- Azione studentesca è la fucina della futura classe dirigente su cui potrà contare Meloni. La sede nazionale è nel capoluogo toscano.
- È necessario partire dall’indirizzo della sede dei giovani meloniani per comprendere quanto Firenze sia il laboratorio di un progetto politico che smentisce la narrazione moderata della presidente del consiglio.
- Da un lato c’è il progetto identitario, meno noto al grande pubblico, portato a compimento dalle associazioni studentesche, dall’altro la necessità di legittimarsi come forza di destra moderata e conservatrice.
L’aggressione squadrista davanti al liceo Michelangelo di Firenze è opera di un gruppo di sei ragazzi provenienti dagli ambienti di Azione studentesca, l’organizzazione degli studenti di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni al governo del paese. Lo ha confermato la Digos, che ha segnalato gli autori del pestaggio.
Meloni non ha ancora detto nulla sull’accaduto, il suo fedelissimo Federico Mollicone, il più vicino alla galassia giovanile ha invece parlato di una «rissa» tra gruppi contrapposti e il partito ha annunciato un’interrogazione al ministro dell’Interno per ricostruire con esattezza la dinamica dei fatti. I collettivi e diverse associazioni hanno organizzato una manifestazione antifascista per martedì 21, il corteo sfiorerà l’area in cui si trova la sede di Azione studentesca. Il tutto con un clima già teso, con Meloni alle prese con un presunto «pericolo anarchico» per il caso Cospito.
Azione studentesca è la fucina della futura classe dirigente su cui potrà contare Meloni. La sede nazionale è nel capoluogo toscano. È necessario partire dall’indirizzo della sede dei giovani meloniani per comprendere quanto Firenze sia il laboratorio di un progetto politico che smentisce la narrazione moderata della presidente del consiglio, che da tempo ha iniziato un processo di ripulitura dell’immagine descrivendo il suo partito distante dalla nostalgia del ventennio fascista. Se il partito prova in tutti i modi a legittimarsi in Europa e nel mondo come l’officina dei nuovi conservatori, sulla scia dei Tory inglesi e dei repubblicani americani, alla base di Fratelli d’Italia ci sono le accademie giovanili che fondano ancora la loro retorica su simboli e storie intrecciate al neofascismo. Una promiscuità con il neofascismo che a Firenze è più visibile che altrove.
I vertici di Fratelli d’Italia giocano su più tavoli. Da un lato c’è il progetto identitario, meno noto al grande pubblico, portato a compimento dalle associazioni studentesche, dall’altro la necessità di legittimarsi come forza di destra moderata e conservatrice, un’opera di restyling curata soprattutto da Raffaele Fitto, Meloni stessa e altri pochi fedelissimi.
Azione studentesca
La militanza nelle scuole è un investimento per Fratelli d’Italia. Aver dedicato tempo e risorse ha dato buoni frutti. Lo dimostra il balzo di Azione studentesca in Toscana alle elezioni per la consulta degli studenti. L’organizzazione degli studenti è stata peraltro il trampolino per Meloni, presidente di Azione studentesca nel 1996.
Chi fa parte di questo gruppo ha più libertà di esprimere gli ideali che ai piani alti del governo per pudore spesso sono costretti a rinnegare per evitare figuracce internazionali. Azione studentesca così come Azione universitaria fanno capo al movimento Gioventù nazionale, finanziato direttamente da Fratelli d’Italia: nel bilancio 2021 emergono i 105 mila euro donati dal partito ai giovani meloniani. Con parte di questi soldi vengono organizzati numerosi eventi e servono a mandare avanti le macchine organizzative delle associazioni studentesche.
Tra le manifestazioni più importanti c’è Agoghè, organizzata da Azione studentesca, il gruppo cioè da cui provengono gli assalitori andati in scena davanti al liceo Michelangelo di Firenze. Agoghè è un campo di formazione, il cui nome greco richiama alla rigida educazione e al duro allenamento cui erano sottoposti i bambini spartani fino all’età di sette anni. Gli ospiti del campeggio sono stati vari, soprattutto parlamentari di Fratelli d’Italia, ma non solo. Nella platea di queste e delle passate edizioni c’erano soprattutto ragazzi. Ognuno di loro con le magliette di Azione studentesca, il logo davanti e una frase bianca impressa dietro. Non erano pochi quelli con l’evocativo “Sangue e terra”, scritto tra “Spirito e volontà” e “Onore e muscoli”. Blut und Boden, sangue e terra in tedesco, è un’espressione sui cui si fonda l’ideologia razzista, coniata da un nazista poi diventato ministro di Adolf Hitler.
Nostalgia canaglia
Il laboratorio dove si incrociano destra istituzionale e cameratismo è Casaggì, «spazio identitario» nato nel 2005, che può permettersi l’utilizzo di simboli più radicali. All’interno di Casaggì ha sede Azione studentesca. Nelle stanze di Casaggì si sono formati militanti poi diventati consiglieri comunali o regionali con FdI. Allo stesso tempo c’è un solido legame con i neofascisti del terzo millennio di CasaPound, che infatti non hanno mancato di esprimere solidarietà dopo il raid davanti al liceo non alle vittime bensì agli amici “camerati”. Uno dei fondatori di Casaggì è Marco Scatarzi, che è stato anche dirigente di Azione giovani, il movimento giovanile di Alleanza Nazionale.
«Scelgo di vivere nell’idea, di essere l’idea...». Questa frase a molti dirà ben poco. Ma è il finale del giuramento che dovevano fare i militari del battaglione italiano delle Waffen SS, come atto di devozione a Hitler. Vivere l’idea, essere l’idea campeggia su un muro di Casaggì, con sotto alcune foto di personaggi che i militanti considerano di riferimento: c’è Evita Perón, ma anche, certamente fino a qualche tempo fa, Alessandro Pavolini, gerarca, ministro di Mussolini, fondatore delle brigate nere, famigerato per lo squadrismo violento di cui fu tra i massimi interpreti.
I militanti di Casaggì ricordano ogni anno i caduti repubblichini nazifascisti della Repubblica sociale italiana al cimitero di Trespiano (Firenze). Allo stesso modo celebrano la battaglia di El Alamein, condotta dalla corazzata italo-tedesca comandata dal federmaresciallo nazista Erwin Rommel.
Circola da tempo un volantino sulla strage di Bologna sui social di Azione studentesca e di Casaggì: «Noi non eravamo a Bologna», riferito alla strage neofascista del 2 agosto 1980. Basterebbe questo a definire una volta per tutte i contorni di queste associazioni giovanili del partito. Noi chi?, verrebbe da dire, visto che gli imputati e poi condannati erano tutti membri dei Nuclei armati rivoluzionari, la colonna della destra eversiva di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro.
Tra le attività promosse da Casaggì c’è il combattimento, sport praticato anche nei campi di Azione studentesca. E il sostegno ai «camerati sotto processo», «la comunità non dimentica». Altro che conservatori moderati, Meloni dovrà fare i conti non tanto con il passato delle origini neofasciste, ma con questo presente fatto di piccoli meloniani che non rinnegano nulla del fascismo.
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