- Grandi manovre dalle parti del centro. Specie in Italia Viva che coltiva un sogno assai improbabile: Mario Draghi primo ministro e un listino elettorale di suoi fedelissimi mescolati al gruppo-partito di Luigi Di Maio, ex Forza Italia e altri dati in uscita dal movimento Azione di Carlo Calenda.
- Il cartello di centro avrebbe già un nome nelle menti di chi lo ha immaginato: i Riformisti. Ed è la risposta alle dichiarazione del segretario del partito democratico Letta, che in sintesi suonano come né con Renzi né con i 5 Stelle.
- Chissà se dalle promesse e le parole passeranno ai fatti. Il tempo sta per scadere, entro il 22 agosto vanno presentate le liste con i candidati. Meno di un mese, dunque, e ancora meno per capire se nascerà il centro riformista a trazione renziana.
Una lista riformista, un candidato presidente del consiglio di altissimo profilo, fuori dall’alleanza con il Pd. Dopo che Enrico Letta ha fatto capire di voler stare a debita distanza dal suo avversario di sempre, Matteo Renzi ha risposto organizzando in poche ore un piano che forse covava da tempo.
Grandi manovre dalle parti del centro. Specie in Italia Viva che coltiva un sogno assai improbabile: Mario Draghi primo ministro e un listino elettorale di suoi fedelissimi mescolati al gruppo-partito di Luigi Di Maio, ex Forza Italia e altri dati in uscita dal movimento Azione di Carlo Calenda.
I Riformisti
Il cartello di centro avrebbe già un nome nelle menti di chi lo ha immaginato: i Riformisti. Ed è la risposta alle dichiarazione del segretario del partito democratico Letta, che in sintesi suonano come né con Renzi né con i 5 Stelle.
Il progetto “draghiano” nasce con l’appoggio dell’associazione L’Italia c’è, nata nei mesi scorsi, cui hanno aderito alcuni esponenti di Italia Viva, tra tutti i parlamentari Gennaro Migliore e Gianfranco Librandi, il più munifico finanziatore di Renzi e della sua vecchia fondazione Open. Il coordinatore nazionale è Piercamillo Falasca, di area Più Europa-Radicali e a lungo consigliere della ministra del Sud Mara Carfagna, in rotta con Forza Italia e probabile acquisto di questo nascente “campo” riformista.
Se Falasca non conferma su Carfagna, da Italia Viva danno per certo una sua adesione. Certo è che il tempo per presentare le liste è davvero poco, perciò nei prossimi giorni si capirà davvero che cosa vorrà fare in futuro la ministra ex berlusconiana.
Chi ha già lasciato Berlusconi sono altri due ministri del governo Draghi e volti storici del berlusconismo della prima ora, Renato Brunetta e Maria Stella Gelmini. Anche loro con i Riformisti? Nelle chat renziane si sostiene di no, che la loro strada conduce verso Calenda.
A una settimana dal voto, il 18 settembre prossimo, L’Italia c’è è probabile che da semplice associazione culturale e politica diventi qualcosa di più. Certamente non un logo elettorale, piuttosto un incubatore di questa alleanza.
Il ruolo di Beppe Sala
C’è da capire il ruolo di Beppe Sala, il sindaco di Milano è considerato dagli esponenti de L’Italia c’è un leader spendibile non tanto per la candidatura (che lui ha sempre escluso) ma in veste di guida politica, una sorta di padre dei riformisti italiani. Almeno finché ricopre la carica di primo cittadino. Di certo, come raccontato il mese scorso da Domani, l’associazione ha commissionato dei sondaggi che hanno incoronato Sala leader più apprezzato e autorevole. Leader, capo partito, non candidato: questa è l’idea prevalente all’interno del gruppo.
Sala sul ruolo di Italia Viva e di Renzi in questo nuovo cartello elettorale non ha particolari remore.
A differenza dell’ex sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. L’ex 5 Stelle preferirebbe Calenda a Renzi, al contrario della maggioranza interna di Italia Viva e de L’Italia c’è. In queste ore si è parlato peraltro di un tentativo di patto Renzi-Calenda, una federazione elettorale che però non sembra avere futuro visto che secondo diversi articoli di stampa il leader di Azione sia in trattativa con il Pd di Letta.
Intanto gira una lista di nomi di Italia Viva di possibili candidati di questa ipotetica forza che sta prendendo forma. Sarebbero cioè i pezzi da novanta del partito di Renzi.
L’ex premier fiorentino naturalmente è in prima fila, a seguire c’è la fedelissima Maria Elena Boschi, Gennaro Migliore, che è stato l’apripista del dialogo con L’Italia c’è. E ancora: Lisa Noja, Roberto Giacchetti, Luciano Nobili, Teresa Bellanova, Ivan Scalfarotto, Davide Faraone e Francesco Bonifazi, il tesoriere del Pd ai tempi di Renzi attualmente sotto processo a Roma per finanziamento illecito.
Diverse incognite
Il rischio è che questo elenco faccia storcere il naso a molti altri parte del futuro cartello. Di Maio che farà, dopo aver fatto una guerra feroce al giglio magico di Renzi accetterà di far parte dei Riformisti con Boschi, Bonifazi e l’ex presidente del consiglio? E poi resta l’incognita Sala, che da tempo invoca la nascita di una forza aggregatrice di stampo progressista, liberare, ecologista. Non esattamente l’identikit di Italia Viva. È vero però che tra il sindaco di Milano e Luigi Di Maio è da tempo in corso un dialogo, l’ultimo incontro privato nel capoluogo lombardo è datato due settimane fa. Ed entrambi sono corteggiati dal movimento L’Italia c’è.
Chissà se dalle promesse e le parole passeranno ai fatti. Il tempo sta per scadere, entro il 14 agosto vanno presentate le liste con i candidati. Meno di un mese, dunque, e ancora meno per capire se nascerà il centro riformista a trazione renziana. Se raggiungeranno l’obiettivo chi sarà indicato come possibile presidente del consiglio. Il sogno è coinvolgere Mario Draghi, confermano da Italia Viva. Ma sembra una missione impossibile, con poche speranze di riuscita.
© Riproduzione riservata