Il 9 maggio era stato aggredito a Ventimiglia da tre uomini. Sul caso stanno indagando gli inquirenti che hanno raccolto i video dell’aggressione circolati sui social. Il giovane 23enne della Guinea, secondo il suo avvocato, aveva bisogno di sostegno psicologico
Musa Balde aveva 23 anni quando si è tolto la vita sabato notte nel cpr di corso Brunelleschi a Torino. Il migrante di origine guineane si è impiccato con le lenzuola che aveva in dotazione nella sua camera, dove si trovava in isolamento fiduciario per motivi di salute. A dare la notizia sono stati gli operatori del centro. Balde sarebbe stato espulso da lì a poco per la seconda volta dall’Italia, dopo un provvedimento ricevuto il 10 marzo. «Io non riesco più a stare rinchiuso qui dentro: quanto manca a farmi uscire? Perché mi hanno rinchiuso? Voglio andare via: io uscirò di qui», sono le frasi che aveva pronunciato al suo avvocato citato da Repubblica.
Lo scorso 9 maggio il giovane ragazzo ha subito una pesante aggressione fuori da un centro commerciale di Ventimiglia da parte di tre cittadini italiani di 28, 39 e 44 anni. Gli inquirenti stanno ancora indagando sull’accaduto, apparentemente la lite sarebbe scaturita dopo il tentato furto di un cellulare. Nei video circolati sui sociali si vede come i tre uomini, due di origini siciliani e uno calabrese, lo avevano aggredito con spranghe, bastoni e tubi di plastica. Dopo l’identificazione da parte delle forze dell’ordine sono stati denunciati per lesioni. Il ragazzo era stato portato all’ospedale di Bordighera dove è stato dimesso dopo con una prognosi di 10 giorni per lesioni e trauma facciale.
Secondo l’avvocato aveva bisogno di un supporto psicologico dopo l’aggressione e la decisione di espellerlo da paese per la seconda volta. Riguardo a quell’evento, la versione di Balde è diversa, al suo difensore ha riferito che in realtà è stato picchiato mentre stava chiedendo l’elemosina. «Quello che è sicuro è che non ha avuto assistenza psicologica adeguata, era palesemente molto provato. Gli sono state fatte firmare tante carte sulla sua espulsione, ma nessun atto riguardo alla violenza di cui è stato vittima» ha detto l’avvocato Gianluca Vitale.
«È normale che un ragazzo di 23 anni selvaggiamente aggredito su territorio italiano venga rinchiuso in un centro per il rimpatrio? Riteniamo sia il luogo adatto per ospitare un giovane dopo lo shock subito per un così violento pestaggio? Ho presentato un'interrogazione al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese perché si faccia chiarezza su quanto di gravissimo è accaduto e sul trasferimento del ragazzo al Cpr di Torino nelle delicate ore successive alle sue dimissioni», così in una nota il deputato di LeU, Erasmo Palazzotto.
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