Sono almeno 64 i migranti dispersi a largo delle coste calabresi, dopo il ribaltamento di una barca a vela su cui viaggiavano. La guardia costiera italiana ha recuperato 12 migranti, poi portati a Roccella Jonica. Tra questi anche il cadavere di una donna. L’imbarcazione era partita otto giorni fa dalla Turchia e trasportava soprattutto afghani, iraniani e curdi. Se confermata sarebbe la strage più grave nel mar Jonio dopo quella di Cutro, in cui hanno perso la vita almeno 94 migranti.

La dinamica

Il naufragio sarebbe avvenuto nelle acque sar italiane, al confine con quelle greche, a circa 120 miglia dalle coste calabresi, e secondo le prime ricostruzioni a causare l’inabissamento della barca sarebbe stato un incendio divampato a bordo. La segnalazione dell’imbarcazione in difficoltà è partita da un’unità diporto battente bandiera francese che ha recuperato i 12 migranti (tra cui una donna incinta e due minori).

Dopo il primo soccorso, la centro di coordinamento della guardia costiera ha dirottato sul posto due mercantili nelle vicinanze, un velivolo e due motovedette. La procura di Locri sta coordinando l’attività investigativa, mentre le ricerche sono in corso con assetti della guardia costiera e di Frontex. 

L’altro naufragio a largo di Lampedusa

L’episodio di questa mattina avviene qualche ora dopo l’ennesimo naufragio a largo di Lampedusa, dove nella notte l’imbarcazione Nadir della ong Resqship ha soccorso un barcone in legno con 61 persone a bordo, ma per dieci di loro non c’è stato niente da fare. I loro corpi sono stati trovati senza vita nella pancia della barca. La «fortezza Europa uccide», l'accusa della ong tedesca. 

«A bordo – spiega la ong Resqship – c'erano 61 migranti: 51 sono stati evacuati, due dei quali privi di sensi (il team della ong è intervenuto anche con un'ascia per rompere lo scafo ed entrare all'interno del barcone). Altri 10 sono stati trovati senza vita nel ponte inferiore della barca. Il salvataggio è arrivato troppo tardi» .

La denuncia di Onu, Unhcr, Oim e Unicef

Dopo la notizia del secondo naufragio nel giro di poche ore, è arrivato anche il monito – in una nota congiunta – di Onu, Unhcr, Oim e Unicef. «Se questi dati dovessero essere confermati il numero dei morti e dispersi nel Mediterraneo centrale salirebbe a oltre 800, una media di quasi cinque morti e dispersi al giorno dall’inizio dell’anno. Questi ennesimi incidenti generano un senso di profonda frustrazione per i ripetuti appelli inascoltati a potenziare risorse e capacità per le operazioni di ricerca e soccorso in mare a supporto della guardia costiera italiana. Ogni naufragio rappresenta un fallimento collettivo, un segno tangibile dell'incapacità degli Stati di proteggere le persone più vulnerabili».

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