C’è una bambina di 5 anni disabile al 100 per cento in un passeggino, avvolta in una coperta. Il suo corpo non si muove. È immobile. «Immaginate una bambina con un corpo di cinque anni ma con un cervello di pochi mesi», è il duro racconto riferito da chi l’ha visitata e che ha scelto di rimanere anonimo.

È la seconda metà di febbraio. Siamo davanti all’hotspot di Lampedusa la bambini che ha origini tunisine, sta per essere trasferita insieme alla madre e al padre all’interno della GNV Splendid, una delle navi della compagnia italiana Grandi Navi Veloci a cui dal 12 aprile dello scorso anno un decreto della Protezione Civile ha affidato, con procedura di aggiudicazione diretta, la possibilità dello svolgimento del periodo di “quarantena”, a bordo, «delle persone straniere sbarcate autonomamente e delle persone soccorse da navi battenti bandiera straniera».

In realtà, lo stesso decreto aveva individuato nel Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell'Interno il soggetto attuatore delle procedure e, nella Croce Rossa Italiana, quello esecutore; disponendo, inoltre, che il Viminale avrebbe dovuto individuare delle strutture a “terra” per la sorveglianza sanitaria di coloro che sbarcavano in Italia e, soltanto in caso di indisponibilità delle strutture ricettive, dunque, la scelta sarebbe dovuta ricadere sulle navi quarantena.

È andata, però, diversamente. «La procedura eccezionale nel corso dei mesi è stata utilizzata in modo flessibile ed espansivo e rischia, in prospettiva, di venire normalizzata a scapito della tutela dei diritti dei cittadini stranieri in arrivo o addirittura già presenti in Italia», denunciano i giuristi di Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione; i quali nell’ambito del progetto In Limine hanno condotto già centinaia di interviste a cittadini stranieri che, dopo il loro arrivo in Italia, hanno trascorso la quarantena a bordo di una delle navi messe a disposizione dal Governo, dai cui racconti si evidenziano «diversi profili problematici, in primo luogo, si rileva la natura discriminatoria di questa prassi che incide direttamente sulla libertà personale di chi vi è sottoposto», si legge nell’ultimo report pubblicato di recente. Secondo i dati che risalgono allo scorso novembre e che sono stati pubblicati dalla rivista the new humanitarian.org sono oltre 10.000 le persone che sono salite a bordo delle navi quarantena.

Privati della libertà 

Quando la bambina tunisina di soli cinque ann è  salita a bordo della nave quarantena Splendid, per rimanervi ventidue lunghissimi giorni, non è appena sbarcata in Italia, come lo stesso decreto della Protezione Civile prevede. Ma ha già passato insieme ai genitori e ad altre centinaia di persone, adulti ed altri minori, sei notti a dormire all’aperto su materassi di fortuna nei pressi dell’hotspot di Lampedusa.

«A metà febbraio l’hotspot era particolarmente affollato. La capienza complessiva, all’interno, è di 292 persone. Ma quel giorno, però, quando i migranti sono stati trasferiti sulla nave e tra di loro c’era anche la bambina, i registri contavano poco più mille persone ospiti nell’hotspot di Lampedusa», racconta a Domani una fonte ben informata sugli sbarchi dei migranti in Sicilia che ha chiesto di mantenere l’anonimato. E che accusa: «quando la bambina è stata trasferita a bordo della nave, nonostante le visibili precarie condizioni di salute, non è stata mai visitata da un medico».

I genitori della piccola riferiscono: «Abbiamo segnalato diverse volte agli operatori della Croce Rossa a bordo le sue condizioni di salute, ma anche il fatto che da quando eravamo saliti sulla nave la piccola urlava, sbraitava, costantemente. Le succede sempre quando si trova a contatto con tante persone insieme. Eppure, non l’ha visitata nessuno. Sapevamo di dover fare soltanto 14 giorni di quarantena e invece abbiamo passato 22 giorni sulla nave. Sono state giornate terribili. Nessuno ci ha spiegato perché siamo rimasti a bordo per così tanto tempo». Ora, però, dopo diverse segnalazioni presentate alle autorità sanitarie competenti, al Garante dell’infanzia e dell’adolescenza da parte dei giuristi dell’Asgi e dell’associazione Lasciatecientrare, la famiglia tunisina è stata trasferita in un centro di accoglienza, mentre la bambina è stata dimessa dopo un ricovero in ospedale e continua a essere seguita dai medici. 

Diritti

Storie di violazioni di diritti umani. Come quella di Rami,  rinchiuso per molto tempo in una struttura che ospita migranti che devono fare la quarantena a Siculiana, in provincia di Agrigento, senza capirne il perché, dato che lui la quarantena l’ha già fatta per 20 giorni su una nave e, soprattutto, senza sapere nulla del suo destino e della propria situazione giuridica. Di lui si sono perse le tracce, è scappato. 

Tra maggio e novembre dello scorso anno gli avvocati dell’Asgi avevano intervistato decine di migranti, soprattutto tunisini, i quali avevano dichiarato, all’unanimità, «di non essere a conoscenza dell’esistenza a bordo delle navi di servizi di assistenza psicologica o di forme di supporto rivolte a persone vulnerabili o con bisogni particolari».  Eppure, ormai sei mesi fa, durante una riunione del tavolo di coordinamento nazionale per le politiche di accoglienza, la Ministra degli Interni, Luciana Lamorgese, lo aveva riconosciuto che è una «soluzione sbagliata». «Le navi quarantena le consideriamo una soluzione sbagliata. Ho dato disposizioni affinché non vengano più inviate persone positive sulle navi e che quindi si trovino soluzioni sul territorio», aveva detto Lamorgese il 14 ottobre. E invece, secondo quanto previsto dall’ultimo avviso pubblico per l’aggiornamento dell’elenco delle unità navali, le stesse saranno in funzione fino alla cessazione dello stato di emergenza, ad oggi prorogato al 30 aprile 2021, «e potranno essere utilizzate anche per persone giunte sul territorio attraverso le frontiere terrestri», si legge nel bollettino del Ministero degli Interni. Tanto che nei giorni scorsi Lamorgese rispondendo a un’interrogazione della destra sul tema ha invece rassicurato sul fatto che i migranti passano un periodo di quarantena sulle navi. 

© Riproduzione riservata