Dopo la crisi che la costrinse a ritirarsi da Tokyo, si propone di portare un esercizio inedito alle parallele. Sarebbe la prima ginnasta della storia ad avere un gesto con il suo nome in tutti gli attrezzi. Una rivoluzione
Simone come il sole. Gira tutto intorno a lei. I pianeti della ginnastica e dello sport mondiale si muovono intorno alla nuova versione di Biles, alla sua terza Olimpiade, più in forma che mai, e molto più matura. «Ma sono diventata anche più intelligente e più affidabile», puntualizza lei.
La donna che ha rivoluzionato i canoni della ginnastica artistica è pronta a gareggiare nella capitale delle rivoluzioni. La ginnasta più medagliata di sempre, 35 medaglie tra Giochi (4 ori) e Mondiali (23 ori).
Nella lista stilata da ESPN dei Top100 degli ultimi 25 anni Simone Biles è al numero 7, subito dopo Roger Federer e prima di Tiger Woods. In una classifica dominata da sua maestà Michael Phelps con Serena Williams e Lionel Messi a completare il podio.
Il 2021
Uno scricciolo alto 1,42 che ha rivoluzionato anche il modo di intendere l’agonismo, diventando la portabandiera della salute mentale. Dopo il buio, adesso Biles emana una luce accecante. Si è presa il suo tempo, non ha gareggiato per due anni, come priorità doveva imparare a silenziare quei demoni che si erano palesati ai Giochi di Tokyo nel modo più bastardo, durante il suo esercizio al volteggio nel concorso generale.
Si era fermata, gli occhi persi nel vuoto, la testa annebbiata, paralizzata da quei twisties che per una ginnasta sono il pericolo numero uno, cioè quando in area si sta per eseguire un twist ma la mente è assente e non si ha più il controllo del corpo, con il rischio di cadere e incappare in seri infortuni.
In quel momento esatto, dentro quel palazzetto giapponese, i demoni monopolizzano i pensieri di Simone: vergognati, ora l’America ti odia, il mondo ti odia, chissà le cose brutte che staranno scrivendo su di te su Twitter. Ha avuto il coraggio di ribellarsi: io valgo più di qualsiasi medaglia.
Non è stato un percorso facile, ha avuto bisogno di prendersi per mano, di trattare con delicatezza quella donna che da bimba a cinque anni era stata adottata dal nonno materno Ron, perché mamma Sharon era persa nel mondo della droga e non poteva prendersi cura di lei. Dopo i Giochi di Tokyo del 2021 Biles si è impegnata in un programma di recupero con sedute settimanali di terapie.
Ha dovuto metabolizzare i ricordi degli abusi subìti dal medico-mostro Larry Nassar, il medico della nazionale americana di ginnastica condannato a 176 anni di reclusione per aver abusato sessualmente più di 500 giovani atlete.
Ma soprattutto Simone ha messo il naso fuori casa, ha imparato che esiste una vita oltre la ginnastica. Ha cambiato la narrazione della sua esistenza.
La rinascita
Nel maggio del 2023 si è sposata con Jonathan Owens, giocatore di football americano che aveva conosciuto tramite una app di dating per atleti. Poi un giorno ha deciso: sono pronta, voglio tornare. Senza fretta, un passo alla volta. Nel gennaio del 2023 è tornata in palestra ad allenarsi due volte al giorno e nell’ottobre dello stesso anno ai Mondiali di Anversa ha riabbracciato il suo elemento naturale: la competizione.
Nemmeno il tempo di togliere un po’ di ruggine dal body, la ragazza dell’Ohio è diventata la più decorata della storia con tre ori individuali in quell’edizione dei Mondiali (all-around, trave, corpo libero) e l’argento nel volteggio.
Simone come il sole che non se ne sta mica fermo mentre i pianeti gli ruotano intorno. Il moto apparente del Sole descrive archi di circonferenze la cui altezza varia a seconda delle stagioni. Gli archi di Simone sono gli elementi.
Proprio nove mesi fa in Belgio ha lasciato tutti a bocca aperta sfoggiando un salto impossibile, è stata la prima donna ad eseguire in una gara internazionale uno Yurchenko, un doppio carpiato al volteggio che è diventato il “Biles II”. E fanno cinque. Cinque elementi che portano il suo nome nel codice della ginnastica.
Ai Giochi di Parigi prepara la sorpresa: un elemento inedito alle parallele asimmetriche. Se dovesse riuscire ad eseguirlo nella gara olimpica, senza commettere nessun grave errore, il Codice dei Punteggi le assegnerà la titolarità. Diventerebbe così l’unica ginnasta ad avere un elemento che porta il suo nome in ogni attrezzo.
La Simone di tre anni fa sarebbe in preda al panico, si imbottirebbe di ansiolitici alla vigilia delle prime gare a cinque cerchi, sentirebbe sulle spalle tutto il peso del mondo dei pronostici. La nuova Simone versione 2024 è sempre LA regina ma non è più un robot. Guarda Parigi come un’occasione di riscatto senza lasciarsi più condizionare. È la favorita, è in forma strepitosa, ha i punteggi più alti al volteggio e alla trave, per rendere l’idea: può anche cadere ma riuscire comunque a salire sul podio perché i coefficienti di difficoltà dei suoi salti sono i più alti.
Ha ancora degli obiettivi, è agonisticamente agguerrita, non vuole avere rimpianti. Ma non ha più paura di fallire. A 27 anni la più grande della storia è diventata più umana. Si sente felice, sorride, e illumina con la sua luce.
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