A otto mesi dal via, i Giochi di Parigi fanno i conti con problemi organizzativi in continuo aumento. Dalla sicurezza ai trasporti, passando per la polemica sulla partecipazione degli atleti russi, le tensioni intorno alle Olimpiadi stanno trasformando la festa annunciata in un incubo. E gli abitanti della capitale francese sono sempre più preoccupati
Parigi val bene una mossa. A circa 8 mesi dall’inizio dei Giochi la capitale francese è un bateau mouche che placidamente viaggia verso il caos.
La prospettiva che questa edizione passi alla storia come le Olimpiadi della permacrisi è l’effetto di una catena globale della crisi che parte dalla pandemia (da cui deriva, fra l’altro, il taglio di un quarto del lasso di tempo fra un’edizione e l’altra, causa slittamento all’estate 2021 dei Giochi di Tokyo 2020) e giunge alla nuova esplosione del conflitto israelo-palestinese, passando per la guerra russo-ucraina che si avvia a tagliare il traguardo del secondo anno di durata e non accenna a terminare.
Ma è soprattutto il piano interno a preoccupare e in questo senso i francesi si stanno dimostrando bravissimi a complicarsi la vita da sé. Fra scandali di presunta corruzione che hanno colpito il comitato organizzatore e un clima di altissima tensione sul piano del conflitto sociale il quadro è preoccupante, ma ancor più lo è l’immagine di disorganizzazione che da un giorno all’altro fa crescere il rischio di non giungere preparati alla kermesse. C’è da accelerare. Darsi una mossa, appunto. Sperando che basti.
Alla ricerca di agenti
Il più recente fronte di preoccupazione è quello della sicurezza integrata. Come raccontato nei giorni scorsi dal quotidiano Le Monde, c’è fibrillazione nel settore della sicurezza privata perché non si riesce a reclutare abbastanza manodopera. C’è soprattutto un problema di formazione, ma anche i livelli salariali non sono quelli che gli operatori auspicano.
Il risultato di tutto ciò è che il settore arranca. E poiché proprio da lì dovrebbe derivare un grosso apporto per la gestione della sicurezza dei Giochi, ecco che la preoccupazione monta. Ma monta soprattutto perché a Parigi sanno bene che i Giochi sono un palcoscenico perfetto per chi volesse compiere azioni terroristiche, tanto più che su questo fronte la Francia è da sempre un Paese particolarmente nel mirino.
La mente torna agli Europei di calcio del 2016, celebrati quando ancora la ferita della strage del Bataclan e del fallito attentato allo Stade de France era fresca. Attentati che non vennero ripetuti nel corso della manifestazione, che però non venne risparmiata dal diventare il terreno di scorribande per una nuova leva dell’hooliganismo internazionale, quello russo. E adesso che la tensione torna viva, i francesi scoprono di non sapere se possono allestire un dispositivo di sicurezza adeguato alla nuova grande sfida e alle sue minacce.
Per adesso si sa soltanto che in quei giorni la vita dei parigini sarà impossibile. A partire dalla mobilità, che è il problema di tutti i sistemi urbani attraversati da una grande manifestazione. In questo caso, però, le dimensioni delle difficoltà da affrontare potrebbero diventare ancora maggiori del solito.
Le soluzioni organizzative sono estremamente complesse, dal funzionamento imprevedibile e dall’impatto sicuro per la vita dei parigini. La complessità delle misure da approntare in vista dell’evento olimpico è riassunta nell’intervista rilasciata dal prefetto della capitale, Laurent Nuñez, al quotidiano Le Parisien. Ne è sortito il quadro di un dispositivo di sicurezza etichettato come “tentacolare”, con perimetri di protezione estremamente restrittivi intorno ai siti di gara e un sistema di accesso basato sul QR Code che si spera non vada in panne al momento topico.
