Il settore istruzione e ricerca della Cgil ha indetto uno sciopero per giovedì 31 ottobre ma gli altri sindacati per il momento non hanno aderito. Allo sciopero di novembre dello scorso anno aderì solo il 6,5 per cento del personale della scuola e in quell'occasione, oltre alla Cgil, c'era anche la Uil. Cosa succederà stavolta?

La Cgil ha proclamato lo stato di agitazione il 9 ottobre e una settimana dopo, il 15, ha incontrato i rappresentanti dei ministeri dell’Istruzione e dell’Università per il tentativo di conciliazione ma, ha fatto sapere il sindacato, «l'incontro non ha fornito alcuna risposta alle nostre richieste sullo stanziamento di risorse aggiuntive».

La Cgil chiede risorse «per il rinnovo del contratto al fine di tutelare la perdita del potere di acquisto dei salari in linea con la percentuale dell’inflazione; per la salvaguardia della dimensione nazionale del contratto contro qualsiasi ipotesi di regionalizzazione; per la stabilizzazione del precariato; per il rafforzamento degli organici; per la cessazione immediata delle invasioni di campo da parte del legislatore sulle materie che attengono la regolazione del rapporto di lavoro; per il superamento delle numerose e pesanti emergenze affrontate quotidianamente dal personale di scuola, università, ricerca e Afam». Il fallimento del tentativo di conciliazione ha indotto la Cgil a proclamare lo sciopero per il 31 ottobre e a prepararlo con altre specifiche forme di lotta.

Perché la Cisl, che ha firmato con la Cgil il contratto in vigore, non ha aderito allo sciopero? Per Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola, «non è la prima volta che accade, su obiettivi in gran parte comuni, si seguono strade diverse per conseguirli». «L’esperienza insegna – prosegue Barbacci – quanto possa essere sterile, e inutilmente gravoso per le persone, uno sciopero di cui si fa fatica a percepire l’utilità. Ed è sempre l’esperienza a insegnare che l’unità fra i sindacati non si costruisce chiedendo agli altri di adeguarsi alle proprie decisioni, ma costruendo insieme a lavoratrici e lavoratori, i percorsi di mobilitazione». Per la Cisl Scuola «improvvisare uno sciopero, in questa fase di discussione della legge di bilancio, può solo fornire un comodo alibi a chi avesse poca voglia di confrontarsi col sindacato. È uno dei rischi che si corre quando il piano dell'azione sindacale si mescola e si confonde con le dinamiche della politica: non ne guadagna il sindacato, e nemmeno la politica».

Per Giuseppe D’Aprile, segretario generale Uil Scuola Rua, che non ha firmato il contratto in vigore, «il rinnovo del contratto deve innanzitutto tradursi nella volontà di mettere a sistema gli investimenti: il primo è quello sul personale». Secondo D’Aprile occorre «stanziare risorse aggiuntive, rimarcare la specificità della comunità educante, rafforzare gli organi collegiali e le relazioni sindacali nonché tutelare la libertà di insegnamento, ponendo attenzione al dettato costituzionale».

Come si fa a raggiungere questi obiettivi senza l'unità sindacale? «Ogni sindacato - per D'Aprile - ha la libertà costituzionale di utilizzare i propri metodi per rivendicare i diritti dei lavoratori. Quando si propongono idee e finalità valide quello che conta non è il metodo ma il merito».

Per Vito Carlo Castellana, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, firmataria del contratto in vigore, «siamo appena all’inizio del percorso di contrattazione delle risorse, aspettiamo di capire quali evoluzioni ci saranno».

In merito allo sciopero del 31 ottobre, sostiene Castellana, «abbiamo appreso la notizia solo attraverso gli organi di stampa, non ne eravamo a conoscenza. Riteniamo, intanto, che gli scioperi vadano preparati e soprattutto organizzati in modo unitario».

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