Ogni tornata elettorale ripropone lo scontro tra Silvio Berlusconi e i giudici, ma anche l'annosa questione morale, il tema della pulizia delle liste e quel principio di precauzione che dovrebbe ispirare le scelte dei partiti. Un principio che anche questa volta appare largamente disatteso con condannati, a partire proprio dall'ex cavaliere, imputati e indagati in lista.

In Campania il Pd schiera Piero De Luca, sotto processo per bancarotta fraudolenta, e il centrodestra risponde con Vincenzo Pepe che dovrebbe correre con la Lega, ma è indagato, come raccontato da Domani nel giugno scorso, per truffa. Ma è solo l'antipasto, quando i nomi dei possibili futuri deputati e senatori saranno definitivi si scopriranno altre sorprese.

Il sindaco e le biciclette

Anche tra gli aspiranti candidati c’è chi eccelle in materia. Come il primo cittadino di Striano, cittadina in provincia di Napoli. Il suo nome è Antonio Del Giudice, e non solo è il primo sindaco di Fratelli d’Italia nel napoletano, ma è pure l’unico amministratore pubblico che sta affrontando un processo per un reato particolare: il furto di biciclette ad alcuni braccianti. Nel suo caso il reato è aggravato dall’odio razziale. La vicenda che è finita addirittura in parlamento, dove un senatore del partito di Giorgia Meloni ha denunciato questa «incredibile vicenda giudiziaria» difendendo il suo compagno di partito.

Del Giudice si presenta come un imprenditore e appassionato di politica, e sui suoi social campeggia una sua foto con Giorgia Meloni e Michele Schiano, consigliere regionale anche lui pronto al grande salto in parlamento. Proprio Schiano, da commissario provinciale, ha raccolto da poco le firma e la disponibilità alla candidatura di Del Giudice per le prossime elezioni politiche.

Il sindaco, durante l’emergenza pandemica, è diventato un riferimento per la sua comunità elargendo raccomandazioni, consigli e anche imprecazioni, un interventismo giustificato dai suoi uomini dall’emergenza Covid e dalle regole stringenti del lockdown.«Mi dovete fare il cazzo di piacere, dobbiamo stare chiusi in casa», così Del Giudice catechizzava i suoi concittadini.

L’accusa

Proprio durante la pandemia, però, il sindaco si è fatto immortalare in alcuni scatti fotografici, mentre impugna una cesoia. Il 15 novembre 2020 è domenica, ma il primo cittadino è a lavoro. Del Giudice secondo i pm che indagano è infatti in compagnia di tre dipendenti comunali e si macchia, secondo la procura di Torre Annunziata, di furto pluriaggravato, anche dall’odio razziale. Il perché è spiegato nell’imputazione per la quale oggi è a processo.

Il sindaco campano trancia le catene «con cui le biciclette erano state legate alla ringhiera del porticato comunale (…) rimuovendole in tal modo dal luogo dove erano state parcheggiate, e infine occultandole all’interno dell’androne del comune di Striano dopo essersi fatti immortalare da una quarta persona, Del Giudice impugnando la cesoia e Raimo mimando il gesto ti faccio un sedere così, si impossessavano di numero 5 biciclette, sottraendole ai possessori», si legge negli atti giudiziari.

Ma di chi erano le biciclette?

Di cinque migranti che le usavano per andare a lavorare nei campi. Tra questi c’è Diarra Modibo che ha deciso di denunciare e, difeso dall’avvocato Salvatore Aiello, di costituirsi parte civile.

Impresentabili

Il senatore di Fratelli d’Italia Antonio Iannone ha difeso strenuamente il compagno di partito.

Presentando nel maggio di due anni fa un’interrogazione alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, rimasta senza risposta. «Ma quale odio razziale, ho un rapporto idilliaco con gli stranieri del mio territorio, solo che quella domenica dovevamo entrare in comune e rimuovemmo le bici visto che c’era il Covid, e la situazione era di assoluta emergenza. Io non conoscevo la nazionalità dei proprietari delle bici», dice il sindaco.

Ma come mai si è fatto immortalare in una foto con la cesoia in mano? «Sarà stato un passante», taglia corto il sindaco che sogna la candidatura in parlamento. «Io ho firmato per dare la mia disponibilità, ma ora decide il partito», spiega.

La candidatura di Del Giudice si aggiunge a una situazione già incandescente nel partito meloniano che in Campania vive tormenti interni tra colpi bassi, polemiche sui saluti romani, calendari del duce e battute sull’Olocausto.

Tutti ricordano la rissa tra Pietro Diodato e Marco Nonno alla presentazione delle liste alle scorse amministrative. Proprio Nonno dovrebbe essere un altro candidato del partito di Giorgia Meloni, nonostante una condanna per resistenza a pubblico ufficiale in secondo grado per le proteste contro la realizzazione di una discarica nel quartiere napoletano di Pianura, risalenti al 2008.

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