Marco e Gabriele Bianchi sono stati condannati per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, pestato a morte nel settembre del 2020
I fratelli Marco e Gabriele Bianchi sono stati condannati in primo grado all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Frosinone nel processo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il giovane pestato a morte a Colleferro nel settembre del 2020. Per Mario Pincarelli la condanna è di 21 anni, mentre sono 23 gli anni di prigione per Francesco Belleggia. Sono stati tutti condannati di omicidio volontario.
«È una sentenza giusta ma il dolore resta infinito», ha detto il padre di Willy. I giudici hanno così confermato la richiesta dell’ergastolo formulata lo scorso 12 maggio dall’accusa. La procura di Velletri, che ha coordinato le indagini sul caso, aveva chiesto la condanna a 24 anni di carcere per Mario Pincarelli e Marco Belleggia. Secondo il gip di Velletri, Giuseppe Boccarrato, i quattro accusati dell’uccisione di Willy Monteiro Duarte hanno colpito il 21enne con la «consapevolezza» di ucciderlo o di ferirlo gravemente.
Le reazioni
«È quello che speravamo in relazione al lavoro svolto, ma sappiamo che il giudizio poi si presta a delle variabili e il fatto aveva un contesto e delle sfumature che potevano dare adito a una diversa valutazione. Tuttavia le prove che avevamo prodotto erano, a nostro avviso, assolutamente sufficienti e più che fondate per chiedere quello che abbiamo chiesto», ha detto il pm Giovanni Taglialatela. Di diverso avviso è il difensore dei fratelli Bianchi, che già annuncia che farà appello: «È stato un processo mediatico. Va contro tutti i principi logici. Leggeremo le motivazioni e poi faremo appello. Siamo senza parole».
LE TESTIMONIANZE
Ad avvalorare la tesi d’accusa del gip ci sono anche le dichiarazioni dei testimoni. L’ordinanza sottolinea come «gli informatori sentiti nel corso delle indagini confermavano che Willy veniva aggredito nonostante fosse del tutto estraneo alla discussione in corso tra Belleggia e gli amici di Zurma, sicché i quattro indagati nel colpirlo e infierendo con crudeltà su un ragazzo inerme, erano animati semplicemente dalla volontà di dimostrare la forza del proprio gruppo».
Nel condurre le indagini i carabinieri si sono avvalsi anche delle intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno permesso di raccogliere nei confronti degli indagati gravi indizi di colpevolezza.
© Riproduzione riservata