In Sardegna il Mater Olbia è una storia esemplare di investimento mal gestito; da Don Verzé al Gemelli, passando per il Vaticano, l’intreccio poco virtuoso fra interessi pubblici e privati. Il ruolo dell’emirato sull’isola. Un comitato scientifico ora controllerà l’operato dell’ospedale
Da fiore all’occhiello della sanità sarda e modello di investimento per l’Italia, a pozzo nero di ingenti finanziamenti andati a vuoto o quasi. È questa, fino ad ora, la parabola non proprio gloriosa dell’ospedale Mater Olbia, nato con l’idea di sviluppare un sistema sanitario che accompagnasse la crescita turistica della Costa Smeralda e, al contempo, fosse di aiuto ai sardi che avevano bisogno di cure specialistiche e all’avanguardia.
Tanto non è riuscita l’operazione che la nuova giunta regionale sarda, guidata da Alessandra Todde, del Movimento 5 stelle, ha istituito un comitato scientifico per verificare indirizzo della ricerca e relativi investimenti. «Nello specifico – ha spiegato Todde fra le altre cose – il Comitato Scientifico sarà chiamato a definire gli indirizzi strategici in campo scientifico e approvare i programmi annuali e pluriennali relativi all'attività scientifica e verificare l'attuazione e l'implementazione dei medesimi».
Ancora, il nuovo comitato, dovrà «proporre iniziative e misure per assicurare la coerenza tra la programmazione aziendale e la programmazione scientifica; esprimere parere preventivo su provvedimenti anche di tipo organizzativo che abbiano caratterizzazione scientifica e in materia di eventuale programmazione poliennale degli investimenti e di aggiornamento dei medesimi»; insomma, l’amministrazione regionale ha messo sotto stretta sorveglianza il Mater Olbia hospital.
D’altro canto, la storia del Mater Olbia ha più di trent’anni. Don Luigi Verzé, fondatore del San Raffaele di Milano, scelse Olbia come sede del San Raffaele sardo. Prese così corpo l'ipotesi di un colosso da 245mila quadri, sette piani e oltre 70mila metri quadri tra servizi, verde e parcheggi. Fallito però, l'impero di don Verzé nel 2012, nel giugno del 2014 il Qatar si fece avanti e, dopo l'intesa con la Regione, nacque il Mater Olbia.
Vaticano e Ior
C’era stata però nel frattempo, una parentesi vaticana, con l’interessamento manifestato dall’allora presidente del Bambin Gesù, oggi scomparso, Giuseppe Profiti, che parlò addirittura di una possibile partecipazione dello Ior, la banca vaticana, all’investimento. Era il 2012, il periodo in cui Oltretevere si sognava di dare vita a un polo sanitario italiano cattolico utilizzando i fondi dello Ior, ma il progettò naufragò di lì a poco. Da ultimo arrivò la Qatar Foundation che investì 1,2 miliardi di euro nell’avventura dell’ospedale sardo.
Nel maggio del 2014, con il placet di Matteo Renzi, si arrivò alla firma di un accordo che, sulla carta, piaceva a tutti: giunte di centrodestra e centrosinistra, che nel frattempo si susseguivano, e soprattutto faceva felice il Qatar dell’emiro Tamin bin Hamad Al-Thani; questi voleva trasformare la Costa Smeralda in una sorta di paradiso per ricchi, fra turismo, sanità e ricerca, le cui ricadute positive avrebbero interessato tutto il territorio.
D’altro canto neanche le strutture sanitarie cattoliche hanno fatto mancare il loro sostengo all’operazione: il Bambin Gesù s’impegnava nell’organizzazione della parte pediatrica del Mater Olbia, la Fondazione Gemelli firmava, nel 2017, un accordo con la Qatar Foundation per occuparsi di tutta la gestione sanitaria del nuovo ospedale. Tanto che nell’organigramma dell’ospedale sul suo sito web, figura ancora Franco Anelli, ex rettore dell’università Cattolica, morto sucida nel maggio scorso.
Fondi pubblici
Non va dimenticato, per altro, che in ballo c’erano decine di milioni di finanziamenti regionali, una volta che la struttura privata fosse stata accreditata presso la Regione per le prestazioni in convenzione. E qui sono cominciati a sorgere i primi problemi; l’ospedale infatti, non è pronto ad aprire i battenti in tempi rapidi, così si assiste a più di una inaugurazione, via via che aprono determinati reparti e si arriva al 2019.
Fra Covid, spese crescenti, debiti e difficoltà di gestione, il Mater Olbia perde appeal e lo stesso Qatar non sembra più intenzionato a far diventare la Costa Smeralda un gioiello della corona; allo stesso tempo, però, va tenuto conto dei finanziamenti della Regione che cominciano ad affluire: per esempio negli anni 2022 e 2023 sono arrivati al Mater Olbia 60milioni e 600mila euro per ciascun anno.
Nel 2015, l’allora manager della Fondazione dell’emirato, Lucio Rispo, affermava: «Fermo restando che siamo un investitore privato abbiamo preso impegni precisi con le autorità. Questo non toglie la nostra libertà di poter fare quello che vogliamo con i nostri soldi. Qui non c’è un euro dello Stato italiano: noi ristrutturiamo, compriamo attrezzature, procediamo con le assunzioni, paghiamo gli stipendi. Fatto questo, apriremo le porte della struttura, se poi qualcuno deciderà di farsi curare da noi, allora con i tempi previsti verremo rimborsati».
A questo si aggiunge appunto l’ingente finanziamento pubblico, con quale vantaggio per la sanità pubblica e per sardi, è tutto da vedere.
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