L’indagine della Procura di Bergamo per epidemia colposa parte dalla mancata chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo e affronta i centri decisionali nazionali e internazionali, chiede conto a Roma e a Ginevra dell’impreparazione dell’Italia di fronte alla pandemia
- Il numero due dell’Oms, Ranieri Guerra, è indagato per false dichiarazioni ai pm di Bergamo. I magistrati gli contestano 11 dichiarazioni rilasciate nell’audizione del 5 novembre 2020.
- Le ipotesi di reato sono contenute in una rogatoria nei confronti dell’Oms inviata l’8 marzo scorso al ministero della Giustizia e alla Farnesina e firmata dal procuratore di Bergamo Antonio Chiappani e dall’aggiunto Maria Cristina Rota.
- Ranieri Guerra, contattato da Domani, si è detto «sorpreso e amareggiato» precisando di confidare che «l’Oms possa chiarire ogni punto di quanto richiesto dalla Procura».
Era partita come un’inchiesta sulla mancata chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo, moltiplicatore del contagio in provincia di Bergamo nel febbraio scorso. Ma l’indagine della Procura di Bergamo per epidemia colposa ormai punta molto più in alto, affronta i centri decisionali nazionali e internazionali, chiede conto a Roma e a Ginevra dell’impreparazione dell’Italia di fronte alla pandemia. E nel registro degli indagati è finito anche il numero due dell’Oms, Ranieri Guerra. Al centro di polemiche per la censura di un report indipendente dell’Oms sull’Italia, il direttore aggiunto Guerra aveva sempre assicurato di non aver «fatto ritirare alcun rapporto», e il 5 novembre scorso l’ha ribadito anche di fronte agli inquirenti: nessuna pressione sui ricercatori dell’ufficio Oms di Venezia per far sparire il documento «An unprecedented challenge: Italy’s first response to Covid-19», che nel maggio scorso aveva rivelato la vera data del piano pandemico italiano, risalente all’aprile del 2006. Ma il contenuto di una chat agli atti dell’inchiesta smentisce il numero due dell’Oms. E i pm guidati dal procuratore Antonio Chiappani ora indagano Guerra per false dichiarazioni: per i magistrati, nel corso dell’audizione l’alto funzionario avrebbe mentito undici volte, otto delle quali solo sul caso del report ritirato. Guerra, in qualità di dirigente di un’agenzia dell’Onu, gode di immunità diplomatica.
Le contestazioni
Le contestazioni della procura sono contenute in una rogatoria nei confronti dell’Oms inviata l’8 marzo scorso al ministero della Giustizia e alla Farnesina. Proprio il 14 maggio 2020, data in cui il rapporto finito al centro di un caso internazionale viene rimosso a poche ore dalla pubblicazione, Guerra scriveva un messaggio al presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro: «Sono stato brutale con gli scemi del documento di Venezia. Alla fine sono andato su Tedros e fatto ritirare il documento». Facendo riferimento quindi a un possibile intervento diretto nella vicenda del direttore generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus. Sempre a Brusaferro, Guerra spiegava di volersi assicurare che il documento non fosse più reperibile sul web: «Sto ora verificando un paio di siti laterali e di social media dove potrebbe essere ancora accessibile per chiudere tutti i canali». Pensando alle ritorsioni: «Spero anche di far cadere un paio di incorreggibili teste».
Il rapporto
Perché occorreva ritirare a tutti i costi quel rapporto? Guerra pretendeva che i ricercatori coordinati dal funzionario Oms Francesco Zambon scrivessero che il piano pandemico italiano aveva avuto un «ultimo aggiornamento dicembre 2016», come raccontato da Report. Ma l’ufficio di Venezia non ha ceduto alle pressioni precisando che quel documento strategico per affrontare la pandemia era del 2006, e nel 2017 era stato solo «reconfirmed». Mettendo così in imbarazzo il direttore aggiunto Guerra per il suo precedente ruolo di dirigente del ministero della Salute italiano, capo della prevenzione sanitaria tra il 2014 e il 2017, la direzione preposta all’aggiornamento di quel piano. Che invece non fu mai modificato. Forse anche perché, come ha spiegato Guerra in un’intervista a Repubblica, i soldi non c’erano e le priorità del ministro dell’epoca erano altre.
La preoccupazione
È evidente la preoccupazione del numero due dell’organizzazione di Ginevra, che in quei mesi è anche «inviato» a Roma come collegamento tra il ministero della Salute e l’Oms. Il 17 maggio 2020 Guerra scriveva ancora a Brusaferro: «Dovremmo anche vedere cosa fare coi miei scemi di Venezia. Come sai ho fatto ritirare quel maledetto rapporto». Comincia quindi un tentativo di revisione del testo coordinato insieme al capo di gabinetto del ministro della Salute Roberto Speranza, Goffredo Zaccardi. Il «maledetto» rapporto può ancora essere salvato ma va prima «riletto, emendato e digerito assieme». Guerra regge le fila e informa costantemente il presidente dell’Iss. Ecco un nuovo scambio tra i due il 18 maggio: «Hola. Vedo Zaccardi alle 19.00. Vuoi che inizi a parlargli dell’ipotesi di revisione del rapporto dei somarelli di Venezia? Poi ci mettiamo d’accordo sul come??». Brusaferro sembra d’accordo: «Certo va bene».
