, attive a Palermo e in provincia di Napoli, per un valore complessivo stimato di circa un milione di euro
I finanzieri del comando provinciale di Palermo, hanno arrestato 15 persone, di cui: sei destinatarie di custodia cautelare in carcere e nove sottoposte agli arresti domiciliari. Gli arrestato sono indagati a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo delle scommesse e truffa ai danni dello stato, nonché per trasferimento fraudolento di valori. Il Gip ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo di sei agenzie scommesse, attive a Palermo e in provincia di Napoli, per un valore complessivo stimato di circa un milione di euro.
I provvedimenti odierni costituiscono la prosecuzione dell’operazione “ALL IN” del giugno 2020, nel cui ambito le fiamme gialle di Palermo arrestarono dieci soggetti indagati, a vario titolo, per la partecipazione e il concorso esterno nell’associazione di stampo mafioso Cosa nostra” riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, questi ultimi reati aggravati dalla finalità di aver favorito le articolazioni mafiose cittadine. Nel corso dell’operazione erano state sequestrate cinque «imprese mafiose» che avevano acquisito/detenuto le concessioni statali rilasciate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per la raccolta di giochi e scommesse sportive, e altre tre ulteriori agenzie scommesse.
Partendo da queste indagini, gli specialisti antimafia del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria di Palermo hanno sviluppato un secondo filone d’indagine che ha permesso di ricostruire una rete di persone fisiche e giuridiche che si è occupata della diffusione e della gestione della raccolta illegale delle scommesse. È stata in particolare accertata l’operatività criminale di due distinte associazioni a delinquere, parallele ma entrambe facenti capo a Salvatore Rubino, promotore delle attività illecite dei due gruppi e destinatario di parte dei rilevantissimi proventi così ottenuti. L'efficacia dell'azione criminale è testimoniata dalla capacità della rete commerciale illecita di generare volumi di giocate di almeno 2,5 milioni di euro al mese, come ricostruito da alcune intercettazioni telefoniche.
Il primo gruppo criminale, capeggiato da Vincenzo Fiore e Christian Tortora e composto da Salvatore Barrale, Maurizio Di Bella, Pasquale Somma e Giovanni Castagnetta, gestiva una rete di agenzie, ognuna delle quali riconducibile a soggetti di fiducia. La seconda organizzazione, che pure gestiva centri scommesse, aveva come figure di rilievo Chianello Rosario e Guarino Michelangelo e si avvaleva della collaborazione di Giovanni Di Noto, detto “Gianfranco”, già tratto in arresto in quanto ritenuto elemento di spicco della famiglia mafiosa della "Noce". Di questo gruppo criminale facevano parte anche Davide Catalano, Giacomo Bilello, Pietro Montalto, Antonio Inserra e Salvatore Lombardo. La raccolta illegale delle scommesse avveniva attraverso lo “schermo” di agenzie operanti regolarmente in forza di diritti connessi a concessioni assegnate dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli. In sostanza, i gestori di agenzie abilitate alla raccolta lecita di scommesse “da banco”, in accordo con le consorterie criminali indagate, alimentavano parallelamente un circuito illecito accettando scommesse in contanti dai clienti che venivano convogliate su “conti gioco” intestati a soggetti terzi mediante l’utilizzo di piattaforme straniere illegali. L’organizzazione generava quindi un circuito vorticoso di flussi finanziari privi di qualunque tipo di tracciabilità e sottratti totalmente al totalizzatore nazionale delle dogane e dei monopoli. In tal modo, i gruppi criminali riuscivano a sottrarsi all’imposizione fiscale e alle disposizioni in materia di antiriciclaggio.
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