Il processo si è tenuto a Milano nell'inusuale cornice della fiera per consentire alle parti di presenziare al dibattimento nel rispetto del distanziamento sociale. L’avvocato: «Sentenza ingiusta, faremo appello»
L'ex presidente Mps (e attuale amministratore delegato di Leonardo) Alessandro Profumo e l'ex amministratore delegato della banca senese Fabrizio Viola sono stati condannati a sei anni, nel processo che si è tenuto oggi a Milano. Paolo Salvadori, ex presidente de collegio sindacale dell’istituto di credito, è stato condannato a 3 anni e 6 mesi.
La decisione è arrivata al termine di una camera di consiglio di circa 4 ore ed è stata pronunciata nell'inusuale cornice della fiera di Milano per consentire alle parti di presenziare al dibattimento nel rispetto del distanziamento sociale per l'emergenza Covid.
Profumo e Viola sono stati condannati per aggiotaggio e per false comunicazioni rispetto alla semestrale 2015, sono stati prescritti per il bilancio 2012 e "perché il fatto non sussiste" per i bilanci 2013 e 2014. Il tribunale ha condannato ciascuno al pagamento di 2,5 milioni, li ha condannati a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici e a 2 anni di interdizione di contrattazione con la pubblica amministrazione e dalla rappresentanza delle società.
La banca, responsabile per la 231 sulla responsabilità degli enti, è stata condannata a 800mila euro di multa e al pagamento delle spese legali.
La sentenza ribalta la richiesta del pubblico ministero Stefano Civardi che aveva chiesto l’assoluzione "perché il fatto non sussiste" per il reato di aggiotaggio contestato a Profumo e Viola e per quello di false comunicazioni sociali contestato a tutti gli imputati per il bilancio 2012 e per la prima semestrale del 2015 e l’assoluzione "perché il fatto non è previsto dalla legge come reato" per la contestazione di false comunicazioni sociali in merito ai bilanci 2013 e 2014.
L’avvocato Adriano Raffaelli, fra i difensori di Profumo e Viola, sostiene che sia stata «una sentenza sbagliata. Siamo sicuri che i nostri assistiti hanno operato correttamente. Leggeremo le motivazioni della sentenza e faremo sicuramente appello».
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