Mentre si sprecano le ipotesi sulle cause della sua mortem sono ormai entrati nel vivo gli accertamenti medico legali sulla salma del giornalista
Primari, docenti universitari, illustri specialisti, luminari. Intorno alla morte di Andrea Purgatori, per anni inviato speciale del Corriere della Sera e autore di Atlantide su La7, si è creato un ingorgo di pezzi da novanta della medicina, incappati in una vicenda spinosa culminata con il decesso del giornalista.
Mentre si sprecano le ipotesi sulle cause della sua morte sono ormai entrati nel vivo gli accertamenti medico legali sulla salma di Purgatori. Martedì è stata effettuata una Tac cerebrale per provare a mettere un punto fermo sui radiogrammi oggetto delle diagnosi discordanti.
Mercoledì invece all’Istituto di medicina legale di Tor Vergata, alla presenza dei consulenti nominati dalla procura di Roma e di quelli di parte, verrà effettuata l’autopsia: l’esame chiave per determinare l’effettiva natura della patologia di Purgatori, in seguito al quale emergerà in maniera inequivocabile se le lesioni presenti nel cervello erano metastasi o ischemie.
Ma ci potrebbe volere tempo, soprattutto se erano molto piccole. In questo caso difficilmente le lesioni saranno visibili nelle prime fasi dell’autopsia, e per avere una risposta al quesito principale sarà necessario attendere i tempi degli esami microscopici, che potrebbero prendere anche alcuni mesi.
Dodici testimoni
Intanto il pm Giorgio Orano, coordinato dall’aggiunto Sergio Colaiocco, ha convocato in procura dodici testimoni da sentire in relazione alle differenti diagnosi, alla scelta della cura e alla morte di Purgatori. Verrà interrogato anche l’oncologo che ha curato il giornalista, il dottor Luca Marchetti, che visita alla clinica romana Paideia dove si è occupato anche dell’ex calciatore e allenatore Sinisa Mihajlovic, morto nel dicembre 2022 per una leucemia.
Marchetti non è indagato, ma la sua ricostruzione sarà fondamentale. Oltre a visitare alla Paideia è membro dell’unità operativa complessa di oncologia medica dell’ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma e risulta tra i medici convenzionati con il Fas, il fondo assistenza sanitaria del Vaticano. Nella denuncia presentata ai Nas dai famigliari di Purgatori viene ricostruito il suo importante ruolo nel processo di cura del giornalista.
Sarebbe stato infatti il professor Gualdi, il radiologo e consulente del Vaticano che ha visitato il giornalista alla Casa di Cura Pio XI, a indirizzare Purgatori alla Paideia e ad affidarlo alle cure di Marchetti. Il quale, per la verità, fin dal primo incontro con il paziente il 9 maggio – scrivono nella denuncia figli e moglie del giornalista – «non comprendeva come Andrea Purgatori stesse così bene» nonostante la pesantissima diagnosi formulata da Gualdi, e notava come «la persona che aveva davanti non rispecchiava affatto il quadro clinico che appariva dai referti».
Nonostante il dubbio iniziale, Marchetti ha proseguito sulla strada tracciata da Gualdi inviando Purgatori presso l’Upmc Hillman Cancer Center San Pietro - Fatebenefratelli, un centro di alta specializzazione in radioterapia con cui lo stesso Marchetti ha lavorato e che si trova nel suo ospedale. Lì i sanitari hanno confermato diagnosi e cure, contestate poi dai famigliari sulla base di pareri provenienti da altri esperti.
Il ricovero urgente
A rompere l’unità di vedute sulla patologia di Purgatori è stato un evento preciso: un ricovero urgente che si è imposto il 10 giugno per via del peggioramento delle sue condizioni. I figli di Purgatori hanno deciso di portarlo presso un’altra casa di cura, Villa Margherita, dove una Tac cerebrale ha messo in dubbio per la prima volta la presenza delle metastasi riscontrate dal professor Gualdi alla Casa di Cura Pio XI l’8 maggio.
Quindi il caso è stato preso in esame dal professor Alessandro Bozzao, ordinario di neuroradiologia alla Sapienza, che dopo due risonanze magnetiche ha escluso categoricamente la presenza delle metastasi al cervello. Quando i figli di Purgatori hanno informato Marchetti del responso di Bozzao, l’oncologo sarebbe saltato sulla sedia. E dopo alcuni giorni avrebbe riferito ai parenti che forse le lesioni erano «solamente ischemie».
Nella denuncia si fa riferimento anche a una frase pesante – se confermata – pronunciata da Marchetti dopo il ricovero di Purgatori all’Umberto I, una volta appreso dai figli del giornalista che il dottor Di Biasi, radiologo indagato insieme a Gualdi, si preoccupava subito di confermare la presenza delle metastasi: «Ora stanno veramente esagerando, io mi tiro fuori». Altri elementi del giallo che dovrà essere chiarito davanti ai magistrati.
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