Quarantotto arresti, il senatore è sotto inchiesta e il suo ruolo è nell’atto d’accusa della procura antimafia di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Nelle carte la sinergia tra cosche e amministratori pubblici. E spunta anche il nome di Pierferdinando Casini
Nell'ambito dell'operazione 'Basso Profilo', in tutta Italia, il personale della Dia, insieme con quello della polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e della guardia di finanza, ha eseguito numerose misure di custodie cautelari nei confronti dei maggiori esponenti delle 'ndrine tra le più importanti di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro come 'Bonaventura', 'Aracri', 'Arena' e 'Grande Aracri', nonché di imprenditori di spessore ed esponenti della pubblica amministrazione collusi con le predette organizzazioni criminali.
L’operazione ha visto anche la perquisizione della casa romana del segretario Udc, Lorenzo Cesa. Il leader del partito centrista è indagato. Nell’atto d’accusa della procura si legge che Cesa è sotto inchiesta in qualità di «partecipe all’epoca dei fatti eurodeputato Udc si impegnava ad appoggiare il gruppo criminale nel campo degli appalti». I fatti risalgono al 2017. Nella contestazione i magistrati riportano anche l’aggravante di agevolazione mafiosa. Cesa si è dichiarato «estraneo» e ha comunque annunciato le sua dimissioni da segretario del partito: «Ho ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017 – ha scritto in una nota –, mi ritengo totalmente estraneo. Chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla procura competente. Come sempre ho piena e totale fiducia nell'operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato». Inoltre l’assessore al Bilancio della Calabria, Francesco Talarico, è agli arresti domiciliari. Tra gli indagati risultano anche Tommaso Brutto, ex consigliere comunale di Catanzaro dimessosi a dicembre 2020, e Saverio Brutto, assessore al Turismo e Ambiente nel comune di Simeri Crichi. Stando alle carte, entrambi «individuavano la figura di Antonio Gallo, quale figura imprenditoriale in grado di insinuarsi efficacemente nel settore degli appalti, quindi lo mettevano in contatto con Francesco Talarico».
L’operazione ha visto il coinvolgimento di 370 membri delle forze dell’ordine. Oltre alle misure cautelari, la procura di Catanzaro ha disposto l'esecuzione di numerosi sequestri di beni costituiti da compendi aziendali, immobili, autoveicoli, conti correnti bancari e postali per un valore di oltre trecento milioni di euro.
Spunta il nome di Casini
Nelle carte dell'inchiesta uno degli indagati riferisce di aver incontrato, a Roma, il senatore Pierferdinando Casini, ex presidente della Camera dei deputati, estraneo all'indagine. Durante una riunione, si legge nella richiesta cautelare, avvenuta nel luglio 2017, a casa del consigliere Tommaso Brutto, ritenuto tra i promotori del sodalizio criminale, ci sono l'imprenditore Antonio Gallo, Saverio Brutto, consigliere comunale, Ercole D’Alessandro, finanziere, e Luciano D’Alessandro, figlio di Ercole. Tutti coinvolti nell'operazione condotta dalla procura di Catanzaro.
Il tema della riunione riguardava “entrature” da ottenere per il tramite di Lorenzo Cesa, indagato, ed anche di Pierferdinando Casini, che ribadiamo non è tra gli indagati. Si legge nelle carte dell'inchiesta: «A tal proposito D’Alessandro affermava: ‘io l'altro giorno quando sono andato a Roma, mi sono incontrato anche con Pier Ferdinando Casini che questo amico mio che stiamo andando giorno 12, praticamente è il braccio destro suo per quanto riguarda l’estero… e mi ha detto Casini che io, qualsiasi cosa avete bisogno, in Albania io… capito?’». Affermazione accolta positivamente dagli altri indagati.
Il commento di Nicola Morra
Il presidente della Commissione parlamentare antimafia ha espresso in una nota la sua soddisfazione per il lavoro degli inquirenti. Gli arresti «dimostrano che lo Stato non solo è presente, ma è anche più forte e tenace» ha scritto.
In una diretta Facebook di questa mattina, Nicola Morra ha dichiarato: «La 'ndrangheta ha questa straordinaria capacità di infiltrarsi dappertutto, di trovare il ventre molle dello stato e della società civile per far soldi». Ha espresso preoccupazione anche per il contenuto emerso dalle indagini: «Se gli uomini che dovrebbero rappresentare le istituzioni democratiche e sono chiamati a combattere la criminalità organizzata cercano invece la criminalità per ottenere voti in cambio di appalti, la situazione è particolarmente grave». Ha concluso ringraziando gli inquirenti e in particolare il procuratore Nicola Gratteri e il nuovo capo della Dia Maurizio Vallone, rivolgendo un appello finale anche alle forze politiche: «Il mio appello è a tutte le forze democratiche sindacali e politiche affinché ci si interessino di meridione, Calabria e anche di Sud».
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