Il delitto di Mario Francese, cronista giudiziario de "Il Giornale di Sicilia”, apre la stagione della grande mattanza di Palermo, con i Corleonesi che sparano e seminano terrore per conquistare la città. La mafia si è portata via anche l’ultimo figlio di Francese, Giuseppe, che ha consumato la sua esistenza a cercare una verità sul destino del padre
- Quello di Mario Francese è il primo “delitto eccellente” della Palermo che sta cambiando padroni. E, non a caso, la vittima è un giornalista. Uno di quelli che sapeva e scriveva tanto. Il messaggio che mandano i mafiosi è molto chiaro: silenzio.
- La sera del 26 gennaio 1979 Mario Francese, cronista giudiziario de "Il Giornale di Sicilia”, viene ammazzato dai sicari di Cosa Nostra. Dopo molti anni si è scoperto che a ucciderlo è stato Leoluca Bagarella, il cognato di Totò Riina, il nuovo capo dei capi della Cupola.
La Corte di Assise di Palermo ha condannato come sicario Leoluca Bagarella e come mandanti Salvatore Riina, Francesco Madonia, Antonino Geraci, Giuseppe Farinella, Michele Greco e Giuseppe Calò. Oggi e per circa 30 giorni, sul nostro nuovo Blog Mafie pubblichiamo ampi stralci di quella sentenza.
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È il primo “delitto eccellente” della Palermo che sta cambiando padroni. E, non a caso, la vittima è un giornalista. Uno di quelli che sapeva e scriveva tanto. Il messaggio che mandano i mafiosi è molto chiaro: silenzio. La sera del 26 gennaio 1979 Mario Francese, cronista giudiziario de "Il Giornale di Sicilia”, viene ammazzato dai sicari di Cosa Nostra. Resteranno nell'ombra per molti anni, poi si scoprirà che ad ucciderlo è stato Leoluca Bagarella, il cognato di Totò Riina, il nuovo capo dei capi della Cupola.
In quel 1979 i Corleonesi cominciano a conquistare Palermo e la Sicilia. Sparano, seminano terrore. Mario Francese, prima di ogni altro, capisce che Palermo presto diventerà una città mattatoio.
Il 9 marzo successivo c'è l'omicidio di Michele Reina, che è il segretario provinciale della Democrazia Cristiana. Il 21 luglio tocca al capo della squadra mobile Boris Giuliano, colpito alla spalle con sette colpi di pistola sempre da Bagarella. Il 25 settembre cade Cesare Terranova, il magistrato che alla fine degli anni '50 con le sue indagini aveva “scoperto” i Corleonesi e che era stato appena nominato consigliere istruttore del Tribunale di Palermo. Con il giudice muore anche Lenin Mancuso, un poliziotto che è al suo fianco da una vita.
Dopo la morte di Mario Francese la mafia porta via anche uno dei suoi quattro figli, il più piccolo. È Giuseppe, che consuma la sua esistenza a cercare una verità sul destino del padre. Insegue indizi, raccoglie ogni traccia, suggerisce le sue "intuizioni” ai sostituti procuratori che investigano sull'omicidio del padre. E inizia anche lui a scrivere di mafia. Il 2 settembre del 2002 - dopo la prima sentenza di condanna contro esecutori materiali e mandanti del delitto Francese - Giuseppe decide di andarsene, si toglie la vita. Il processo si era concluso un anno e tre mesi prima. La Corte di Assise di Palermo, presidente Leonardo Guarnotta, ha condannato come sicario Leoluca Bagarella e come mandanti Salvatore Riina, Francesco Madonia, Antonino Geraci, Giuseppe Farinella, Michele Greco e Giuseppe Calò.
Oggi e per circa 30 giorni, sul nostro nuovo Blog Mafie pubblichiamo ampi stralci di quella sentenza. Nel documento giudiziario, i magistrati hanno riservato ampio spazio agli articoli di Mario Francese. Sugli affari miliardari della diga Garcia (oggi ribattezzata proprio col nome del giornalista), sull'omicidio del colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo, sull'agguato contro l'avvocato Ugo Triolo, assassinato esattamente un anno prima - il 26 gennaio 1978 - a Corleone.
Nella sentenza si ricostruisce anche l'"ambiente” di lavoro di Mario Francese, quel “Giornale di Sicilia” dove lavoravano tanti bravissimi cronisti ma anche qualcuno su un confine indecente.
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