Gianluca Pini e Giancarlo Giorgetti sono due esponenti della Lega, li unisce «una forte amicizia». Il primo è caduto in disgrazia, il secondo, invece, è ministro dell’Economia e gode di stima bipartisan. Nei giorni scorsi Pini è finito coinvolto in un’inchiesta della magistratura per corruzione: avrebbe corrotto l’ex potente capo dell’Agenzia delle dogane, Marcello Minenna. La misura cautelare a carico di quest’ultimo è stata annullata dal tribunale del Riesame, Pini è invece passato dal carcere ai domiciliari.

Nelle carte dell’inchiesta viene citata l’avventura imprenditoriale che Pini e Giorgetti hanno condiviso in passato. Una società dalla quale l’attuale ministro è uscito, nel giugno 2020, prima di cedere le quote alla figlia che ha lasciato l’azienda nell’aprile 2021. Ma c’è anche altro materiale, finora inedito, che non cambia un dato: il ministro Giorgetti è totalmente estraneo all’indagine.

La virgola dell’Inail

Con l’arrivo dell’emergenza pandemica Pini aveva fiutato l’affare e si muoveva con una sua società. Giorgetti non era direttamente coinvolto, ma veniva informato. Un’intercettazione viene considerata dagli inquirenti «sintomatica della condizione di illegalità (da parte di Pini), nel commercializzare i dispositivi di protezione mancanti di validazione da parte dell’Inail».

L’ex deputato confidava a Giorgetti la sua disavventura: l’Inail non gli avrebbe certificato i dispositivi per una virgola fuori posto e, anche dopo aver corretto questa virgola, attendeva da oltre un mese una risposta. «Io nel frattempo ne ho comprate altre...ne ho fatte arrivare altre, domani le sdogano perché...(ride)...se aspettavo loro...(ride)...ero morto. Cioè per legge devono farlo in tre giorni...per legge (ride)...ne sono passati trenta(...)», diceva Pini a Giorgetti, nel giugno 2020, informandolo della sua attività. L’assenza di autorizzazioni lo spingeva tra le braccia di Minenna, direttore dell’Agenzia delle dogane con il quale aveva avviato, già prima della nomina, un’interlocuzione.

Minenna ha utilizzato l’amicizia di Pini con Giorgetti per avvicinarsi alla Lega e ottenere l’appoggio politico per realizzare i suoi desiderata. In cambio Pini avrebbe ottenuto l’aiuto proprio per sdoganare ingenti quantità di mascherine provenienti dalla Cina, sprovviste di regolare documentazione. Questa è l’ipotesi dell’accusa contenuta anche nell’informativa redatta dalla squadra mobile di Forlì.

Il periodo nel quale sono stati registrati e monitorati i rapporti vanno dal gennaio 2019 al giugno 2021. Periodo nel quale Giorgetti è rimasto numero due della Lega, sottosegretario nel primo governo Conte, poi deputato di opposizione e, infine, dal febbraio 2021, ministro dello Sviluppo economico nell’esecutivo guidato da Mario Draghi.

Nel 2019 Minenna brigava per diventare presidente della Consob, ma su di lui pesava il no tecnico espresso dal Quirinale. In pubblico Giorgetti, allora sottosegretario, diceva a metà gennaio: «Dobbiamo parlarne nel Consiglio dei ministri. È un candidato di cui abbiamo discusso che ha le caratteristiche per farlo, però la decisione tocca a Conte, non tocca ai partiti». Le trattative continuavano e in alcuni messaggi, datati metà febbraio, gli indagati commentavano il tramonto dell’operazione. «Certo che i Cinque stelle hanno una parola che vale come una scoreggia nello spazio», scriveva Pini prima di aggiungere: «Mi spiace. Adesso chiedi altro però». La risposta di Minenna era questa: «Infatti, Guardiamo avanti, sono in contatto con Giancarlo (Giorgetti ndr)». Pini rispondeva: «Bene. Almeno lui non si rimangia la parola». La mediazione non portava ad alcun risultato e a capo della Commissione nazionale per le società e la Borsa andava Paola Savona, nominato nel marzo del 2019.

Minenna insisteva per diventare almeno direttore di Consob, ma soprattutto voleva parlare con Giorgetti, Pini lo rassicurava, ma alla fine anche la nomina di direttore non si è concretizzata e per un anno, annotano gli investigatori, i contatti tra i due svanivano (i messaggi intercorsi potrebbe essere stati cancellati).

L’amico Giancarlo

Nuovi contatti sono stati registrati nel gennaio 2020, con Pini che si complimentava con Minenna per l’incarico di direttore dell’Agenzia dell’entrate. Il governo in carica è quello giallorosso che, due mesi dopo, ha dovuto affrontare l’emergenza Covid. E Pini voleva lanciarsi nella vendita di mascherine e aveva enorme bisogno di Minenna.

