In questo caso c’è la prova video, ma fino a poche settimane fa nessuno sapeva niente della condotta anti molestie della Rai. L’ex presidente della Commissione di vigilanza Rai, Alberto Barachini (forzista nel totonomi per i sottosegretari), in quasi cinque anni tra audizioni e comunicazioni, non ha mai avuto informazioni in merito
La Rai ha risolto il contratto che prevedeva la partecipazione dell’artista Memo Remigi al programma “Oggi è un altro giorno”, e Remigi non riceverà più alcun compenso. Finisce così la vicenda partita venerdì, quando, ospite fisso del programma, è stato ripreso mentre passava la mano sulle natiche della collega Jessica Morlacchi. La Commissione per il codice etico ha confermato la violazione delle norme di condotta.
Dal 22 è stato sospeso, e alla fine è stato definitivamente cacciato, o meglio il suo contratto d’artista per cui veniva pagato a puntata si è concluso. Morlacchi, nota per essere l’ex cantante dei Gazosa ma oggi soprattutto personaggio televisivo, ha ringraziato la Rai per averla «protetta e sostenuta».
A parte questo esito dopo la prova video, sulla condotta anti molestie della tv pubblica italiana non si sa nulla. Fino a poche settimane fa non ne sapeva niente nemmeno l’ex presidente della Commissione di vigilanza Rai, Alberto Barachini (forzista nel totonomi per i sottosegretari), che in quasi cinque anni, tra audizioni e comunicazioni, non ha mai avuto informazioni in merito: «A mia memoria non ho mai avuto un report Rai con numero di interventi o segnalazioni».
Un gesto innocente
Remigi ha minimizzato e ha criticato la tv pubblica: «Sono stati cinque giorni senza darmi nessuna notizia, neanche una telefonata, e l’hanno detto in diretta. Questa è una cosa molto grave. Una cosa abbastanza ingiusta senza nemmeno approfondire la cosa», ha detto il cantante. Per lui «è stata una pacchettina come segno portafortuna, era successo altre volte: un conto è palpare, altro è il buffettino. Non è una molestia», ha aggiunto Remigi. «Era soltanto un gesto innocente e scherzoso nei confronti di una stimata collega di lavoro» ha scritto sui suoi canali social.
La reazione di Morlacchi racconta che il gesto è stato tutt’altro che divertente: «Eravamo in diretta e non potevo fare altro che schiaffeggiare e tirar su quella mano». E ha aggiunto: «Remigi sa bene che la mia naturale confidenza, dopo due anni di lavoro insieme, non l’ha mai autorizzato ad allungare le mani».
La conduttrice, Serena Bortone, non era intervenuta sulla questione prima che Striscia la Notizia dedicasse un servizio all’accaduto. Una volta che sui social la situazione è diventata pubblica, è arrivata la presa di posizione della conduttrice, che aveva preferito tutelare la privacy dell’artista.
Il codice di condotta
La Rai ha un preciso codice di condotta, che prevede la tutela per le molestie e vieta la ritorsione nei confronti dei dipendenti che procedano con le segnalazioni. Il dipendente può rivolgersi direttamente al suo dirigente responsabile, inviare la segnalazione tramite intranet o infine mandare una mail alla Commissione stabile per il codice etico, l’organo preposto a valutare le segnalazioni e, nei casi meno evidenti rispetto a quello della molestia in diretta, avviare un audit interno.
La Commissione è composta da dirigenti Rai, a loro il compito di informare l’Organismo di vigilanza sui flussi informativi in merito alle segnalazioni ricevute. Dal 20 luglio 2022 è composto dall’avvocato Luca Lupária, Delia Gandini, in qualità di Direttrice Internal Audit – membro della Commissione –, e dall’avvocato Stefania Pennarola, della direzione risorse umane. In pratica la Rai giudica da sola i suoi dipendenti e poi i dirigenti informano sé stessi.
Il sistema ricorda quello della Bbc, che, se da una parte ha permesso nel tempo che emergessero vari casi, come la Rai preferisce gestire le questioni internamente. Il caso di un conduttore radio condannato per stalking tuttavia ha alimentato il dibattito.
Il Guardian infatti ha riportato che alcune dipendenti donne, tra cui la direttrice uscente della BBC England, Helen Thomas, siano furiose per il fatto che la BBC non abbia commissionato un'indagine indipendente, ma, dopo aver ignorato le loro rimostranze, abbia deciso di avviare una commissione interna.
La privacy e la reazione
La riservatezza delle vittime va sempre tutelata. Ma privacy a parte, resta un fatto che il tema delle molestie in Tv in Italia non emerga che di rado. L’unico caso che ha occupato le cronache per qualche tempo è stato quello delle denunce anonime a carico del presentatore del programma di inchiesta Report, Sigfrido Ranucci, autore di servizi spesso critici con la politica.
Allora un documento senza mittente è arrivato sulla scrivania della Commissione di Vigilanza Rai, e la Rai ha deciso di aprire un audit, un’indagine che si è risolta scagionando il giornalista. Barachini specifica ancora oggi: «Quella era una denuncia anonima mai provata».
Ma come è possibile che non ci sia mai stata notizia di denunce reali? «L’unica spiegazione è che la Rai non abbia avuto casi che ha ritenuto rilevante segnalare», dice Barachini. La tv pubblica, si legge su TvBlog, conta (dati 2021) 2.029 giornalisti, 7.846 impiegati, 1.568 quadri, 836 operai, 313 dirigenti e 119 orchestrali. E la Rai non ha mai parlato della sua condotta anti molestie in parlamento: «Alla commissione di vigilanza non risultava un report organico».
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