Il Fatto torna sul caso della ministra dell’Università Maria Cristina Messa: avrebbe favorito tre studentesse di un master per permettere loro di ottenere il titolo nonostante le presunte mancanze nel loro corso di studi. La ministra ha detto di non conoscerle
Il Fatto quotidiano pubblica un aggiornamento sulla vicenda della ministra per l’Università e la ricerca Maria Cristina Messa. Già il 2 luglio il quotidiano aveva scritto delle presunte pressioni dell’allora rettrice della Bicocca per far ottenere il titolo a tre studentesse del master Diritti umani e sicurezza: Maria Gabriela Vera Basurto, Chuquimia Mamani e Tirado Paz. Le prime due all’epoca erano consoli generali di Ecuador e Bolivia a Milano.
Al Fatto la ministra aveva detto di non conoscerle, ma il quotidiano cita eventi a cui erano intervenute insieme alla rettrice: «”Pressioni? Io non ne faccio per principio” ha poi scandito Messa, aggiungendo “non credo poi neanche abbiano preso il master tra l’altro, quindi...”. Quindi forse non era così vero che non le conoscesse» si legge nell’articolo.
La ministra ha quindi spiegato di essersi interessata solo alle scadenze, ma secondo il Fatto, in una mail la direttrice del corso dopo la conclusione del master avrebbe informato i colleghi via mail delle situazioni delle singole studentesse, che sarebbero state bocciate a causa di una serie di esami non dati.
«Il 4 aprile 2018 la docente Samantha Ravezzi mandò anche una pec alla messa riepilogando i motivi delle bocciature» scrive il quotidiano.
Il presunto intervento
Un mese dopo la chiusura del master, l’ateneo si sarebbe rivolto alle tre studentesse per comunicare loro la possibilità di una deroga sotto forma di una nuova sessione d’esame per l’ammissione alla prova finale.
La storia sarebbe emersa grazie all’esposto di una docente contro la rettrice, prima denunciata. Secondo il Fatto, Messa avrebbe presentato una contro-querela alla docente e a dieci studenti del master, poi archiviata. I pm, insomma, non le avrebbero «dato ragione» come ha detto la ministra in un’intervista, sostiene il quotidiano.
Anche sulla chiusura definitiva del master non è ancora tutto chiaro. Il Fatto racconta di una ministra dispiaciuta della chiusura del corso durante l’intervista. Poi fa riferimento a un audio registrato nell’ufficio della rettrice il 17 ottobre 2017 «quando il tema di scontro tra rettrice e docenti non sono ancora le interferenze ma la gestione delle quote d’iscrizione». Il confronto avrebbe portato al termine dell’esperienza. La docente si sarebbe arresa alle insistenze della rettrice e avrebbe spiegato che «”nonostante le tante adesioni già raccolte ho ritirato la proposta per la seconda edizione”».
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