«L’imprenditore Pini è certo di potersi servire di Minenna, perché lo ritiene in debito di riconoscenza per l’influenza che lo stesso Pini ha esercitato sul deputato Giorgetti, attraverso il quale la Lega ha sponsorizzato la nomina di Minenna a Dg delle dogane», scrivono gli investigatori.

In realtà bisogna ricordare che la nomina di Minenna è arrivata quando al governo c’erano il M5s, sponsor dell’economista, e il Pd, che lo ha sostenuto, ministro dell’Economia era Roberto Gualtieri. Ma c’è un’intercettazione, risalente al luglio del 2020, nella quale emergerebbe il ruolo da suggeritore di Giorgetti. Pini chiamava l’amico deputato per farlo partecipare alla presentazione del libro blu dell’Agenzia dell’entrate, evento svoltosi l’11 settembre 2020, al quale poi Giorgetti non partecipava per uno scandalo pubblico che aveva investito la Lega.

«Sei stato te che gli hai suggerito di andar lì», diceva Pini a Giorgetti che rispondeva: «Se no finiva al Demanio a far passare le pagine sul timbro».

Già nell’aprile di quell’anno, come emerso nei giorni scorsi, si erano registrati frequenti contatti con Pini che si muoveva per difendere Minenna dall’attacco pubblico di un deputato leghista. Per farlo contattava direttamente Giorgetti, il quale chiamava Minenna. «Mi ha fatto molto piacere», diceva il potente manager all’amico imprenditore felicitandosi per la telefonata.

La triangolazione non aveva sosta, entrambi gli indagati continuavano a coltivare i loro interessi, Pini quelli imprenditoriali, Minenna quelli politici per allargare il consenso. Dalle carte spunta un altro incrocio rimasto fino a questo momento inedito. Nel novembre 2020 Pini, dopo diverse sollecitazioni, chiamava Minenna per discutere di un possibile appuntamento con Giorgetti. Il direttore dell’Agenzia non poteva di persona, in ragione delle misure di contenimento contro il Covid, così chiedeva di organizzare su Zoom l’incontro con Giorgetti. «Ok. Adesso provo a spiegargli cos’è Zoom ...», diceva Pini che contemporaneamente sottoponeva a Minenna i problemi che incontrava con le mascherine. Alla fine l’incontro Zoom tra Minenna e Giorgetti sarebbe avvenuto il 10 novembre 2020. «Che bello reincontrare Giancarlo, grazie Gianluca», scrive Minenna a Pini, il giorno dopo.

La riconferma

Pini continuava a occuparsi dei suoi interessi e a utilizzare l’amicizia con Minenna, il quale pressava l’amico per continuare a consolidare i rapporti con Giorgetti. Gli inquirenti registrano un’altra triangolazione dal febbraio 2021 in prossimità della decisione da parte del nuovo governo Draghi sul futuro di Minenna. «Venerdì lo vedo nel tardo pomeriggio. Comunque penso vada in questo Cdm», diceva Pini a metà marzo lasciando intendere che avrebbe incontrato Giorgetti.

Insieme alla riconferma, Minenna si occupava anche di un incontro sulla contraffazione e muoveva l’amico Pini per favorire la partecipazione del ministro. L’8 aprile 2021 sull’email dell’Agenzia arrivava una pec dal ministero per comunicare il no del ministro alla partecipazione, così Minenna sollecitava Pini per intervenire. «Lo vedo domani sera e aggiustiamo», scriveva Pini. Dopo qualche giorno, nuove rassicurazioni: «Domattina ci riparlo. Oggi era un delirio con Alitalia». Erano giorni frenetici. Alla fine Minenna è stato riconfermato alla guida dell’Agenzia, nel maggio 2021, anche grazie all’appoggio della Lega. Secondo gli inquirenti l’appoggio è stato guadagnato asservendo la funzione pubblica ai voleri di Pini, il facilitatore.

Nel frattempo si risolveva positivamente anche l’altra vicenda e l’allora ministro Giorgetti, il 16 giugno 2021, partecipava all’evento contro la contraffazione. «È pacifico che la mediazione tra Giorgetti e Minenna svolta da Pini costituisce l’utilità che ha ricevuto Minenna», scrivono gli inquirenti. In cambio Minenna, secondo la procura, avrebbe favorito l’attività imprenditoriale di Pini. «Non c'è nessun ruolo del ministro Giorgetti nella vicenda delle mascherine di Pini, Minenna è stato nominato dal governo Conte 2 e quando la competenza su questa nomina è stata di Giorgetti come ministro dell’ economia, Minenna non è stato confermato in nessun ruolo ma sostituito all’agenzia delle Dogane», fa sapere l’ufficio stampa di Giorgetti, totalmente estraneo all’indagine.

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