- A Pomigliano D'Arco, in provincia di Napoli, il nuovo anno è iniziato con l'incendio di tre auto della polizia locale, una di queste era una Mercedes, confiscata alla criminalità organizzata.
- Si potrebbe trattare di criminali di strada che hanno voluto sfidare lo stato rendendosi responsabili dell'atto incendiario, ma l'episodio colpisce chi, in questi mesi, è impegnato a contrastare illegalità diffuse, ma anche abusi edilizi, occupazioni di case e cemento illegale.
- «Preferisco di gran lunga gli attentatori, vittime inconsapevoli di quella cultura criminale diffusa anche dalle campagne d'odio scientificamente architettate e dirette dai nuovi strateghi del malaffare», scrive il comandante Luigi Maiello sui social.
A Pomigliano D'Arco, in provincia di Napoli, il nuovo anno è iniziato con l'incendio di tre auto della polizia locale, una di queste era una Mercedes, confiscata alla criminalità organizzata. Sull’episodio si è riunito anche il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Sui fatti c'è un'indagine in corso, la polizia scientifica sta ricostruendo l'accaduto grazie al contributo anche delle telecamere presenti in zona che potrebbero aver filmato i responsabili.
Le indagini
Si potrebbe trattare di criminali di strada che hanno voluto sfidare lo stato rendendosi responsabili dell'atto incendiario, ma l'episodio colpisce chi, in questi mesi, è impegnato a contrastare illegalità diffuse, ma anche abusi edilizi, occupazioni di case e cemento illegale. L'attività dei vigili urbani, guidati dal comandante Luigi Maiello, non è gradita alla malavita, ma anche a settori imprenditoriali, a professionisti che guadagnano e vivono attraverso il ciclo edilizio che impasta cemento e illegalità.
A Pomigliano D'Arco con il lento declino dei clan storici il territorio «risente dell’influenza di alcuni clan di Napoli (De Luca Bossa-Minichini-Aprea-Cuccaro)», scrive la direzione nazionale antimafia. Non solo. La relazione della direzione investigativa antimafia conferma «l’operatività del clan Sangermano alleato al clan Russo e in rapporti di parentela con i Cava di Quindici (Av). Uno degli affiliati di rilievo del sodalizio è stato tratto in arresto, il 23 luglio 2020, perché ritenuto mandante dell’attentato esplosivo avvenuto nel giugno 2018 contro l’auto di un imprenditore testimone di giustizia».
I clan si dividono il territorio
La famiglia criminale che ha maggiore peso nel territorio è quella dei Mascitelli che gestiscono il lucroso affare dello spaccio di cocaina, crack ed hashish. Un peso che si concentra nella 219, complesso edilizio di case popolari, dove la polizia municipale ha concentrato il massimo delle attenzioni.
Nel territorio crescono anche gruppi minori che da baby gang diventano manovalanza di famiglie criminali più strutturate proprio come quella dei Mascitelli. Criminali di strada che potrebbero aver realizzato l’atto incendiario contro il deposito della polizia locale su mandato di chi non tollera l’attività repressiva in atto. I vigili urbani, infatti, sono impegnati nello sgombero delle case occupate nella 219 e nell'abbattimento degli abusi edilizi.
Gli abusi edilizi
Nel complesso di case popolari i garage sono stati trasformati in attività commerciali illegali, le case vengono occupate e gestite dalla malavita locale, c'è una diffusa evasione delle imposte e abusi edilizi ignorati da anni. C'è una nota, firmata proprio da Luigi Maiello, risalente a qualche settimana fa nella quale il comandante dei vigili urbani chiede agli uffici comunali di procedere alle ordinanze di abbattimento e sgombero perché nella 219 «c'è la camorra».
Una nota che fissa una priorità, gli sgomberi devono partire dai soggetti che hanno commesso reati aggravati dal metodo mafioso. In quel territorio la polizia locale ha effettuato anche diversi sequestri di stupefacenti.
Un'attività quella dei vigili urbani che è indirizzata anche al cemento illegale. Proprio la polizia locale ha sequestrato, in questi mesi, diversi cantieri e ha avviato indagini dopo aver scoperto lottizzazioni abusive con interessi trasversali tra clan e imprenditoria.
Proprio per questo il comandante Maiello ha respinto la solidarietà arrivata da ambienti che non avevano fatto mancare attacchi e veleno quando la sua attività si era rivolta a imprenditori e professionisti locali.
«Preferisco di gran lunga gli attentatori, vittime inconsapevoli di una quella cultura criminale diffusa anche dalle campagne d'odio scientificamente architettate e dirette dai nuovi strateghi del malaffare. I veri criminali sono coloro che rivestendo un ruolo istituzionale e politico si fanno voce e portavoce di loschi figuri».
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