Il capomafia di Castelvetrano ha rinunciato nonostante le autorità del carcere di massima sicurezza dell’Aquila avevano allestito l’attrezzatura per partecipare in videocollegamento
Una sedia vuota e una telecamera che inquadra un muro. Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa nostra catturato lo scorso 16 gennaio dopo trent’anni di latitanza, ha rinunciato a presentarsi in videoconferenza all’udienza del processo attualmente in corso a Caltanissetta sulle stragi di mafia.
Lo ha comunicato la presidente della Corte d’Assise d’appello, Maria Carmela Giannazzo. Il capomafia di Castelvetrano ha rinunciato nonostante le autorità del carcere di massima sicurezza dell’Aquila avevano allestito l’attrezzatura per partecipare in videocollegamento.
A Caltanissetta, Matteo Messina Denaro è imputato come mandante per le stragi di Capaci e di via D’Amelio, con le quali Cosa nostra uccise i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il processo è satto rinviato al prossimo 9 marzo.
Le indagini dopo la cattura
Nei giorni scorsi i carabinieri del Ros e la procura di Palermo hanno perquisito il covo e il bunker di Matteo Messina Denaro, entrambi si trovavano a Campobello di Mazara in provincia di Trapani. Il covo come ha potuto verificare Domani è stato pagato da Andrea Bonafede con una vaglia postale e una cifra di 15mila euro. Bonafede è stata l’identità utilizzata da Messina Denaro negli ultimi mesi e con la quale ha avuto accesso alle cure mediche presso la clinica Maddalena di Palermo, dove è stato catturato dalle forze dell’ordine.
Nella mattinata del 19 gennaio gli inquirenti hanno anche posto sotto sequestro la casa della madre di Andrea Bonafede, che si trova sempre a Campobello di Mazara. Secondo una prima ricostruzione l’appartamento risulta disabitato.
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