Il duo di comici russi ha ingannato Meloni ma anche tanti altri leader e figure conosciute al livello internazionale. A qualcuno hanno anche estorto dichiarazioni compromettenti, mentre altri hanno mantenuto un tono diplomatico
Ad Angela Merkel a inizio anno hanno fatto credere di essere l’ex presidente ucraino Petro Poroshenko, ad Andrzej Duda che stesse parlando con Emmanuel Macron e al principe Harry che fosse al telefono con Greta Thunberg e suo padre.
Merkel e Duda
"Vovan e Lexus” – Vladimir Kuznetsov, 37 anni, e Aleksei Stolyarov, 36 – non sono affatto nuovi agli scherzi telefonici anche a figure di primo piano come leader internazionali e vip. Negli anni hanno accumulato parecchie conversazioni di primo piano. Una delle ultime e meglio riuscite è stata quella con Merkel. A febbraio scorso l’ex cancelliera ha risposto a quello che credeva essere l’ex presidente ucraino: la conversazione non è mai stata pubblicata per intero, ma il duo ha pubblicato un estratto di dieci minuti. I tagli sarebbero riconducibili al fatto che alla conversazione aveva partecipato un traduttore. Secondo l’ex cancelliera, l’interlocutore continuava a cambiare argomento e non arrivava al punto, non comunicando mai la vera ragione della sua telefonata.
A un certo punto, avevano fatto sapere dall’ufficio di Merkel, l’ex cancelliera si era fatta l’idea che si trattasse di «una conversazione non professionale». Il duo aveva cercato di estorcere dichiarazioni compromettenti, chiedendo a Merkel un’opinione sul dittatore bielorusso Alexander Lukashenko e a proposito delle richieste delle riparazioni di guerra alla Germania da parte della Polonia. Verso la fine della chiamata, gli impostori hanno chiesto addirittura di proseguire in russo «per far arrabbiare Putin». La risposta di Merkel: «No, non lo faremo assolutamente». Anche nel resto delle chiamate l’ex cancelliera si era mostrata molto diplomatica e attenta a non creare una sponda ufficiosa laterale rispetto ai contatti ufficiali.
Al presidente polacco Duda era andata peggio: a quello che credeva essere Macron aveva rivelato informazioni sensibili sull’esplosione su territorio polacco avvenuta a novembre dell’anno scorso. Le chiamate dai leader internazionali in quei giorni erano state molte e Duda sostiene di essersi reso conto a un certo punto della chiamata che quello all’altro capo del filo non fosse il presidente francese, ma prima gli aveva fatto un riassunto delle sue conversazioni con gli altri omologhi. Il presidente ha confermato l’episodio in una serie di tweet: si è poi scoperto che non si trattava del primo tentativo del duo comico di entrare in contatto con Duda. Nel 2020 si erano presentati impersonando il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
Trudeau e il principe Harry
Vovan e Lexus hanno ingannato anche il principe Harry. Il secondogenito di Re Carlo era convinto di essere al telefono con Greta Thunberg e suo padre: in quell’occasione, il principe si era lanciato in una serie di critiche all’ex presidente americano Donald Trump a proposito delle sue decisioni sull’ecologia e aveva raccontato come la sua decisione di lasciare gli incarichi reali fosse stata «non facile».
Anche il primo ministro canadese era convinto di parlare con Greta Thunberg quando ha risposto al telefono a fine 2020: in quell’occasione Justin Trudeau aveva fatto i complimenti agli impostori per la loro «prospettiva e le parole appassionate». L’ufficio del primo ministro ha poi reso noto che Trudeau si era reso conto nel corso della chiamata che l’interlocutore fosse un impostore e aveva terminato la chiamata.
Nel 2015 era stata la volta di Elton John: convinto di avere una conversazione sui diritti Lgbt con il presidente Vladimir Putin, John aveva detto ai due comici che la (finta) chiamata fosse la più bella che avesse ricevuto. Il duo ha poi spiegato che il cantante fosse davvero in attesa di quella chiamata, quindi era caduto facilmente nel tranello: poco prima John aveva infatti criticato la posizione «ridicola» di Putin sui diritti spiegando che gli sarebbe piaciuto conoscere e parlare con il presidente russo.
Johnson e Harris
Nella rete degli impostori anche la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris, sempre ingannata da una finta Thunberg. La vicepresidente, all’epoca appena eletta, era stata prudente, non cedendo alle provocazioni su Trump con cui gli impostori cercavano di provocare una risposta compromettente, come per esempio promettendo registrazioni di una conversazione imbarazzante tra Trump e Thunberg.
L’ex premier britannico Boris Johnson, invece, ha riconosciuto relativamente presto il fatto che il nuovo presidente armeno che era dall’altra parte della linea non era davvero chi sosteneva di essere. Johnson aveva parlato dei commerci tra Regno Unito e Armenia ma anche dell’avvelenamento dell’ex agente Sergei Skripal, che il primo ministro attribuiva a Putin. Per Johnson, era importante «evitare una nuova Guerra fredda».
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