I pm di Milano hanno chiesto al gip il rito immediato per i commercialisti della Lega Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, indagati per peculato e turbativa d’asta nell’affare della vendita di un immobile alla fondazione Lombardia film commission
- I pm di Milano Eugenio Fusco e Stefano Civardi hanno chiesto al gip il rito immediato per i commercialisti della Lega Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, indagati per peculato e turbativa d’asta nell’affare della vendita di un immobile alla fondazione Lombardia film commission
- Stessa richiesta per Francesco Barachetti, l’imprenditore edile chiamato a ristrutturare il capannone che negli anni ha molto lavorato per il partito guidato da Salvini
- Il gip, che ha rigettato finora tutte le istanze dei due commercialisti, ha adesso cinque giorni di tempo per decidere se accettare o meno la richiesta
Come in una sfida a scacchi, mossa dopo mossa la procura di Milano sta cercando di vincere la propria partita nell'indagine sui commercialisti della Lega Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, vicini al leader Matteo Salvini e custodi dei conti dei gruppi parlamentari del Carroccio di Camera e Senato.
I due, finiti agli arresti domiciliari lo scorso settembre, sono indagati per peculato e turbativa nella scelta del contraente per un immobile acquistato nel 2017 dalla fondazione Lombardia film commission (Lfc), di proprietà della Regione e del Comune di Milano, e pagato 800 mila euro all’Immobiliare Andromeda, la società che sarebbe servita solo come schermo dietro al quale spartire questo denaro insieme ad alcuni sodali, tra cui il commercialista Michele Scillieri, nel cuo studio Salvini ha domiciliato la «sua» Lega, l'imprenditore edile Francesco Barachetti e altre cinque figure minori entrate nel fascicolo di quest'inchiesta.
Patteggiamenti
Dopo aver condotto al patteggiamento il prestanome Luca Sostegni, il primo arrestato di questa vicenda e finito in carcere perchè cercava di scappare in Brasile dopo una tentata estorsione ai danni dei suoi sodali (è uscito da questo procedimento con 4 anni e 10 mesi di carcere), e dopo aver portato Michele Scillieri e Fabio Barbarossa a chiedere sempre l'applicazione di una pena concordata - 3 anni e 8 mesi per il primo e 2 anni e 2 mesi per il secondo su cui si deciderà il 26 febbraio – i due procuratori hanno messo oggi sotto scacco Manzoni e Di Rubba, chiedendo per loro il giudizio immediato al gip Giulio Fanales proprio il giorno nel quale il neo presidente del Consiglio Mario Draghi -in transito a Palazzo Madama - chiederà la fiducia anche al senatore Salvini.
Verso il processo
Per i due commercialisti le accuse sono di concorso in peculato, turbativa nella scelta del contraente per aver convogliato parte degli 800 mila euro pagati dalla Lfc per l'acquisto del capannone nelle loro tasche attraverso un contorto meccanismo di catene societarie e fatture servite a far sparire il denaro.
Con loro i pm hanno chiesto l'immediato anche per l'imprenditore edile Francesco Barachetti, amico e sodale di Alberto Di Rubba incaricato di ristrutturare il capannone venduto a Lfc. Barachetti è considerato un elemento chiave dagli inquirenti, non solo perchè è accusato anche lui di aver incassato parte degli 800 mila euro, ma perchè negli ultimi anni ha spesso lavorato per la Lega e il sospetto è che sia stato utilizzato per riciclare parte del denaro del partito.
Ipotesi sulle quali gli inquirenti di Milano stanno lavorando in connessione con la procura di Genova, che indaga sulla scomparsa dei famosi 49 milioni di euro di rimborsi illegittimi al Carroccio, e che rappresentano la seconda fase di questa inchiesta che punta a far chiarezza sul soldi che transitano e sono passati per il partito partito di Matteo Salvini.
Il gip ha adesso ha i cinque canonici giorni per decidere su questa richiesta, che appare in discesa per i pm visto che finora il giudice per le indagini preliminari ha sempre rigettato le richieste dei due, trovando poi conferma anche al tribunale del Riesame.
Se sarà così, Manzoni e Di Rubba avranno poi 15 giorni per chiedere loro stessi un rito alternativo, come l'abbreviato o il patteggiamento. Una contromossa che i due, finora silenti alle domande dei pm, dovranno studiare con attenzione. La decisione di Scillieri, e prima di lui di Sostegni, di patteggiare è arrivata a valle di una serie di interrogatori che hanno rotto l'iniziale consegna del silenzio.
Se anche Scillieri, che avrebbe fatto luce su alcuni aspetti controversi nella «gestione» dei commercialisti del denaro a disposizione del partito o dei suoi esponenti, dovesse ottenere un patteggiamento potrebbe essere chiamato come testimone nel processo contro i due commercialisti e l'imprenditore edile, definito in un'intercettazione di Scillieri «un idraulico che aggiustava i tubi delle caldaie e che ha fatto lavori per la Lega per due milioni e mezzo in un anno e mezzo».
Quel che resta da capire, nel giorno in cui 29 anni fa scoppiava Mani Pulite a Milano (il 17 febbraio 1992), è quale direzione dovrà prendere questa inchiesta una volta usciti dalla prima fase, quella strettamente legata all'affaire Cormano – Lfc.
Dopo i soldi della regione saranno i soldi della Lega, e il loro uso, i prossimi a essere messi sotto la lente di ingrandimento? Si aspettano le future mosse sulla scacchiera.
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