Il ministro Speranza
Il consigliere Zaccardi, uomo di fiducia del ministro Speranza, a quanto pare preferisce una linea più attendista: «Cdg (il capo di gabinetto, ndr) dice di vedere se riusciamo a farlo cadere nel nulla», scrive sempre Guerra a Brusaferro. «Se entro lunedì nessuno ne parla vuole farlo morire». Ma il 13 agosto 2020 The Guardian dà la notizia di un rapporto indipendente dell’Oms sull’Italia ritirato e cancellato su richiesta del direttore aggiunto Ranieri Guerra. È la prima breccia nel muro alzato dai vertici dell’Organizzazione mondiale della sanità sul rapporto sparito, che stando ad una lettera inviata il 28 maggio dal funzionario Zambon al direttore generale Ghebreyesus avrebbe addirittura creato un «grave incidente diplomatico con il ministro della Salute italiano». Una circostanza di cui la Procura ha chiesto conferma all’Oms, anche perché il ministro Speranza rispondendo ai pm ha invece definito il report «un documento del tutto indifferente per lo Stato italiano».
Scontro interno
In seguito sarà la trasmissione Report a raccontare lo scontro interno all’Oms e a mostrare la corrispondenza tra il direttore aggiunto Guerra e il funzionario Zambon sul report incriminato. Il primo chiedeva al secondo correzioni immediate della data del piano pandemico: «Devi correggere subito nel testo (…) Adesso blocco tutto con Soumya (la scienziata capo dell’Oms Soumya Swaminathan, ndr). Fammi avere la versione rivista appena puoi. Così non può uscire. Per favore niente cazzate». Così la Procura di Bergamo, che indaga per epidemia colposa e falso in relazione al devastante contagio che ha colpito la Bergamasca nella primavera scorsa, decide di approfondire anche questa vicenda, convocando i ricercatori dell’ufficio Oms di Venezia, il coordinatore Zambon e il direttore aggiunto Guerra. Ma l’Oms invoca l’immunità diplomatica ordinando ai suoi esperti di non testimoniare. Scoccano vistose scintille istituzionali. Nel frattempo però Guerra si presenta a sorpresa a Bergamo il 5 novembre 2020 per riferire ai magistrati.
Il piano vecchio
I pm vogliono sapere perché il piano del 2006 non è stato aggiornato. In assenza di variazioni epidemiologiche e di indicazioni dell’Oms, secondo Guerra non sarebbe stata necessaria alcuna modifica del piano. Prima «dichiarazione falsa» per la Procura: le pandemie di influenza suina nel 2009 e di Mers nel 2012 per i pm avevano mutato il quadro epidemiologico, inoltre a giugno 2013 e a maggio 2017 erano state licenziate linee guida Oms per l’aggiornamento dei piani. Guerra è indagato anche per aver dichiarato che il rapporto Oms di Zambon non era stato validato dagli uffici dell’Oms, mentre risulta che sia stato approvato il 7 e l’8 maggio da due funzionari dell’Oms di Copenhagen, e l’11 maggio dalla scienziata capo Swaminathan. Altro passaggio chiave della ricostruzione di Guerra riguarda il disappunto del ministro Speranza per non essere stato informato dell’imminente uscita del report che definiva la reazione dell’Italia al virus «caotica, improvvisata, creativa». Ma risulta al contrario che Zambon inviò settimane prima, su richiesta di Guerra, un indice aggiornato del rapporto perché venisse sottoposto a Speranza, ringraziando addirittura Guerra per l’«intermediazione con il ministro».
Il presidente dell'Iss Brusaferro
Dopo la pubblicazione del rapporto, il 14 maggio anche Brusaferro appare smarrito e chiede spiegazioni a Zambon: «Guerra mi ha chiesto l’outline ancora un mese fa e mi ha promesso che ne avrebbe parlato col ministro e con te - risponde Zambon al presidente dell’Iss Brusaferro -. Poi ti giro la email. Ti puoi immaginare che non volevo certo creare problemi al mio paese. Anzi. Tutti i commenti che ricevo stamattina sono di ammirazione per l’Italia». Quelle dei magistrati per il momento sono solo ipotesi di reato, che andranno valutate alla luce delle acquisizioni documentali chieste a Ginevra tramite i canali diplomatici. Ranieri Guerra, contattato da Domani, si è detto «sorpreso e amareggiato» precisando di essere «in assoluta buonafede» e di confidare che «l’Oms possa chiarire ogni punto di quanto richiesto dalla Procura», da cui è disponibile a farsi sentire nuovamente. Alcune settimane fa Zambon, che ha più volte denunciato le pressioni e il timore di ritorsioni, si è licenziato dall’Oms. Il suo rapporto non è più stato ripubblicato.
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