Del resto, la consultazione delle mappe messe a disposizione sul sito della municipalità di Parigi, con quelle diverse colorature a segnare il progressivo restringimento della facoltà di mobilità intorno ai “perimetri di sicurezza”, prefigura una situazione in cui la vera impresa sarà l’appredimento. Cioè, ritrovarsi davanti a un sistema talmente complesso da riuscire a impararlo e padroneggiarlo soltanto quando i Giochi si saranno conclusi.
La grandeur e il rischio
Ma come conciliare una così draconiana gestione del rischio con l’annunciata grandeur che i francesi proprio non possono dismettere dalla manifestazione? Vasto programma.
Di sicuro c’è che la scelta di dare forma itinerante alla cerimonia d’apertura pone delle condizioni di stress assoluto sul dispositivo di sicurezza. Contrariamente alla norma, la grande festa di avvio della manifestazione non si terrà in uno stadio ma lungo la Senna: una sfilata di bateaux mouches che si snoderà lungo un percorso che potrebbe essere popolato da 600mila persone. Un bell’atto di fiducia in se stesso, per il Paese che progettava un ritorno alla normalità e vedeva nei Giochi una sorta di Expo universale della francesità XXI Siècle. Ma fra il momento in cui tutto ciò veniva ideato e il tempo corrente molte cose sono cambiate. In negativo.
Il rischio di attentati è di nuovo aumentato per via delle crisi globali, a cominciare da quella in Medio Oriente, e le tensioni interne si sono riaccese. L’alto livello di conflittualità raggiunto intorno alla riforma delle pensioni ha mostrato un paese illividito, perennemente sul filo del scontro sociale aspro e governato da élite politiche sconnesse dalla realtà quotidiana. Soprattutto, si è avuta l’ennesima dimostrazione di come la Francia impieghi un attimo a infiammarsi e ad andare così incontro alla paralisi. E se le tensioni sociali rimaste latenti trovassero proprio nei Giochi il palcoscenico giusto per tornare a esibirsi?
Un tram chiamato salasso
Un fronte quasi sicuro di scontro sarà quello dei trasporti. Che per ammissione della sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, non saranno pronti per affrontare lo stress test della grande manifestazione.
Una resa esplicita che è già una sentenza per la macchina organizzativa del Paese. Ma l’inefficienza annunciata avrà anche un costo. Maggiorato.E proprio questo appare come l’aspetto più paradossale della vicenda.
L’autorità regionale dei trasporti ha infatti annunciato che per il periodo compreso fra il 20 luglio e il 4 settembre il costo del biglietto della metropolitana sarà pressoché raddoppiato: da 2,10 euro a 4 euro per la corsa semplice. Il prezzo dei carnet da 10 viaggi passa da 16,90 euro a 32 euro. Dall’autorità regionale si sono affrettati a specificare che il rincaro non andrà a colpire gli abbonamenti mensili e annuali dei residenti, e che dunque graverà sui turisti (è previsto un afflusso di circa 10 milioni di persone), chiamati a coprire il costo dell’incremento di servizio.
Il tempo dirà di quanto indietro torneranno le tariffe a festa finita. In genere un sovrapprezzo rimane e i parigini lo sanno. Perciò diffidano, allo stesso modo in cui cominciano a sentire il medesimo stress che era stato dei londinesi in occasione dei Giochi del 2012. Allora la capitale del Regno fu interessata da una vasta fuga di residenti. Sarà lo stesso per Parigi?
Questo interrogativo chiama ancora una volta in causa la sindaca Hidalgo, che nell’ultimo anno ha avuto un ruolo spiccatamente interventista sui Giochi, al punto da mettersi più volte in posizione di confronto aspro col Cio. Motivo: l’ipotesi di ammettere atlete e atleti russi ai Giochi, sia pure non sotto l’egida della bandiera nazionale. Nei mesi scorsi Hidalgo ha annunciato che l’ipotesi non va nemmeno presa in considerazione: con la guerra in corso, i rappresentanti della Russia devono essere banditi dalle Olimpiadi. Adesso la sindaca si è accorta di avere ben altri problemi. In casa propria. E poco tempo per risolverli.
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