«Doverose attività di soccorso», così la giudice Alessandra Vella del Tribunale di Agrigento ha archiviato il processo al comandante Pietro Marrone e al capomissione Luca Casarini della Ong Mediterranea Saving Humans, indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e mancato rispetto di un ordine dato da una nave militare.

La nave di Mediterranea aveva portato in salvo 50 migranti nel porto di Lampedusa il 19 marzo 2019. La guardia di finanza gli aveva intimato l’Alt, ma la Mare Jonio non si era fermata: «Comandante io non posso fermare nessuna macchina perché qui siamo a rischio di pericolo di vita» si legge nella comunicazione depositata per il processo. Di fronte a onde alte due metri la missione era proseguita fino all’ingresso nel porto. La giudice ha ribadito l’obbligo di soccorso in mare e ha chiuso il processo: «Doverose attività di soccorso di vite in mare». La giudice ha ribadito anche che non era pensabile riportare i migranti in Libia. Nel decreto di archiviazione si legge che lì avrebbero rischiato «detenzioni arbitrarie, torture, estorsioni e violenze sessuali».

ll tentativo da parte del ministero degli Interni diretto allora da Salvini di impedire l’ingresso nel porto, si legge in un comunicato della Ong che dà notizia dell’archiviazione, è stato «illegittimo e pericoloso». Nella storia, prosegue «a volte sono stati dei NO a difendere l’umanità e la democrazia». Questo, scrive Mediterranea, è uno di quei casi. Quel «non spengo nessun motore» pronunciato dal ponte di comando della nave Mare Jonio «disobbedendo all’intimazione di una nave da guerra, impropriamente utilizzata dal ministro per affermare la dottrina dei “porti chiusi”, fu il primo atto di rifiuto verso un'inaccettabile politica fondata sulla violazione sistematica delle Convenzioni internazionali sul soccorso in mare e i diritti umani». 

Mediterranea ha detto: «Mentre accogliamo con soddisfazione questa decisione dei giudici di Agrigento, non possiamo non sottolineare come la pratica dei respingimenti di donne, uomini e bambini che scappano dall’inferno libico da parte di Autorità europee continui», proprio nei giorni in cui un rapporto della fondazione Migrantes ha certificato che l’Italia ha respinto 10 mila migranti.

Questo, dice Mediterranea, è uno degli aspetti più inquietanti dell’attività di Frontex, l’Agenzia Europea di protezione dei confini, «che non solo non denuncia le criminali violazioni dei diritti umani che si compiono proprio sulle frontiere d’Europa, ma in molti casi collabora all’attività di cattura e deportazione, coordinando queste terribili azioni con i suoi assetti aerei». 

Per questo Mediterranea chiede: «quando dei giudici metteranno sotto inchiesta il Governo italiano e le Autorità europee per questa complicità?». Intanto rimangono ancora sotto inchiesta per aver effettuato altri soccorsi in mare altri tre nostri comandanti e due capimissione della Ong. «Attendiamo con fiducia che anche in questi casi prevalga la verità e il coraggio dei magistrati nell’affermare che chi salva una vita non è un criminale. Chi la obbliga alla morte, alla tortura, alla schiavitù invece sì. A Pietro, Massimiliano, Tommaso, Giovanni, Beppe, Erasmo e Luca e a tutti quegli straordinari equipaggi, va il nostro abbraccio e la promessa che non smetteremo di opporci alle ingiustizie e all’orrore, e obbedire all’umanità e alla fraternità».



 

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