«Il sospetto è che tutti gli attacchi che riceviamo, che arrivano in modi sciatti, siano programmati per evitare la madre di tutte riforme legata alla separazione carriere e al sorteggio». La Camera ha respinto la mozione con 215 no, 119 sì e nessun astenuto. 

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio si è difeso così intervenendo nell'aula della Camera, dove è in corso l'esame della mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni (a eccezione di Azione) nei suoi confronti dopo il caso Almasri. «Spero di sbagliarmi ma voglio essere chiaro - ha aggiunto - quali che siano gli attacchi, non vacilleremo e non esiteremo. La riforma andrà avanti. Più gli attacchi saranno violenti e più determinati saremo noi. E se voi farete del vostro peggio, noi faremmo del nostro meglio».

Il ministro si è anche difeso nel merito, rispondendo alle accuse sulla gestione del caso Almasri. Il ruolo del ministro è «di un organismo che deve attivare un'attività istruttoria o pre istruttoria» ha detto il ministro. Ma «quando può farlo? Quando gli atti che arrivano dalla Cpi sono poco convincenti, rivelano dubbi e inesattezze. E in questo caso le hanno rivelate, eccome se le hanno rivelate. Nella parte del tempus commissi delicti», perché nella parte dispositiva «si riferisce una data completamente diversa, 4 anni di differenza». Una ragione che ha determinato anche «la dissenting opinion della terza giudice» che «dubitava della legittimazione della giurisdizione della Corte».

Gli interventi delle opposizioni

I partiti che hanno firmato la mozione sono andati giù duri. A dettare la linea, Elly Schlein: «Ministro Nordio, la sua difesa d'ufficio di un torturatore libico è una delle pagine più vergognose» della storia del parlamento «e quanto a pagine vergognose il suo governo si è contraddistinto». Ma «i fatti restano e sono molto chiari: contravvenendo alla richiesta di arresto della Cpi e a causa della sua mancata risposta l'arresto del torturatore libico Almasri non è stato convalidato». Ma «come fa a restare ancora al suo posto?» ha chiesto la segretaria del Pd, che chiede spiegazioni. «Il paese ha il diritto di sapere la verità: chi ha deciso il rilascio di Almasri e riportarlo in Libia, la presidente Meloni? Lei ministro ha gravi responsabilità, giuridiche e politiche e con il solito vittimismo vi siete limitati ad attaccare la Corte penale internazionale».

«Le do un consiglio ministro: anziché fare la separazione delle carriere, separi la sua carriera da questo governo. Con un'amarezza personale che è pari solo alla convinzione che le istituzioni vanno difese sempre, annuncio il voto favorevole alla sfiducia» ha detto la capogruppo di Iv Maria Elena Boschi. «Il governo ha mentito agli italiani e al Parlamento. Palazzo Chigi non poteva non sapere, lei non poteva non sapere. Lei avrebbe dovuto eseguire il mandato di cattura internazionale con una procedura di consegna» ha aggiunto Riccardo Magi di Più Europa. 

Molto diretto anche Angelo Bonelli dei Verdi: «Lei si è comportato come il segretario di una sezione di partito perché sennò non le fanno fare il ministro» e allora «recuperi la sua dignità» ha detto. «Voteremo convintamente la sfiducia e lo facciamo in memoria delle vittime di quel boia».

Si smarca Azione – al cui congresso sarà ospite sabato la presidente del Consiglio – e non sostiene la mozione. Pur condividendo tutte le critiche al ministro della Giustizia sul caso Almasri «manifestiamo totale perplessità rispetto all'efficacia della mozione di sfiducia» ha detto in Aula il deputato Antonio D'Alessio in dichiarazione di voto per il partito. «È la mancanza di chiarezza che ha fatto indignare l'aula», ma «noi non condividiamo lo strumento della mozione di sfiducia che diventa un boomerang. La nostra decisione è di non partecipare oggi al voto» ha annunciato.

«Lei ha fatto un giuramento che l'ha vincolata alla stretta osservanza della legge e delle Costituzione» ma «in una vicenda così grave lei ha violato sia la legge che la Costituzione. Poi è venuto in questa aula ad affermare cose destituite da ogni fondamento» ha aggiunto Federico Cafiero de Raho del Movimento 5 stelle.

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