- È Jedi Blue l’intesa al centro dell’inchiesta della Commissione europea, un accordo sui servizi di pubblicità online, raggiunto tra i due colossi Big tech nel settembre 2018, che avrebbe ristretto o manipolato la concorrenza nel mercato della pubblicità tech, già molto limitato.
- Se provata, l’intesa violerebbe le norme dell’Unione europea sulla concorrenza: l’articolo 101 del trattato sul funzionamento dell’Ue, in cui si vietano accordi anti concorrenziali tra società, e l’articolo 102 sull’abuso di posizione dominante.
- Google e Meta hanno risposto alle accuse specificando che l’accordo non era esclusivo e che sono decine le società che ricorrono a soluzioni simili. Secondo Google si tratterebbe di affermazioni «false».
Google e Meta sono nel mirino delle autorità antitrust europee e britanniche. La Commissione europea e l’Autorità per la concorrenza e il mercato del Regno Unito hanno aperto formalmente due inchieste per indagare su un accordo tra i due colossi Big tech relativo ai servizi di pubblicità online. È stato annunciato oggi dalle due autorità, che coopereranno nel valutare se siano state violate le norme sulla concorrenza nel mercato della pubblicità digitale, un mercato da miliardi di dollari.
Al centro dell’indagine, un accordo segreto tra Google e Meta, la società che controlla Facebook e Instagram, chiamato con il nome in codice “Jedi Blue” e sottoscritto nel settembre 2018, in base al quale Meta avrebbe accettato di non competere con i servizi di Google, in cambio di un trattamento di favore nell’utilizzo di questi strumenti.
L’accordo era stato scoperto per la prima volta nell’ambito di un procedimento a carico di Google negli Stati Uniti e si ipotizza che le due società abbiano raggiunto un’intesa per spartirsi i profitti delle pubblicità online.
Le accuse
La Commissione sospetta che l’accordo avrebbe avuto l’intenzione di escludere i servizi tech pubblicitari concorrenti con il programma di Google Open Bidding. E di conseguenza avrebbe ristretto o manipolato la concorrenza nel mercato della pubblicità tech, già molto limitato. «La pubblicità gioca un ruolo importante e, per questo, è essenziale che si assicuri la concorrenza», ha spiegato Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione, responsabile per la Concorrenza, al Financial Times.
Secondo la Commissione l’accordo potrebbe aver portato all’utilizzo esclusivo dei «servizi Google escludendo i concorrenti. È un problema enorme», ha detto Vestager.
Se provata, l’intesa violerebbe le norme dell’Unione europea sulla concorrenza: l’articolo 101 del trattato sul funzionamento dell’Ue, in cui si vietano accordi anti concorrenziali tra società, e l’articolo 102 sull’abuso di posizione dominante.
Le società
Google e Meta hanno risposto alle accuse specificando che l’accordo non era esclusivo e che sono decine le società che ricorrono a soluzioni simili. Secondo Google si tratterebbe di affermazioni «false». «Si tratta di un accordo a favore della concorrenza pubblicamente documentato che permette al servizio Audience Network di Facebook di partecipare al nostro programma Open Bidding, con decine di altre aziende», ha scritto la società in una nota.
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