- Missili terra-aria Stinger statunitensi, missili Spike contro carri ed elicotteri, mitragliatrici leggere e pesanti, mortai, munizioni e mine anticarro. L’Italia si prepara a inviare questi e altri armamenti in Ucraina, per un valore di circa 40-50 milioni di euro.
- L’elenco degli armamenti verrà deciso dal ministero della Difesa e quello degli Esteri, dopo che il parlamento avrà approvato la sua risoluzione dopo le comunicazioni di Mario Draghi in programma per martedì 1° marzo.
- Il decreto Ucraina bis prevede anche 16mila posti in più nei centri di accoglienza per ospitare i profughi ucraini. Potranno entrare nei Cas e nei Sai anche senza presentare domanda di protezione internazionale.
Missili terra-aria Stinger statunitensi, missili Spike contro carri ed elicotteri, mitragliatrici leggere e pesanti, mortai, munizioni e mine anticarro. L’Italia si prepara a inviare questi e altri armamenti in Ucraina per supportare l’esercito nella guerra contro la Russia, per un valore di circa 40-50 milioni di euro. Si attingerà dalle riserve nazionali senza nuovi acquisti. Il decreto approvato durante il Consiglio dei ministri di lunedì 28 febbraio non elenca le armi e il materiale da spedire, saranno tre ministeri – Difesa, Esteri ed Economia – ad occuparsi della lista con un successivo decreto interministeriale. Prima si deve procedere con ulteriore passaggio: il parlamento dovrà dare la sua approvazione tramite una risoluzione, che verrà votata nelle due aule di Camera e Senato dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi, in programma per martedì 1° marzo.
È la prima volta che l’Italia invia direttamente materiale bellico a un paese sovrano. Era successo con i curdi peshmerga in guerra contro l’Isis e il Kosovo mentre combatteva per l’indipendenza. Ma non si parlava di paesi sovrani.
16mila alloggi per i profughi
Lo stesso decreto si occupa dell’accoglienza dei cittadini ucraini costretti a lasciare il paese. Non si conosce il numero di quanti arriveranno ma nel frattempo l’Italia apre 16mila posti in più nei centri di accoglienza (utilizzati in precedenza per i profughi afghani). Gli ucraini potranno accedervi anche senza seguire la normale procedura, non ci sarà bisogno quindi di presentare la domanda di protezione internazionale. Tremila posti in più vengono aperti nel sistema di accoglienza e integrazione (Sai) e altri 13mila nei centri straordinari di cui si occupano i prefetti (Cas).
Nel frattempo, il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha convocato una riunione per il 4 marzo per discutere delle iniziative dell’associazionismo e del volontariato legate all’accoglienza.
Sistemi di difesa
Un primo passo è stato fatto venerdì scorso. Il primo decreto legge sull’Ucraina metteva sul tavolo 12 milioni di euro per fornire al paese in guerra materiale bellico. Ma in quel caso si trattava solo di armamenti per la difesa e dunque non letali. Nella lista allegata al provvedimento c’erano giubbotti ed elmetti in kevlar, metal detector, portatili, robot per lo sminamento. Mentre il nuovo provvedimento in arrivo prevederà probabilmente l’invio di scorte di razzi e missili Spike anticarro, missili Stinger anti aerei, mitragliatrici leggere e pesanti (Mg e Browning), munizioni e mine anticarro. Fonti della Difesa riferiscono che l’Esercito sta già organizzando il trasporto del materiale bellico, molti container sono già pronti, partiranno dall’aeroporto di Pisa, si attendono solo gli ultimi passaggi autorizzativi e l’ok del parlamento.
Il materiale, sia difensivo sia offensivo, verrà consegnato alla Nato che a sua volta lo invierà a Kiev e al resto del paese passando per la Polonia. Il tutto nel giro di una settimana.
I soldati
L’Italia, come il resto dell’occidente, non prende parte attiva al conflitto. Il personale militare già impiegato con il decreto di venerdì è destinato a presidiare i confini dell’est Europa. Parliamo di circa 4mila militari italiani a disposizione della Nato fino al 30 settembre per svolgere azione di deterrenza nei confronti della Russia. Vanno a potenziare la cosiddetta “Baltic guardian”, sul fianco est dello spazio euro-atlantico, con 250 uomini e 139 mezzi terrestri in Lettonia. Altri 130 militari e 12 aerei si schierano in Romania. I primi a partire sono stati i nuclei specializzati: paracadutisti, alpini, incursori subacquei e lagunari della Marina militare. Altri gruppi potenziano il mar Mediterraneo orientale e il mar Nero: 235 militari, tre navi e un aereo per la sorveglianza dall’alto.
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