- Il tribunale penale di Frosinone ha assolto i gestori dei portali Cineteka.net, filmakerz.org, filmakers.org, accusati della violazione penale delle norme sul diritto d’autore, respingendo le richieste dalla Siae.
- Secondo il giudice il fine di lucro che caratterizza le ipotesi di pirateria audiovisiva e musicale deve consistere in un guadagno economicamente apprezzabile; non è sufficiente un qualsiasi vantaggio di altro genere.
- Il caso conferma che la battaglia per la pirateria di film ed eventi tv – come anche di giornali – è ancora in corso, con esiti giurisprudenziali incerti.
Una sentenza innovativa mette i bastoni tra le ruote a Siae, nella lotta alla pirateria di film, affermando alcuni nuovi principi favorevoli ai gestori di siti dov’è possibile procurarsi queste opere. Il tribunale penale di Frosinone ha assolto i gestori dei portali Cineteka.net, filmakerz.org, filmakers.org, accusati della violazione penale delle norme sul diritto d’autore. Ha respinto quindi le richieste della Siae.
Una sentenza storica
La sentenza, che il Domani ha potuto leggere, è datata 22 febbraio, con udienza del 28 dicembre, ma è stata solo adesso fornita alle parti.
«Il giudice ha assolto i gestori dei siti affermando alcuni principi importanti in materia di pirateria audiovisiva», dice Fulvio Sarzana, l’avvocato difensore.
In primo luogo il giudice ha ritenuto che il fine di lucro, che caratterizza le ipotesi di pirateria audiovisiva e musicale debba consistere in un guadagno economicamente apprezzabile; non è sufficiente un qualsiasi vantaggio di altro genere.
A quanto si legge, il giudice ha ritenuto in proposito che debba essere provato il collegamento tra proventi pubblicitari e violazione del diritto d’autore e che ne debba essere data una rigorosa prova. Nel caso in questione il collegamento non è stato provato.
In secondo luogo per il giudice c’è violazione del diritto solo è c’è prova di attività in forma imprenditoriale. In sua assenza nessuna responsabilità può essere attribuita ai gestori dei siti.
Per questi principi, Sarzana parla di una «vittoria storica». Nel solco di una «giurisprudenza innovativa e molto attenta ai princìpi di tutela della libertà di espressione dei singoli e della collettività a dispetto di eccessi di giustizialismo operati in passato».
La sentenza non è stata impugnata dalla Procura della Repubblica e quindi la vicenda a livello penale è conclusa. Resta in piedi il procedimento civile.
Battaglia ancora in corso
Il caso conferma che la battaglia per la pirateria di film ed eventi tv – come anche di giornali – è ancora in corso, con esiti giurisprudenziali incerti. Proprio nei giorni scorsi, a quanto risulta al Domani, Sky ha mandato diffide ai siti di informazione GiardiniBlog e Informarea perché c’erano istruzioni su come vedere le partite in diretta su canali che violano il diritto d’autore.
L’ultima sentenza segnala che diffide e denunce da parte dei detentori di copyright possono avere difficoltà a prevalere in giudizio; per ora conservano un valore deterrente, ma anche questo è destinato a indebolirsi con sentenze del tenore di quella di Frosinone.
In generale la pirateria è in calo, in Europa: del 68 per cento quella cinematografica, del 41 per cento quella televisiva (qui incluso il calcio) e dell’81 per cento quella musicale, tra il 2017 e il 2022, secondo uno studio di fine 2021 dell’Ufficio dell'Unione Europea per la proprietà intellettuale (Euipo). Calcola il numero di accessi a contenuti pirata.
In Italia, secondo dati Fimi (Federazione industria musicale italiana) la pirateria di musica è ormai un fenomeno residuale, pari al 19 per cento delle fruizioni, in calo del 30 per cento nel 2021. È così anche che il mercato cresce: il 2021 è stato un anno d’oro per la musica globale (e italiana), ricavi per quasi 26 miliardi di dollari, con una crescita del 18,5 per cento secondo dati Deloitte per Fimi usciti a marzo.
«Grazie allo streaming (Spotify, Amazon, Apple…) e alla scelta, dal 2015 di pubblicare tutte le nuove uscite ogni venerdì su tutte le piattaforme in contemporanea», spiega Enzo Mazza, presidente Fimi. Per film, calcio, serie tv questa disponibilità è un’utopia: le partite e le diverse stagioni di serie tv sono sparse tra diverse piattaforme, per complicate questioni di diritti.
Serve un cambio di strategia
Da qualche anno gli appassionati di calcio sono obbligati a pagare abbonamenti multipli, Sky e Dazn. «Ma anche abbonarsi a tutte le piattaforme non è una soluzione definitiva», conferma Mazza.
Ci sono film e stagioni di serie introvabili online, se non appunto sui canali pirata, raggiungibili via siti o chat Telegram. A volte sono acquistabili solo su disco, con costi e tempi di accesso all’opera elevati; per di più «sempre meno persone hanno un lettore apposito», conferma Mazza. Non è raro trovare serie tv con solo alcune stagioni disponibili in streaming o frammentate su diverse piattaforme, per via dei diritti relativi. E film che sono accessibili solo per un breve periodo di tempo o solo per utenti di alcuni Paesi.
Insomma, secondo vari esperti, anche dato che la via giudiziaria mostra incognite, l’industria cinematografica potrebbe valutare un cambio di strategia; prendere spunto dall’industria musicale, per rendere più facile la vita ai propri consumatori. Obiettivo che finora sembra meno prioritario rispetto alla difesa legale dei propri diritti.
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