Nel primo articolo scritto per il quotidiano La Repubblica, l’ex ministro dell’interno fa un’analisi geopolitica e politica della Libia alle prese con un nuovo governo ad interim, che ha lo scopo di gettare le fondamenta per le nuove elezioni previste per il prossimo dicembre. Tra le priorità dell’Europa c’è il piano di ricostruzione e l’immigrazione
L’ex ministro dell’interno Marco Minniti con un articolo firmato sulle pagine del quotidiano La Repubblica inizia la sua collaborazione con il giornale.
Nel suo primo articolo fa un’analisi della Libia, un paese che conosce bene visti gli accordi migratori firmati con le controparti arabe durante la sua esperienza al Viminale, e oggi alle prese con il nuovo governo ad interim che ha ottenuto la fiducia del parlamento nelle scorse settimane. In particolare, il primo ministro Dbeibah è stato eletto lo scorso 5 febbraio a Ginevra da 75 delegati politici e in meno di un mese ha dato vita alla squadra dei ministri che guiderà il paese fino alle prossime elezioni di dicembre. Un obiettivo ambizioso, ma non semplice da realizzare. Proprio per questo il premier Draghi ha annunciato nel suo discorso al senato una visita in Libia, mentre in questi giorni è volato a Tripoli il ministro degli Esteri Luigi di Maio.
Dopo un breve excursus geopolitico, l’ex ministro si concentra sulle sfide del nuovo governo partendo dal contrasto alla presenza di Turchia e Russia, due potenze che hanno dato vita a rispettive sfere di influenza a sostegno dei signori della guerra che hanno diviso il paese. «Se tutto ciò non bastasse, c’è, poi, il tema dello scioglimento delle milizie interne, che hanno sin qui svolto un ruolo dominante. E di riflesso la costituzione di un sistema di sicurezza e difesa unitario per l’intera Libia» scrive Minniti. A questa tragica situazione di un paese distrutto e da ricostruire (non soltanto politicamente ma anche materialmente) si sommano gli effetti della pandemia da Covid-19.
A conclusione dell’articolo l’ex ministro dell’interno arriva al punto della sua analisi: «Lasciare oggi sola la Libia sarebbe un peccato imperdonabile. Tocca all’Europa, in una rinnovata sintonia transatlantica, sostenere il nuovo governo libico. Contribuendo, così, a ridisegnare un nuovo assetto del Mediterraneo. Nel momento in cui ci si appresta a riaprire il negoziato del trattato con la Turchia, l’Ue ha l’imperativo politico di presentare un piano di ricostruzione economica, sociale, istituzionale della Libia». Insomma, una presenza europea per contrastare l’egemonia russo-turca.
Infine, Minniti fa anche un chiaro riferimento alle prossime politiche migratorie libiche ed europee, per dare vita a «un piano che coinvolga i paesi del nord Africa confinanti con la Libia. A partire dalla cruciale Tunisia. Che contenga un nuovo patto per il governo dei flussi migratori, che, nel rispetto dei diritti umani, sia incardinato sull’apertura e promozione di canali umanitari e legali e su un impegno chiaro di contrasto al traffico di esseri umani». Rispetto di diritti umani e nuovi accordi per contrastare l’arrivo dei migranti, frasi già lette e sentite durante il suo mandato da ministro nel governo Gentiloni, in cui furono firmati accordi che hanno confinato migliaia di persone in centri di detenzione dove sono stati commessi i crimini peggiori che si possano immaginare, come anche denunciato dalle Nazioni unite.
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