Il ragazzo di Pescara è rinchiuso nel carcere di Badr, a nord della capitale, da un anno circa ed è accusato dai giudici di detenzione di sostanze stupefacenti. Italia Viva chiede a Tajani di mettersi in contatto con l’omologo egiziano, mentre Avs e Si esprimono indignazione e preoccupazione per le sue condizioni
Un tribunale del Cairo ha condannato all’ergastolo Luigi Giacomo Passeri, il ragazzo di Pescara arrestato circa un anno fa in Egitto, per possesso di sostanze stupefacenti. «Siamo ancora scioccati», ha detto il fratello Andrea, precisando che la condanna da scontare nel paese di al Sisi ammonta a 25 anni di carcere. La famiglia, nei mesi scorsi, aveva lanciato l’allarme per le condizioni di detenzione del ragazzo, che aveva iniziato uno sciopero della fame come protesta per il trattamento ricevuto e le lungaggini processuali.
«Lui si è sempre dichiarato innocente, si sente abbandonato», ha raccontato all’Adnkronos, il fratello e spiega che dopo la condanna non ha mai ricevuto contatti dall’ambasciata italiana al Cairo. «Chiediamo allo Stato, alla politica italiana di farlo tornare in Italia, di interessarsi almeno al caso attraverso la documentazione ufficiale rilasciata dalle autorità egiziane in mio possesso. Giacomo è ingiustamente trattenuto lì, si faccia qualcosa per riportarlo al più presto a casa», ha concluso.
Il ragazzo di 31 anni, originario della Sierra Leone e cresciuto a Pescara, si trovava in vacanza in Egitto quando è stato arrestato e portato nel Correctional and rehabilitation center di Badr, nel Nord del Cairo. Ha poi affrontato il processo di primo grado, che si è celebrato il 19 agosto. È il suo avvocato Said Shabaan ad avergli riferito la decisione dei giudici perché Passeri era stato riportato in cella poco prima, ed era quindi assente dall’aula.
«È rinchiuso in una cella con altri 14 detenuti, ci sono mosche e cattivo odore», denuncia un altro fratello, Antonio Marco Passeri. «Fisicamente sta bene», spiega, «ma è provato dal punto di vista psicologico. Faremo sicuramente ricorso, intanto lanciamo un appello allo Stato».
«Condanna inaccettabile»
La pena dell’ergastolo per la detenzione di una piccola quantità di marijuana è «una condanna insensata pronunciata dal Cairo», scrive in una nota Ivan Scalfarotto, responsabile Esteri di Italia Viva, e sollecita un’azione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, chiedendo di prendere immediatamente contatto con il suo omologo egiziano, «anche eventualmente convocando l'ambasciatore dell’Egitto alla Farnesina, per far sentire la protesta più vibrante per una decisione che non presenta alcuna ragionevolezza o proporzionalità».
Una condanna «non accettabile» anche per Più Europa, che chiede alla Farnesina di convocare l’ambasciatore egiziano: «Nelle scorse settimane avevamo sollevato il caso attraverso una interrogazione ricevendo dal governo una risposta dai toni rassicuranti minimizzando la situazione». E, sottolineano, che «la partnership tra Italia ed Egitto sui temi economici, energetici e migratori non può ignorare questo ulteriore episodio giudiziario sproporzionato e intollerabile nei confronti di un cittadino italiano.
Anche Alleanza Verdi e Sinistra e Sinistra Italiana hanno espresso «preoccupazione, indignazione e sconcerto, per le sorti di Luigi Giacomo Passeri», ricordando le vicende Regeni e Zaki. «È stato detenuto senza traduttori, sottoposto a un interrogatorio senza avvocati», affermano il vicecapogruppo dei deputati di Avs Marco Grimaldi e il segretario regionale di Sinistra Italiana Abruzzo Daniele Licheri, che in questi mesi avevano seguito la vicenda.
Senza indagare le accuse, ciò che è importante, dicono Grimaldi e Licheri, è che tutti i prigionieri siano «trattati rispettando la loro dignità, senza mettere in atto trattamenti inumani o degradanti; che a tutti deve essere garantito l'accesso a informazioni scritte sui loro diritti e sull'accesso alla consulenza legale; che tutti i detenuti hanno diritto a comunicare con la loro famiglia; che diverse categorie di detenuti devono essere tenute separate tenendo conto di genere, età, precedenti penali, la ragione giuridica per la loro detenzione; che a ciascuno devono essere adeguatamente forniti acqua, cibo, indumenti e biancheria pulita; che ogni carcere deve garantire l'accesso tempestivo a cure mediche in caso di urgenza». Ma, proseguono, sono tutte condizioni che il carcere di Badr ha negato.
«Cosa ha fatto il Governo per evitare che Luigi Giacomo Passeri non subisse un processo farsa e una detenzione che rischia di portargli via tutta la sua giovane vita?», hanno concluso.
La nota della Farnesina
Il ministero degli Esteri, in una nota, ha fatto sapere che il capo della cancelleria consolare dell’ambasciata italiana al Cairo, accompagnato da un interprete, ha assistito in qualità di osservatore all’udienza del 19 agosto. «Lo stesso giorno, l'avvocato ha informato la sede che il signor Passeri è stato condannato a 25 anni di detenzione (quindi non all'ergastolo)», si legge nella nota.
Passeri, spiega la Farnesina, è accusato di essere stato trovato in possesso di «un importante quantitativo di stupefacenti tra cui anche numerosi ovuli, da lui ingeriti, contenenti anche essi stupefacenti». Motivo per cui «lo hanno condannato per traffico internazionale di droga».
Secondo quanto scrive il ministero, il legale ha già informato l’ambasciata dell’intenzione di presentare ricorso. «L’ambasciata», conclude la nota, «in stretto coordinamento con la Farnesina, sta continuando a seguire il caso con la massima attenzione, attraverso costanti contatti con il legale del connazionale e ha richiesto alle competenti autorità egiziane di autorizzare una visita consolare in carcere con la massima urgenza, per prestare ogni necessaria assistenza».
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