È dicembre del 2022, l’inverno dei Mondiali di calcio e anche della vittoria del Marocco sulla Spagna. Quella che dovrà essere una notte magica per chi si sta dirigendo in piazza Bra, a Verona, si trasforma in un incubo. «Un gruppo compatto, vestito di nero, con volto travisato e armato di bastoni, cinture e altri oggetti contundenti» aggredisce alcuni cittadini di nazionalità marocchina, compresi bambini, al grido di «tornate al vostro paese».

Finestrini in frantumi, parabrezza di automobili colpiti a più riprese. Minacce, insulti e urla. I protagonisti, che in gruppo si scagliano contro i cittadini stranieri, sono estremisti di destra e di Casapound. A luglio scorso sette tra loro sono stati arrestati (sei si trovano ancora ai domiciliari), ma oggi l’inchiesta si allarga.

Sono infatti trentadue, tre dei quali minori, gli indagati dalla procura di Verona. A tutti, in base a quanto si legge nell’atto di chiusura indagini firmato dalla pm Silvia Cacciotti, vengono contestati i reati, in concorso, di violenza privata, lesioni e danneggiamento. A dodici è imputata l’aggravante della discriminazione razziale.

AGGRESSIONE ALLA FESTA IN ROSSO

E non c’è solo “l’episodio” relativo alla sera dei Mondiali. Il pubblico ministero contesta, nel lungo elenco, anche quanto avvenuto, sempre a Verona, alla “Festa in rosso”, la manifestazione di Rifondazione Comunista, di luglio 2023.

Ancora una volta il gruppo di estrema destra con «volto travisato da sciarpe e caschi da moto, armato di bastoni e cinture, introducendosi all’interno dell’area verde “San Martino” dove era in corso la manifestazione, aggrediva alcuni degli organizzatori e i partecipanti all’evento, lanciando al loro indirizzo pietre e sassi».

Più in particolare l’aggressione «causava – si legge negli atti giudiziari – una ferita abrasa al cuoio capelluto all’organizzatore della festa» e, tra le altre cose, «lesioni consistite in una ferita all’interno dell’avambraccio sinistro e al gomito sinistro nonché un’ecchimosi sulla coscia destra a un altro partecipante all’evento».

Tra i sette arrestati del 12 luglio ci sono Mattia Sembenini, Marco Scarsini, Leonardo Dolci, Carlo Andrei, Mattia Maggio e Daniele Tornieri, che restano in misura, al contrario, come si diceva, di Edoardo Benedetti per il quale il tribunale del riesame ha annullato l’ordinanza di custodia.

I “nuovi” indagati dalla procura di Verona, esclusi i tre minorenni per cui è invece competente la procura di Venezia, sono Andrea Contolini, Federico Stoimenov, Simone Soave, Nicolò Pieropan, Adriano Verzè, Andrea Bertoncelli, Alessio Tisato, Leonardo Zecchinelli, Luca Fontana, Gabriele Coin, Matteo Rosi, Umberto Fioretta, Nicola Pomari, Mattia Zardini, Edoardo Speranzini, David Gironda, Maximilian Finotti, Matteo De Fusto, Davide Corrà, Matteo Cela, Michele Bollo e Riccardo Cerato. Hanno quasi tutti meno di trent’anni.

Volti e nomi noti, alcuni. I destinatari delle misure cautelari sono ad esempio noti alla forze dell’ordine per atti della medesima indole, alcuni dei quali compiuti anche in ambito sportivo.
Oltre alla militanza nei contesti dell’estremismo di destra scaligero, alcuni di loro gravitano del resto anche nel gruppo Ultras “North Side” del Chievo Verona.

«Sono militanti attivi nella sezione veronese di CasaPound Italia e hanno dimostrato di essere pronti, per sostenere i propri ideali politici, oltre che per manifestare il proprio approccio discriminatorio di matrice razziale, all’uso della forza e dello strumento dell’intimidazione», scriveva la giudice del tribunale di Verona Carola Musia firmando l’ordinanza di custodia cautelare che ha ricostruito tutte le aggressioni e gli episodi tra loro legati dal filo nero della violenza.

«Non hanno provato alcuna remora nell’avventarsi con ferocia anche contro soggetti estranei alle loro logiche di scontro politico – come avvenuto per il gruppo di minorenni che ha avuto la sfortuna di camminare per via Mazzini nel momento di passaggio del gruppo di militanti frustrati dal mancato scontro con gli antagonisti – o contro soggetti inermi, come i bambini trasportati sulle auto dei cittadini marocchini e gli avventori, anche anziani, della festa in rosso», diceva ancora l’ordinanza di un mese fa. A segno del clima d’odio e discriminatorio presente in città.

LA REAZIONE

«Quando avremo notizia della chiusura indagini – aveva detto a luglio scorso Massimiliano Acerbo, segretario nazionale del partito della Rifondazione Comunista – ci costituiremo parte civile come abbiamo già fatto a Bari dopo l’aggressione da parte di squadristi di Casapound alla nostra ex parlamentare europea Eleonora Forenza e altri compagni. Verona è da troppi decenni un caposaldo della destra che, quando governava la città, non disdegnava di organizzare, senza incontrare opposizione istituzionale, concerti nazirock o eventi che inequivocabilmente si configuravano come anticostituzionali in quanto apologetici del fascismo o del nazismo. Il governo – aveva concluso Acerbo – ha l’obbligo costituzionale di sciogliere tutti i gruppi neofascisti».

© Riproduzione riservata