- La gara di solidarietà nei confronti del ministro Luigi Di Maio trascura un piccolo dettaglio: gli esagitati no Pass che su Telegram evocano per lui “il cappio al collo” sono probabilmente parte di quello schieramento no-vax piccolo ma battagliero al quale per tanti anni i Cinque stelle si sono rivolti.
- Movimento Cinque stelle e Lega oggi si trovano sotto accusa da parte degli estremisti perché sono quelli che hanno mutato maggiormente le proprie posizioni.
- La Lega, ancora prima della coalizione gialloverde, sposava appieno la logica no-vax, che poi Matteo Salvini ha coltivato durante tutta la pandemia.
La gara di solidarietà nei confronti del ministro Luigi Di Maio trascura un piccolo dettaglio: gli esagitati no Pass che su Telegram evocano per lui “il cappio al collo” o “il piombo” sono probabilmente parte di quello schieramento no-vax piccolo ma battagliero al quale per tanti anni i Cinque stelle si sono rivolti.
La rabbia specifica contro l’ex capo politico del Movimento sembra quella di sostenitori delusi: ma come, proprio voi appoggiate l’obbligatorietà del Green Pass anche nelle scuole o negli uffici pubblici? A Milano una donna e un uomo con precedenti penali e forse troppo alcol in corpo si sono accaniti su un banchetto proprio del Movimento Cinque stelle, difficile trarne conclusioni, ma di certo mai i pentastellati erano stati considerati una forza identificata con le ragioni delle politiche vaccinali più restrittive.
La degenerazione
Crescono i timori per la degenerazione di una protesta strisciante da mesi che ora adotta toni e pratiche di protesta che ricordano quelle dei gilet gialli che per un anno hanno devastato Parigi ogni sabato. Nelle piazze ci sono le aggressioni ai giornalisti, prima Antonella Alba di Rainwes, poi Francesco Giovannetti di Repubblica. L’infettivologo Matteo Bassetti di Genova che viene insultato e minacciato per strada, mentre i no-vax lo inseguono anche sul cellulare.
Per ora di fisico e concreto c’è poco: nel canale Telegram “Basta dittatura” di cui in tanti si sono accorti ieri – 42.000 iscritti – ci sono insulti e minacce un po’ per tutti: politici, esponenti del governo, giornalisti, soprattutto se di giornali di destra un tempo considerati amici, tipo Libero, oggi schierato a favore dei vaccini. Ma i no-vax sono esaltati, mica scemi e quindi ogni articolo che denuncia le loro bravate (come questo) viene poi apprezzato. «Grazie ai leccaculi del Fattoquotidiano per la pubblicità a gratis», si legge per esempio.
Si capirà nei prossimi giorni se si tratta dell’embrione di un movimento eversivo, che riuscirà davvero a bloccare le stazioni o organizzare una specie di sciopero nazionale, oppure di semplici intemerate digitali prive di conseguenze.
Quel che è certo è che questi deliri no-vax hanno trovato piena legittimazione ai più alti livelli delle istituzioni in questi anni, con il Movimento Cinque stelle e la Lega che oggi si trovano sotto accusa non tanto perché incarnano l’ala più rigorista della maggioranza, quanto perché sono quelli che hanno mutato maggiormente le proprie posizioni.
I Cinque stelle hanno portato le logiche no-vax in parlamento e le hanno rese parte dell’identità del Movimento, al punto che, per esempio, nel 2018 la consigliera regionale del Lazio Roberta Lombardi scrive proprio a Di Maio per chiedergli di intervenire sull’allora senatrice Elena Fattori che era troppo schierata a favore dei vaccini: Lombardi non vuole fare eventi elettorali congiunti perché le posizioni di Fattori “in tema di salute e vaccini che sono individualistiche e fuori dalla linea politica nazionale”. Nel non così lontano 2010 il giovane avvocato Alfonso Bonafede da Firenze scriveva a Beppe Grillo che era riuscito a far avere un risarcimento a un bambino autistico che si era vaccinato.
C’è stato il folklore dei vari Sara Cunial o Carlo Sibilia – un altro che oggi si schiera con Di Maio e contro i no-vax – oppure Paola Taverna, che sempre nel 2018 ricordava con nostalgia quando la zia convocava i cugini del figlio con la malattia esantematica e poi «se sgrugnava tutti e sette i nipoti, così tutti e sette i nipoti c’avevano la patologia e se l’erano levata dalle palle».
La battaglia contro la legge Lorenzin
Ma oltre al folklore c’è stata una lunga battaglia politica contro il decreto Lorenzin che, per contrastare il progressivo calo di vaccinazioni, soprattutto contro il morbillo, ha portato i vaccini obbligatori per i minori di 16 anni da sei a dieci. Contro quella legge si è saldato un vasto schieramento no-vax, appena nascosto dietro la sfumatura di contestare soltanto l’obbligo e non l’efficacia del vaccino.
La ministra Giulia Grillo, arrivata dopo Beatrice Lorenzin, alla fine ha confermato l’impianto della legge e ha perfino annunciato di vaccinare il figlio che stava aspettando. Oggi non è più nei Cinque Stelle. Di fronte a certe derive, nel 2019 perfino Beppe Grillo prende una posizione che ribalta le invettive anti-vacciniste di tanti suoi spettacoli e si schiera nientemeno che con Roberto Burioni.
La Lega, ancora prima della coalizione gialloverde, sposava appieno la logica no-vax, che poi Matteo Salvini ha coltivato con altri termini e argomenti durante tutta la pandemia, prima opponendosi alle mascherine, poi ai lockdown, e infine ai vaccini attaccando il Green Pass.
Durante la battaglia contro la legge Lorenzin, Salvini annunciava che appena arrivato al governo l’avrebbe cancellata (poi non lo ha fatto). Ma la parte in teoria moderata della Lega, quella incarnata dal presidente del Veneto Luca Zaia, passava intanto dalle parole ai fatti con un ricorso alla Corte costituzionale, nel tentativo di far prevalere la filosofia veneta dell’adesione volontaria alle vaccinazioni.
La Corte ha respinto il ricorso e ha stabilito il principio del “dovere di solidarietà”, anche perché si limita a rendere obbligatori vaccini che erano già offerti ma non adeguatamente richiesti.
Sono passati alcuni anni e una pandemia, ma anche ora quando Carlo Calenda ha provato a indire una manifestazione pro-vax a Roma è rimasto solo (e non per i rischi di contagio negli assembramenti). A ben guardare, anche le dichiarazioni di solidarietà a Di Maio che arrivano da leghisti e Cinque stelle evitano di entrare nel merito dell’obbligatorietà (o dell’efficacia) dei vaccini. E il passo dalle campagne contro la legge Lorenzin a i piani per bloccare le stazioni contro il Green Pass si rivela piuttosto breve.
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