- «Il subappalto è un cancro, il massimo ribasso va decisamente contrastato», lo dicevano le destre dopo l’ennesima tragedia sul lavoro. Era l’anno 2010.
- Dopo ogni tragedia sul lavoro sindacati, autorità, partiti anche di destra mettono sotto accusa il massimo ribasso, quel «meccanismo criminogeno», come lo ha definito l'associazione Libera, che consente di risparmiare sulla vita dei lavoratori e sulla qualità delle opere.
- Si rischia il ritorno al passato e potrebbe portare la firma del governo dei migliori, pronti a piangere alla prossima tragedia.
Nel settembre 2010, a Capua, in un incidente sul lavoro morirono tre operai, asfissiati da una miscela di azoto ed elio. Si chiamavano Giuseppe Cecere, 50 anni, Antonio Di Matteo, 63 anni e Vincenzo Musso, 43 anni, di Casoria. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parlò di «gravi negligenze» mentre il presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle morti sul lavoro disse: «Il subappalto è un cancro, il massimo ribasso va decisamente contrastato, anche se la legge prevede in modo chiaro che in caso di ribasso non si possono toccare le poste che riguardano la sicurezza, nei fatti non vengano sempre rispettate le cose che impongono le norme». Era un esponente politico di centrodestra, il senatore Oreste Tofani.
Dopo ogni tragedia sul lavoro sindacati, autorità, partiti anche di destra mettono sotto accusa il massimo ribasso, quel «meccanismo criminogeno», come lo ha definito l'associazione Libera, che consente di risparmiare sulla vita dei lavoratori e sulla qualità delle opere. Non c'è nessun guadagno se non per la cattiva impresa e per chi vive di illeciti e sotterfugi. Quando l'attenzione sul tema cala, tornano a proporre, stile ponte sullo stretto, la stessa ricetta. Da anni ormai.
Dopo l'approvazione del codice degli appalti, nel 2016 e la parziale riforma del massimo ribasso (che è rimasta in vigore per le gare di importo fino a un milione), ora la Lega di Matteo Salvini, sostenuto da Forza italia, torna alla carica con la proposta di eliminare il tetto ai subappalti e di introdurre il massimo ribasso come criterio per l'aggiudicazione di tutte le opere. Con quali conseguenze? «In primo luogo attenua i presidi di sicurezza, gioca sulla pelle dei lavoratori e incoraggia la pratica diffusa del cartello tra le imprese che si mettono d'accordo e si dividono così le opere.
Non solo. Deresponsabilizza i decisori pubblici, non permette loro una valutazione ponderata, ma solo basata sul costo senza alcuna valutazione della qualità. Questo non produce risparmio perché le imprese sono abituate a giocare sull'integrazione del prezzo attraverso varianti e meccanismi simili», dice Alberto Vannucci, professore all'università di Pisa e autore di diversi libri su corruzione e dintorni. Il ritorno al passato è servito e potrebbe portare la firma del governo dei migliori, pronti a piangere alla prossima tragedia.
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