Gli indagati avrebbero operato insieme a esponenti del clan Arena di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, nel campo dei trasporti di merce, intimidendo i concorrenti del settore con diversi "agguati" nel corso degli ultimi sette anni
Questa mattina, i carabinieri del Comando Provinciale di Bergamo hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare, nei confronti di 13 persone, legate a un sodalizio ’ndranghetistico, e accusate, a vario titolo, di estorsione, usura, detenzione illegale di armi da fuoco, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro e bancarotta fraudolenta. L'operazione è avvenuta su richiesta della Direzione distrettuale antimafia ed emessa dal gip del Tribunale di Brescia.
Le indagini
Il procedimento in questione, che aveva già visto l’esecuzione di 4 fermi di indiziato di delitto e di decine di perquisizioni lo scorso 10 febbraio, ha permesso di accertare l’esistenza di un gruppo di persone, alcuni originari della provincia di Bergamo, altri di quella di Crotone, che avevano messo in piedi un sistema di estorsioni nel campo dei trasporti di merce, oltre a realizzare un meccanismo di false acquisizioni societarie, fallimenti fraudolenti, fornitura di prestiti a tasso usuraio e reimpiego di capitali illeciti. Nello specifico, con l’intento di portare via clienti, il proprietario di una ditta di trasporti della provincia, insieme a uomini appartenenti al clan Arena operante a Isola di Capo Rizzuto, nel crotonese, si sarebbe recato presso un suo concorrente, minacciandolo e imponendogli un numero limitato di clienti, al fine di avere il controllo di un vero e proprio cartello nel settore dei trasporti dei mezzi pesanti.
Le indagini hanno poi permesso di accertare come, al fine di inserirsi nel mercato, gli uomini del clan Arena, con la complicità dell’imprenditore locale, avessero messo in piedi un complicato sistema di acquisizione fittizia di una ditta di trasporti, al fine di poter operare in prima persona all’interno del settore e, soprattutto, per poter riciclare soldi provento di illecite attività. Società che poi, secondo gli inquirenti, sarebbe stata fatta fallire in maniera fraudolenta.
Tutti i reati sarebbero stati commessi con la finalità di agevolare la cosca Arena di Isola di Capo Rizzuto. Per uno degli indagati, l’accusa è anche di detenzione illegale di armi da fuoco. Gli uomini del clan, dopo essersi stanziati definitivamente nel territorio orobico, hanno inoltre creato un sistema di prestiti con tasso usuraio e, grazie a un prestito elargito a un imprenditore, avevano ottenuto, in maniera sproporzionata rispetto a quanto prestato, la parte di una vendita di un immobile venduto a un prezzo totalmente fuori mercato.
Le indagini hanno inoltre consentito di individuare il mandante e gli esecutori materiali di un incendio, avvenuto a Seriate a febbraio 2014. Nell’occasione, furono bruciati decine di camion di una ditta di trasporti, nell’ambito della concorrenza tra ditte del settore. L’intento dei responsabili, titolari a loro volta di un’altra ditta di trasporti, fu infatti quello di ostacolare l’attività lavorativa dei concorrenti, minacciandoli mediante la realizzazione dell’azione criminosa in questione. Infine, l’operazione ha visto anche l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo di 4 villette situate sul lungomare di Cutro.
I carabinieri hanno, infatti, accertato che uno degli indagati aveva acquistato gli immobili in questione, già di proprietà di un esponente di spicco della cosca Grande Aracri, detenuto in carcere, utilizzando proventi illeciti derivanti dalla produzione di false fatture per operazioni inesistenti, il tutto al fine di ostacolare le indagini a carico di quest’ultimo e occultarne la provenienza delittuosa.
L’indagato in questione, oltre a farsi carico dell’acquisto degli immobili, negli ultimi anni provvedeva anche al mantenimento economico e materiale della famiglia del detenuto, in particolar modo della moglie, utilizzando, anche in questo caso, proventi di natura illecita. Per questa vicenda, dunque, i due soggetti in questione e la donna, sono stati destinatari, a vario titolo, di misure cautelari, in carcere e ai domiciliari, per il reato di riciclaggio, autoriciclaggio ed intestazione fittizia di beni.
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