Ieri è stata una nuova giornata di record per la pandemia con oltre 78mila nuovi contagi di Covid-19 registrati in un giorno. Ma è stato segnato un record anche per quanto riguarda i tamponi analizzati: per la prima volta hanno superato il milione.

Si tratta di una cifra che il sistema sanitario italiano non è in grado di gestire. Mancano strutture, personale e kit. Code lunghissime si formano davanti a farmacie e drive trough degli ospedali, mentre migliaia di persone denunciano la difficoltà nell’ottenere un test o i ritardi nel riceverne il risultato.

Medici ed esperti sono concordi: si tratta di un problema di domanda eccessiva. «È come se domani mattina il caviale diventasse fruibile come le patatine», dice Gennaro Lamberti, segretario di Federlab l’associazione che riunisce i laboratori privati responsabili dell’analisi di circa il 70 per cento dei tamponi molecolari, ricordando che fino a due anni fa le analisi molecolari erano «prestazioni di nicchia».

La domanda oggi è così grande che sembra di essere tornati all’inizio della pandemia, quando non si riuscivano a fare tamponi per mancanza di materie prime. «Cominciamo ad avere difficoltà a procurare kit e reagenti», dice Lamberti.

Domanda fuori controllo

L’impennata dei test ha coinciso con il record dei contagi, poiché ogni nuovo positivo costringe altre persone a testarsi. Ma ha avuto un ruolo anche l’ambiguità del governo, che in più di un’occasione ha ipotizzato di richiedere un tampone anche ai vaccinati.

«La situazione è degenerata – dice Pierangelo Clerici, presidente dell’Amcli, l’associazione dei microbiologi clinici – C’è chi si fa un tampone per andare in settimana bianca o per una cena con i parenti. Abbiamo le risorse per fare un numero congruo di tamponi, non per gestire una situazione di isteria».

I microbiologi si occupano di fare i tamponi molecolari, quelli più affidabili e che richiedono competenze e attrezzature specializzate per essere analizzati. La capacità di eseguirli è molto migliorata rispetto all’inizio della pandemia, quando l’embargo di macchinari e reagenti da Cina e Stati Uniti aveva limitato molto le capacità di tracciamento.

Ma dopo aver raggiunto una capacità di circa 200mila tamponi al giorno lo scorso gennaio, il sistema ha smesso di crescere. Oggi si fanno circa 250mila molecolari e difficilmente si potrà crescere ulteriormente.

Oltre a reagenti e macchinari, ci sono limiti di personale. «La coperta è corta – dice Clerici – Se dobbiamo fare i vaccini, somministrare i tamponi, poi gli ospedali chi li gestisce? Il generale Figliuolo aveva promesso l’arrivo in massa dei militari, ma io nella mia zona non li ho visti».

Le farmacie

Oltre ai laboratori pubblici e privati, gli italiani si sono affollati nelle 14mila farmacie che somministrano tamponi antigenici, più rapidi e semplici da analizzare dei molecolari, ma anche meno affidabili. Ogni giorno le farmacie eseguono circa 5-600mila test, più o meno due terzi del totale.

«Le persone sballottate tra le richieste di legge non sanno bene come fare e se trovano difficoltà in altre strutture vengono da noi», dice Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia.

Le code in farmacia, però, sono anche una questione geografica. Le farmacie nei centri delle grandi città sono spesso prese d’assalto, mentre nelle 6.300 farmacie situate in aree rurali o quelle che si trovano in periferia, la situazione è meno congestionata.

Difficilmente però le farmacie sotto pressione riusciranno a incrementare molto la loro capacità. Gli spazi e il personale sono già allo stremo e, come ricorda Racca, le farmacie hanno anche altre funzioni oltre a somministrare tamponi. Una soluzione allo studio in questi giorni è quella di allungare gli orari di apertura. Ma se la domanda resterà a questo livello, code e disagi sono destinati a restare.

 

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